Guariniello e le morti sospette nel calcio
Dopo la morte di Sinisa Mihajlovic e le notizie sullo stato di salute di Gianluca Vialli, si sono riaccesi i riflettori sulle malattie degli ex calciatori. Il presidente della Lazio Claudio Lotito ha parlato di malattie legate alle cure dei calciatori, sparando a zero anche sui vaccini, nonostante entrambi si siano ammalati prima dell’avvento della pandemia. Il senatore aveva dichiarato: “Bisogna approfondire alcune malattie, mi risulta che anche Vialli stia male, che potrebbero essere legate, ora non voglio fare l’esperto, al tipo di stress, di cure che venivano fatte all’epoca e ai trattamenti che venivano fatti sui campi sportivi. Per esempio, i vaccini servono e vanno fatti, ma nessuno sa quello che potranno determinare in futuro“.
Oggi Raffaele Guariniello, ex procuratore di Torino, ha affrontato l’argomento a Il Fatto Quotidiano. Forse partendo proprio dalle dichiarazioni di Lotito, ha suggerito “cautela a tutti prima di parlare. In questo momento sarebbe indelicato e soprattutto completamente inutile. Fermarsi al caso singolo non serve, il fenomeno va studiato nel suo insieme a livello epidemiologico”.
Guariniello, il calcio e il doping
Guariniello ha indagato nel caso di Bruno Beatrice, che si ammalò nel 1985 per una leucemia linfoblastica acuta. Secondo la moglie, l’ex calciatore avrebbe contratto una pubalgia cronica curata con radioterapia a base di raggi X. Lo stesso procuratore ha indagato anche sull’abuso di farmaci nella Juventus nel 1998: il tutto finì con l’assoluzione del medico sociale Riccardo Agricola e dell’amministratore delegato Antonio Giraudo per l’accusa sull’uso di eritropoietina ma la Cassazione annullò l’assoluzione sull’uso di altri farmaci della Corte d’Appello. “Commissionammo all’Iss (Istituto Superiore di Sanità, ndr) un’estesa indagine epidemiologica su centinaia di casi. Ci consentì di individuare un’anomala eccedenza di morti premature tra gli ex calciatori. Fu il risultato di un lavoro lungo e meticoloso”, ha spiegato a Il Fatto Quotidiano.
Oggi, però, di doping si parla poco e niente secondo Guariniello: “Sa quanti processi per doping sono arrivati fino in Cassazione dal 2019 al 2022? Quattro, tre dei quali a livello di sport amatoriale. Significa che su questo tema siamo tornati indietro di 30 anni, a quando si faceva molto poco. La giustizia penale in tema di doping – e aggiungo in tema di sicurezza sul lavoro – non fa più paura a nessuno. Pochi processi, piccoli, locali. Un fenomeno così complesso va affrontato nel suo complesso e deve essere anche aggiornato. I nostri studi sulla Sla sono ormai datati”.