Da dove nasce l’idea di un libro su un argomento conosciutissimo ma assai poco trattato, un libro cui contribuiscono grandi firme del giornalismo, della cultura, della letteratura, della scuola, della scienza, dell’università, della psicologia, dello spettacolo e della religione? Da un incontro: correva l’anno 2023 e, a settembre, per ricordare le belle serate verdian-guareschiane in quel del Santuario di Madonna dei Prati (oggi finalmente sulla via del recupero), l’associazione “Amici di Giovannino Guareschi”, con il fattivo contributo degli “Amici di Betania” e la partecipazione di Enrico Beruschi, Giorgio Vittadini, Corrado Medioli, Eugenio Martani e della corale “San Donnino città di Fidenza” diretta da Giovanni Chiapponi, dopo una suggestiva messa in ricordo di Giovannino e degli amici scomparsi hanno animato un pomeriggio davvero emozionante.
Dopo l’incontro, tutti si sono ritrovati attorno a una grande tavola a Marore, patrono don Luigi Valentini con i suoi straordinari collaboratori. Si era appena chiuso il Meeting di Rimini 2023, dal titolo L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile, che aveva visto la mostra Don Camillo e Peppone, rivali sempre, nemici mai e si stava già pensando a cosa fare per l’edizione 2024. Meditando sul titolo Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo? l’idea è venuta proprio a Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà e da tempo fautore della presenza al Meeting di Rimini di incontri e mostre sulla vita e le opere di Giovannino Guareschi.
L’attenzione del professor Vittadini si concentrò sui dialoghi fra don Camillo e il Crocifisso dell’altar maggiore: un aspetto fondamentale dell’opera di Giovannino Guareschi, ma sul quale ben poco o nulla addirittura era stato scritto. Di lì a poco, ecco l’idea: invece di una mostra, realizzare una pubblicazione, invitando scrittori, giornalisti, studiosi, docenti italiani e stranieri, attori, prelati e chi più ne ha più ne metta a mettere nero su bianco la loro opinione riguardo l’invenzione più straordinaria ed emozionante di Guareschi: il Crocifisso che parla.
Iniziarono a uscire nomi su nomi, idee sul titolo e sul formato, sulla copertina, su chi e quando avrebbe potuto dare una mano alla pubblicazione del libro, alla stampa, alla composizione, alla ricerca dei contenuti. Ebbene, alla fine di maggio del 2024 tutto era pronto e dai tipi di Tecnostampa a Fidenza usciva il libro tutto nuovo: In dialogo con Cristo. La lezione di don Camillo (titolo di Giorgio Vittadini, edizione degli Amici di Guareschi, 84 pagine). Alla pubblicazione avevano contribuito Padanaplast, il Lions club Busseto Giuseppe Verdi e il Rotary club Cortemaggiore Pallavicino, l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna aveva dato il patrocinio e la Pro loco di Brescello aveva concesso le fotografie di scena da inserire nella pagine, cosa che costrinse a stampare il libro in formato orizzontale.
Cosa significava, per Guareschi, il dialogo con Gesù? Come questo libro può far luce su questa straordinaria invenzione? Proverò a spiegarvelo: già nel quarto racconto ambientato nel Mondo piccolo e uscito sul Candido, Giovannino Guareschi inquadra i suoi tre personaggi: “Il prete don Camillo, il comunista Peppone e il Cristo crocifisso”. Sui primi due sono stati versati fiumi di inchiostro, nel bene e nel male. Sul terzo personaggio, al di fuori dello stesso Guareschi che lo definisce come voce della sua coscienza, ben poco è stato scritto. Così, proprio per il Meeting, abbiamo pensato di scriverne noi “Amici di Giovannino Guareschi” che da 35 anni, dal centro di Mondo piccolo, ovvero da Fontanelle, paese natale di Giovannino, continuiamo a portare in giro per l’Italia il pretone e il grosso sindaco comunista, le loro immagini e le loro avventure, in stretta collaborazione con quello che per tutti è diventato il paese di Peppone e don Camillo: Brescello, il set cinematografico delle favole di Guareschi. Proprio a Brescello, nella chiesa dedicata a Maria nascente, si trova il Crocifisso di don Camillo, il Cristo parlante reso famoso dai film, ma molto più presente nei racconti di Mondo piccolo. Presente e protagonista, capace di mettere d’accordo tutto e tutti.
Perciò vogliamo raccontarvelo il Gesù di Guareschi, ma soprattutto farvelo raccontare: da scrittori, giornalisti, sacerdoti e presuli, attori, psicologi, studiosi e chi più ne ha più ne metta. Per quanto riguarda noi “Amici di Giovannino”, ve lo presentiamo nel modo più semplice possibile, andando di persona in quella cappelletta di Brescello, dove ce lo troviamo di fronte.
Eccolo, quel Gesù misericordioso e sorridente, paziente e comprensivo; capace di ascoltare e di suggerire il meglio da farsi. Esattamente come la nostra coscienza. Con una differenza: il Crocifisso di don Camillo è Dio. E, a differenza di noi uomini, è capace di fare miracoli, parlando all’anima sempre e solo con la voce del cuore.
E adesso, ecco l’altro aspetto che, indubitabilmente, sorprende davvero nel Mondo piccolo creato da Guareschi: è l’assoluto realismo dei personaggi. Altro motivo che, con ogni probabilità, ha portato il Santo Padre a citare come esempio un sacerdote letterario, ma vero più del vero. Se Papa Francesco è in “presa diretta” con la realtà, anche Giovannino Guareschi lo era e, come appare evidente nell’apprezzamento del Pontefice, lo rimane ancor oggi: soprattutto per quei valori eterni e immutabili personificati, magistralmente benché solo letterariamente, proprio da don Camillo e Peppone.
A questo punto, però, occorre precisare un fatto o, meglio due fatti che lo stesso Guareschi teneva particolarmente a mettere in evidenza. E ce lo facciamo dire proprio da Giovannino: “Ora non è che io mi dia arie del ‘creatore’: mica dico di averli creati io. Io ho dato ad essi una voce. Chi li ha creati è la Bassa. Io li ho incontrati, li ho presi sottobraccio e li ho fatti camminare su e giù per l’alfabeto”. E ancora: “Ufficialmente don Camillo è nato a Milano il 28 dicembre 1946, nel numero 52 del settimanale Candido, in realtà, è nato il 1° maggio 1908, assieme a me. Don Camillo non è un personaggio creato dalla fantasia o trovato, già bell’e fatto, nella vita reale. È l’una e l’altra cosa: inventato e vero (“Bisogna inventare il vero” diceva Giuseppe Verdi), ed è qualcosa d’altro ancora. Un noto giornalista comunista, col quale sostenni a Reggio Emilia, la sera del 4 ottobre 1951, un clamoroso match oratorio su Don Camillo, al cospetto – scrissero i giornali – di circa ventimila persone, disse, a un certo punto: ‘Attenzione! Peppone non è un comunista: Peppone è Guareschi!’. Non sbagliava, ma per essere esatto avrebbe dovuto dire: ‘Peppone, Don Camillo e il Cristo sono Guareschi’. Nell’introduzione al primo volume di Mondo piccolo, io scrissi: se i preti si sentono offesi per via di don Camillo, padronissimi di rompermi un candelotto in testa; se i comunisti si sentono offesi per via di Peppone, padronissimi di rompermi una stanga sulla schiena, ma se qualcun altro si sente offeso per via dei discorsi del Cristo, niente da fare: perché chi parla, nelle mie storie, non è il Cristo, ma il mio Cristo: cioè la voce della mia coscienza. Roba personale, affari interni miei”.
Dunque, conclude Giovannino, sempre nell’intervista rilasciata nel 1960 al settimanale Annabella: “Don Camillo e Peppone sono i personaggi che rendono pubblica la mia polemica interna. In ogni racconto, c’è uno stesso fatto visto da posizioni opposte, col tempestivo intervento della voce della coscienza e del buon senso che riconduce alla ragione gli avversari. In definitiva: una violenta lotta fra Guareschi e Guareschi, con l’intervento di Guareschi, che riconcilia i due avversari”.
Ecco spiegato, dallo stesso autore, perché don Camillo, Peppone e il Crocifisso che parla si conoscono tanto bene l’un l’altro e conoscono a memoria anche i caratteri, le personalità, le debolezze, i pregi e i difetti dei rispettivi parrocchiani, cittadini amministrati, uomini e donne del Mondo piccolo e, di conseguenza, del mondo grande. A testimoniarlo è proprio il fatto che, dopo milioni di lettori nei cinque continenti, anche Papa Bergoglio abbia voluto prendere ad esempio il pretone guareschiano e, di conseguenza, il rivale-amico sindaco e il Cristo, per indicare la via per la Chiesa e per i cristiani: proprio la preghiera del “buon parroco” don Camillo, unita alla “evidente vicinanza con la gente” che conduce, attraverso la profonda conoscenza reciproca a “vivere la fede con umiltà, disinteresse e letizia”.
Esattamente quello che accade nel Mondo piccolo di Giovannino Guareschi, il cui ritratto sembra uscire, rinnovato, dalle parole del Pontefice: “Vicinanza alla gente e preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte”. Insomma, da tutte queste riflessioni è nato il libro In dialogo con Cristo, la lezione di don Camillo: un libro che non è in vendita per il semplicissimo motivo che lo regaliamo a chi sottoscrive una tessera di socio sostenitore della nostra associazione. Se siete arrivati a leggere sin qui, vuol dire che la tessera l’avete acquistata e, perciò, di cuore: grazie! Le informazioni per chi volesse saperne di più all’indirizzo e-mail gruppoamiciguareschi@yahoo.it.
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