Il Consiglio Ue e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla proposta di regolamento sul packaging e sui rifiuti di imballaggio. Questa prevede un calo dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% nel 2035 e del 15% entro il 2040 mentre dal 1 gennaio 2030 saranno vietati alcuni formati di imballaggi in plastica monouso, come per frutta e verdura oppure bevande in bar e ristoranti o ancora porzioni individuali come per salse, panna e così via. Vietati inoltre i contenitori per prodotti da toilette negli alberghi e la pellicola per le valigie negli aeroporti. I divieti non valgono se invece la plastica è compostabile. Il Parlamento e il Consiglio ora dovranno approvare formalmente l’accordo prima che possa entrare in vigore.



L’Italia si è opposta a tali proposte chiedendo che venissero ridimensionate. Lo scorso dicembre il nostro è stato l’unico tra i ventisette Stati membri ad aver votato contro l’adozione del mandato negoziale del Consiglio Ue sul regolamento imballaggi. L’industria italiana è infatti leader nelle tecniche di riciclo, come analizza La Verità. Secondo il rapporto “Il Riciclo in Italia 2022” il nostro Paese ha riciclato il 72% di tutti i rifiuti, urbani e speciali-industriali: ha il primato europeo. Primo posto anche per la gestione dei rifiuti d’imballaggio: il tasso era pari al 73,3% nel 2021.



Borse riutilizzabili inquinano più di quelle di plastica

Qual è l’apporto negativo della plastica? Nel 2022 il New Jersey ha bandito i sacchetti monouso per ridurre il consumo di plastica. Secondo uno studio indipendente condotto dal Freedonia Group, il passaggio a borse alternative ha incrementato notevolmente l’utilizzo di plastica. Dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, infatti, è stata consumata sei volte più plastica di polipropilene, tessuta e non tessuta, per produrre le borse riutilizzabili. Nel 2020 il Programma Ambientale delle Nazioni Unite aveva posto l’accento sul problema delle borse riutilizzabili: secondo i loro studi un sacchetto di cotone dovrebbe essere utilizzato tra le 50 e le 150 volte per avere un impatto minore sui cambiamenti climatici rispetto alla plastica monouso.



Uno studio dell’Università dell’Arizona e della Loma Linda University, ha evidenziato inoltre che solo il 3% di chi le usa, le lava regolarmente: queste contengono batteri nel 99% dei casi. “Lo sporco rilevato è paragonabile a quello delle suole delle scarpe” ha dichiarato Ryan Sinclair della Loma Linda University School of Public Health, coautore dello studio. Anche secondo il Dipartimento della Salute di New York, i sacchetti che trasportano alimenti o altri oggetti possono essere contaminati con germi come E. coli o Salmonella. Un rapporto del Cpma (Canadian Produce Marketing Association) ha evidenziato un aumento del 50% degli sprechi alimentari di prodotti freschi in varie categorie e un aumento del 50% delle emissioni di gas serra lungo la catena di approvvigionamento dopo che sono entrate in vigore misure per limitare l’uso della plastica negli imballaggi di prodotti freschi. Passando ad un altro “pregiudizio” non ci sarebbero rischi per l’acqua contenuta in bottiglie di plastica, come dimostrano vari studi.