“Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me […] Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”. Che Papa Francesco conosca a menadito questo passo del Vangelo di Giovanni (capitolo 10) non sorprende e, volendo, non sorprende che lo conosca bene anche don Camillo, non foss’altro perché è un sacerdote. Il fatto è che, a ben vedere, il Vangelo lo conosceva bene (e parecchio) Giovannino Guareschi: l’autore di Mondo piccolo, la saga letteraria e cinematografica più famosa del Novecento italiano. Ma è così: in tutti i 346 racconti della serie dedicata al Mondo piccolo del pretone e del grosso sindaco della Bassa del Po, il Vangelo emerge prepotente, inconfondibile. Via unica per arrivare dove, alla fine, ambedue i protagonisti si ritrovano sempre, pur iniziando ogni volta il cammino da sponde diametralmente opposte: il bene del paese, della gente, del prossimo.



Un volume uscito alcuni anni or sono s’intitolava Don Camillo. Il Vangelo dei semplici ed è da questo Vangelo che escono i personaggi di Guareschi, a cominciare dal Cristo dell’altar maggiore, la cui voce compone ogni discordia, rimproverando don Camillo se del caso: spronandolo a far meglio, ricordandogli che il suo Dio si è fatto mettere in croce anche per quella gente che il sacerdote stenta a riconoscere come appartenente al proprio gregge.



Che anche Papa Francesco conoscesse bene gli scritti di Guareschi non era scontato. Lo abbiamo scoperto con un misto di meraviglia e compiacimento a Firenze, quando il Pontefice, parlando della “sua” Chiesa, ha detto: “La Chiesa italiana ha grandi santi, il cui esempio possono aiutarla a vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia, da Francesco d’Assisi a Filippo Neri. Ma pensiamo anche alla semplicità di personaggi inventati come don Camillo che fa coppia con Peppone. Mi colpisce come nelle storie di Guareschi la preghiera di un buon parroco si unisca alla evidente vicinanza con la gente. Di sé don Camillo diceva: ‘Sono un povero prete di campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro’. Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte”.



Scriveva di sé stesso Giovannino Guareschi: “Io accetto la Legge Divina non solo senza discuterla, ma senza neppure ‘ragionarla’: perciò tratto le cose grosso modo e affermo che la Divina Costituzione, per il fatto stesso che è divina, non può essere modificata dai mortali”. E ancora, ecco il suo “autoritratto” di scrittore e di uomo: “Ognuno è cristiano come Dio gli permette e non è da dire che il ‘Dottore Angelico’ Tommaso D’Aquino fosse più o meno cristiano del ‘Giullare di Dio’ Francesco D’Assisi. Io non sono un dottore, io sono soltanto un giullare degli uomini”.

Di qui l’idea per questo incontro e per il volume che lo accompagna idealmente: In dialogo con Cristo. La lezione di don Camillo. Un libro che nelle ultime pagine, i miei ragazzi dell’Associazione Amici di Giovannino Guareschi illustrano così:

“Questo libro è strutturato in modo molto semplice: le istruzioni per l’uso le ha scritte il nostro presidente; a queste segue un’introduzione scritta diversi annetti or sono da uno dei maggiori scrittori italiani: Alessandro Baricco. A essa seguono interventi di grandi personaggi che non sono più con noi: i cardinali Biffi e Maggiolini, oltre all’indimenticabile amico di sempre Giorgio Torelli e, per spezzare la monotonia Frate Indovino. Quindi la più straordinaria introduzione mai scritta per il Don Camillo: quella di Michele Serra per la biblioteca di Cuore. Di qui si procede in ordine alfabetico con docenti universitari esteri: il professor Alan R. Perry dell’Università di Gettysburg e la professoressa Olga Gurevich dell’Università di Mosca, traduttrice in russo del Don Camillo e della Favola di Natale. Quindi giornalisti, saggisti, scrittori e conduttori televisivi di grande vaglia come Luca Sommi e Mario Giordano; direttori di settimanali di grandissimo successo come Umberto Brindani; editorialisti come Michele Brambilla; attori, registi e scrittori come Enrico Beruschi e Giacomino Poretti; psicologi, psicoterapeuti e scrittori come Maria Rita Parsi; assirologi di fama mondiale come Claudio Saporetti, inventore del toponimo ‘Guareschìa’; docenti universitari italiani come Fabio Marri dell’Università di Modena; il fondatore e abate emerito del tempio zen Fudenji Fausto Taiten Guareschi; il vescovo emerito della diocesi di Fidenza Carlo Mazza; il successore di don Camillo Giancarlo Minotta parroco di Brescello e il ‘nostro’ don Camillo Giancarlo Plessi parroco di Besenzone; la docente liceale bresciana Daniela Negri titolare di un corso di scrittura; lo sceneggiatore del Don Camillo a fumetti Davide Barzi e il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini. A tutto questo ben di Dio segue la postfazione sempre a firma del nostro presidente. Insomma, l’idea è stata di Giorgio Vittadini, la manovalanza ce l’abbiamo messa noi; l’aiuto concreto è venuto dal nostro storico sponsor Padanaplast, con il concorso del Lions club ‘Busseto Giuseppe Verdi’ e del Rotary Club ‘Cortemaggiore Pallavicino’, mentre la collaborazione è della pro Loco di Brescello che ci ha concesso l’uso delle fotografie di scena dei film. Il patrocinio, infine, è dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. E questo, insomma, è il risultato: un libro che non è in vendita per il semplicissimo motivo che lo regaliamo a chi sottoscrive una tessera di socio sostenitore della nostra associazione. Se siete arrivati a leggere sin qui, vuol dire che la tessera l’avete acquistata e, perciò, di cuore: Grazie! Firmato: Gli Amici di Giovannino Guareschi, featuring ‘Tradizioni della Bassa’”.

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