Giovannino Guareschi contro i film di Don Camillo e Peppone

A Giovannino Guareschi sembra che non siano mai andati giù i film che in tutto il mondo sono stati tratti dai suoi personaggi di Don Camillo e Peppone. Al centro del convegno “Ritrovare Guareschi. Mondo Piccolo – Don Camillo”, la questione dei film e del parere dell’autore è stata presa con molta serietà dal saggista Ermanno Paccagnini, professore di letteratura contemporanea all’Università Cattolica di Milano.



“L’attribuzione a Fernandel del personaggio di don Camillo non piacque allo scrittore di Roccabianca”, spiega il saggista in un volume in cui ha tratto le conclusioni del convegno, citato dal quotidiano Il Mattino. Nell’idea di Guareschi, infatti, per il personaggio del prete l’attore Gino Cervi sarebbe stato perfetto, mentre lui stesso avrebbe voluto vestire i panni dell’onorevole Peppone. La somiglianza tra i due, continua Paccagnini, “non faceva altro che portare sulla scena anche fisionomicamente, quella che era l’idea fondamentale di Guareschi: don Camillo e Peppone altro non erano che due facce della stessa medaglia“. Anche il personaggio di Cristi avrebbe voluto interpretarlo personalmente, “perché, come è chiaro, la voce del Cristo non è che la voce della mia coscienza”, scrisse l’autore in passato.



Guareschi: “Duviver mi trattò come un imbecille”

Per Guareschi i due personaggi avevano delle caratteristiche precise, alla base della sua opera. “Un Peppone ignorante sì, ma non stupido, e anzi galantuomo,pur con quel pizzico di furbizia in meno rispetto a don Camillo”, spiega ancora il saggista, “caratteristiche che vide tradite nella trasposizione filmica” della sua opera.

Fu lo stesso Guareschi a scriverlo: “il successo commerciale del primo film non mi interessa. Mi interessa il fatto che sono stato trattato dal regista Julien Duvivier come un imbecille e (posso fornire immensa documentazione) il film ha tradito lo spirito del libro e la mia idea politica”. Don Peppone, per lo scrittore era “un comunista che non ha rinunciato alla sua coscienza né alla personalità. Impulsivo per natura (come il prete) riesce però sempre ad evitare le soluzioni estreme perché ascolta quella voce della coscienza che è rappresentata poi dalla voce del Cristo”. E l’autore non stette con le mani in mano, lo dimostrano le fitte corrispondenze dei copioni e delle sceneggiature riscritte e corrette dallo stesso Guareschi a volte anche a mano, frettolosamente, ed inviate al regista francese, che però non le ha mai considerate.