Don Camillo, alias Giovannino Guareschi, missionario in India, Siam, Zambia, Tanzania, Niger, Lapponia, Corea del Sud, ma anche nella famigerata Repubblica di Corea, quella del Nord… e l’elenco potrebbe continuare.
Già lo aveva scritto nel 2008 Guido Conti nella sua biografia dedicata allo scrittore emiliano, ma una conferma giunge ora dalla ricercatrice Noemi Veneziani, che per Mare Magnum (raffinatissimo editore milanese) ha condotto una ricerca planetaria – da poco arrivata alla stampa in pochi esemplari – per rispondere alla domanda: “Qual è il libro italiano più tradotto al mondo?”. In apparenza è Pinocchio con 260 traduzioni, seguito a distanza da Mondo Piccolo. Don Camillo con 59, ma – lungi dal voler ingaggiare una inutile gara con Carlo Lorenzini, in arte Collodi – precisiamo subito che la realtà ufficiale è diversa da quella vera.
Scrive infatti la Veneziani nel capitolo dedicato a Giovannino: “Attraverso un linguaggio semplice e diretto, riuscì a creare un’opera letteraria la cui portata e la cui influenza si perde oltre l’orizzonte dell’oceano, arrivando addirittura a toccare terre a noi sconosciute e in cui monaci e missionari si sono valsi proprio di queste storie di piccola gente per indottrinare al Credo cristiano le popolazioni indigene”.
Il Nostro, scrittore coi piedi ben piantati nel suo mondo contadino, conosceva perfettamente le fiere e i mercati del foro boario, dove chi comperava e chi vendeva la vacca o il bue lo faceva senza ricorrere al notaio: bastava una vigorosa stretta di mano davanti a tutti a sottoscrivere l’accordo. E nessuno sgarrava, pena la perdita della faccia.
Lo stesso fa Giovannino, sempre onesto con se stesso e con chi parte per portare il Vangelo in Africa o in Asia: “In questo caso – annota la ricercatrice dopo un anno di lavoro che l’ha portata a redigere l’elenco di tutte le edizioni straniere del Don Camillo, ben 105 – non è possibile rintracciare le copie o gli atti di cessione per la traduzione poiché è lo stesso Guareschi a concedere a monaci e missionari il consenso per la traduzione senza stipulare un contratto vero e proprio”. Adattando per l’occasione il vecchio slogan pubblicitario di un purgante che andava di moda alla tv anni Settanta, potremmo concludere con “Giovannino, basta la parola!”.
Il lungo naso di Pinocchio, dunque, in mancanza di dati ufficiali arriva prima (anche perché ben più longevo: esce in libro nel 1883 e i diritti d’autore decaddero nel 1940, dieci anni prima che uscisse Don Camillo) della tonaca nera di don Camillo, ma senza dimenticare che, tra gli orgogli italiani, “una vittoria morale Giovannino Guareschi se la merita tutta” scrive Sergio Malavasi nella prefazione alla ricerca. Non fosse perché – e qui non ci sono dubbi – GG rimane saldamente in testa con 20 milioni di copie vendute in (ma il dato è ufficioso) 300 lingue diverse.
Rimane perciò un mistero (ma sarebbe meglio scrivere di un segreto, quello di Pulcinella) perché, a settant’anni dai primi successi del Mondo Piccolo e ad oltre cinquanta dalla morte del suo autore, i personaggi di don Camillo e di Peppone non trovino ancora spazio (se non in maniera occasionale) nelle antologie scolastiche, come invece la Veneziani documenta per gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna e i Paesi scandinavi.
“Troppo popolare, troppo cattolico, troppo uomo vero” spiegavano il presunto mistero i curatori della mostra che il Meeting di Rimini gli dedicò nel 2008 per i cento anni dalla nascita e che rimane in assoluto fra le più visitate nella storia della manifestazione. Avevano ragione, tanto è vero che la intitolarono “Non muoio neanche se mi ammazzano”.
Ci piace ricordarlo in occasione del suo imminente compleanno. Potesse essere ancora vivo, Giovannino compirebbe il prossimo 1° maggio 113 anni… Ci correggiamo: li compirà davvero, perché è vivo e vegeto in tutto il mondo, missioni comprese.
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