Guendalina Tavassi ha raccontato l’incubo vissuto a causa dell’ex marito, Umberto D’Aponte, nel corso del processo che vede imputato quest’ultimo per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e danneggiamento. “Mi ha inseguito con una mazza da baseball e mi ha preso a bastonate in testa, una volta mi ha persino rotto il naso lanciandomi addosso le chiavi dell’auto. Per convincermi a non lasciarlo ha finto di avere un attacco epilettico davanti ai nostri figli (Gaia e Salvatore, ndr)”, ha raccontato l’influencer difesa dall’avvocato Lucia Cristina Arquilla, come riportato da Il Messaggero, in aula.
La loro relazione è iniziata nel 2013, ma è degenerata soltanto due anni dopo. “Prima della nascita di Salvatore lui veniva a Roma solo nel weekend, ma quando si è trasferito sono iniziati i problemi: svariati tradimenti ed episodi di violenza dovuti alla gelosia era un continuo minacciarmi e denigrarmi anche davanti ai bimbi. Mi diceva che dovevo morire”, ha ricordato.
Guendalina Tavassi su ex marito Umberto D’Aponte: gli episodi di violenza
Guendalina Tavassi, puntando il dito contro l’ex marito Umberto D’Aponte in aula, ha ammesso davanti al pm Eugenio Albamonte di avere anche avuto paura per i suoi due figli. “Lui dormiva e mi è arrivato un messaggio di una ragazza che mi riferiva di averlo visto con un’altra. Abbiamo litigato e ha spaccato il vetro della finestra, che è finito nella culla del bambino, che ha iniziato a piangere”, questo come riportato da Il Messaggero il racconto di uno degli episodi del 2017.
Le forze dell’ordine sono intervenute più volte ed hanno raccolto le testimonianze dell’influencer. “I bambini che chiedevano al papà di fermarsi e piangevano. Lui faceva cose pericolose e non sapevo come fermarlo. Una volta mi ha rotto il naso lanciando le chiavi della mia auto: sanguinavo e mio figlio ha chiesto aiuto ai vicini urlando: “Mamma sta morendo”. Mi volevano ricoverare, ma sono voluta tornare a casa”. Poi la separazione, ma le violenze non sono finite e a subirle è stato anche il nuovo compagno, Federico Perna. “Eravamo in macchina e lui con altri due uomini lo hanno picchiato”. Per questo episodio l’uomo è stato in carcere tre mesi.