“Fare una retromarcia sulle scelte già definite dalla nuova Pac sarebbe un errore. Forse, alla luce nel nuovo contesto bellico, potrebbe essere opportuno ragionare sull’opportunità di rivalutare le tempistiche per l’entrata in vigore della riforma che, ricordo, investirà il periodo compreso tra il 2023 e il 2027, facendo slittare la data prevista dal 1° gennaio 2023 al 1° gennaio 2024″. A sostenerlo è il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli che, durante il convegno “Nuova PAC, quale per l’agroalimentare europeo?”, promosso da EuNews, è intervenuto anche sul tema delle sanzioni alla Russia: “Credo siano l’unica strada percorribile – ha precisato -, rappresentano uno sforzo necessario. Detto questo, l’agricoltura italiana va supportata nel sostenere questo sforzo. L’industria può contare su margini di reddito più consistenti, non altrettanto gli agricoltori, che non possono quindi sopportare da soli rincari di prezzi tanto forti come quelli attuali. Penso dunque che l’Unione europea debba procedere così come già fatto per affrontare l’emergenza Covid, ricorrendo anche alla leva dell’aumento del debito pubblico comune. Il quadro attuale rischia però di essere ancora più complicato: l’emergenza pandemica aveva impattato in modo sostanzialmente simile in tutti i Paesi dell’unione, la crisi attuale è invece asimmetrica. La questione energetica influisce infatti con gradazioni differenti negli Stati membri. Il che potrebbe far emergere posizioni egoistiche”. 



Qualche mossa nella direzione di una risposta collegiale è in realtà già stata fatta: “L’Ue ha attivato la riserva di crisi – afferma Patuanelli -. Reputo però rappresenti un primo passo insufficiente, perché di fatto si tratta di mettere a disposizione degli agricoltori le risorse degli agricoltori stessi, dal momento che per 350 milioni di euro la riserva viene finanziata con i pagamenti diretti del Primo pilastro della Pac. A questa somma si aggiungono poi 150 milioni del Bilancio europeo: anche in questo caso però mi pare che l’impegno non sia sufficiente. Così come al momento ci sembra un po’ timida l’apertura rispetto alla possibilità di incrementare le produzioni sulle aree cosiddette ecologiche o sulle aree a riposo”. 

A muoversi tuttavia non è solo Bruxelles. Anche l’Italia – ha specificato il Ministro – ha messo in campo misure ad hoc per fronteggiare la crisi. “Nell’ultimo decreto – ricorda Patuanelli – sono stati previsti 35 milioni di rifinanziamento del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura, e 20 milioni per la ristrutturazione dei mutui e la negoziazione tramite le garanzie Ismea. Senza considerare il credito d’imposta concesso a due livelli: quello generalizzato sull’intero sistema imprenditoriale per fare fronte ai rincari energetici e quello specifico per agricoltura e pesca in relazione all’imposta sul gasolio. Certo – conclude Patuanelli -, si tratta di strumenti ancora limitati. Ma in questa fase, tutto quello che si poteva fare lo stiamo facendo. Ora sono confidente che a livello europeo si capisca che questa crisi va affrontata nella stessa misura e nello stesso modo con cui è stata gestita quella pandemica”. 

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