Guarire dal coronavirus non è sempre la fine di un incubo. Molte persone che si negativizzano manifestano successivamente ancora alcuni sintomi. Per questo motivo il professor Francesco Landi, chirurgo e geriatra di fama mondiale, ha avviato dal 21 aprile con la sua équipe del Policlinico Gemelli di Roma uno studio sui postumi del Covid, pubblicando la sua ricerca sulla prestigiosa rivista scientifica Jama Journal. «Ci siamo subito posti un problema importante chiedendoci che fine facessero queste persone, chi le avrebbe seguite perché magari avevano ancora alterazioni dell’olfatto e del gusto, si sentivano stanchi o avevano ancora un po’ di tosse», ha dichiarato nell’intervista rilasciata oggi a il Giornale. L’idea di studiare i guariti dal Covid è partita, dunque, proprio durante la prima ondata, nel pieno dell’epidemia. «Abbiamo cominciato a dimettere i pazienti velocemente. Alcuni ancora con il tampone positivo anche se respiravano meglio, ma c’era una grandissima pressione e acceleravamo un po’ le dimissioni».



“SINTOMI DOPO COVID: STANCHEZZA, DOLORI E DISPNEA”

Così il professor Francesco Landi ha deciso di rivedere successivamente i pazienti che aveva dimesso per sottoporli a nuovi esami e controlli. «Ci stavamo redendo conto che erano guariti dal Covid solo secondo il criterio della assenza di febbre da tre giorni dei due tamponi negativi e del miglioramento dei sintomi, però questi non erano scomparsi», ha dichiarato a il Giornale. Questo lavoro ha permesso di scoprire che alcuni di quei pazienti continuavano ad avere dei disturbi anche se non erano più positivi. «Si è notato che erano ancora presenti uno o più sintomi». I pazienti sono stati valutati in media 60,3 giorni dopo il primo sintomo Covid. Al momento della valutazione, solo 18 (12,6%) non avevano più sintomi, mentre il 32% ne aveva ancora uno o due, il 55% addirittura almeno 3. Nessuno però aveva febbre o sintomi di infezione acuta. «Un peggioramento della qualità della vita è stato osservato nel 44,1% dei pazienti e un’alta percentuale di individui ha riportato ancora stanchezza (53,1%), dispnea (43,4%), dolori articolari (27,3%) e dolore toracico (21,7%)».



“GUARITI COVID ANCORA DA STUDIARE”

Nessun problema per gli asintomatici, che non hanno mostrato sintomi neppure dopo. Quel che non si sa è se il Covid peggiora alcune patologie pregresse, ad esempio alcune respiratorie, ma ci saranno studi che approfondiranno questo aspetto. Di sicuro l’infezione può danneggiare gli organi, anche se «a oggi possiamo dire che nella maggior parte dei casi non ci sono dei danni d’organo». Il professor Francesco Landi oggi a il Giornale spiega che però è necessario proseguire con il monitoraggio dei polmoni e dell’apparato respiratorio. «Quindi nei prossimi mesi vedremo se, come nelle altre polmoniti, possono rimanere le cosiddette cicatrici o delle possibili situazioni fibrotiche polmonari, certamente questo in una marginalità di pazienti». Tra i sintomi post-Covid più comuni comunque indica affaticamento, anche a due mesi di distanza, anche tosse e mal di gola in alcuni casi. In percentuali più basse permangono alterazioni di olfatto e gusto. Quindi, hanno avviato sedute di esercizio fisico in gruppo e all’aria aperta per affrontare alcuni sintomi, associandogli anche un controllo nutrizionale.

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