Giulio Maira, professore di Neurochirurgia presso l’Humanitas di Milano e presidente della Fondazione Atena Onlus di Roma, ha spiegato sulle colonne del quotidiano “Il Messaggero” gli effetti devastanti che la guerra genera sul cervello dei bambini. L’esperto ha asserito che “il cervello di un bambino si sviluppa senza soste, semplicemente osservando il mondo. Il cervello dei bambini assorbe tutto e va protetto da esperienze traumatiche, fisiche e psichiche, che nell’inconscio possono rimanere. Nei primi anni di vita, sentirsi parte di un ambiente sereno favorisce un’acquisizione di esperienze buone su cui strutturare le basi per lo sviluppo della mente”.
La scienza, ha proseguito Maira, dice che è importante curare le emozioni per controllare i sentimenti negativi, accrescere l’empatia e preparare un futuro sereno. Le emozioni indotte dalle violenze della guerra “provocano reazioni negative, come infelicità, depressione, stress, che fanno male allo sviluppo della mente. Per crescere bene c’è bisogno di sorrisi e di felicità. Ma l’Homo sapiens non è fatto di sole emozioni, ha anche la razionalità. È la sfida lanciata da Aristotele: controllare la vita emotiva con l’intelligenza”.
GUERRA ALTERA CERVELLO DEI BAMBINI. IL PROF. MAIRA: “SONNO MOMENTO CRUCIALE”
Per un piccolo, scrive su “Il Messaggero” il professor Maira, il momento cruciale è il sonno: “È importante accompagnare i bambini e il loro cervello con il suono della voce, inventando racconti o leggendo un libro, esperienze positive che avranno il compito di avviarli verso la notte, sostituendo, alle brutture della guerra, storie che parlano di emozioni buone, così che, attraverso un racconto, imparino la differenza tra il bene e il male”.
Ai bambini più grandi, a casa o nelle scuole, bisogna invece ripetere alcuni princìpi, quelli che da sempre riempiono i libri di scuola: “Spiegare il primato della democrazia sulla barbarie, dire che le immagini che vediamo non sono parte di un videogioco, bensì l’orrore che dobbiamo bandire dalla nostra vita. Bisogna raccontare la realtà della guerra per quello che è, una follia; per evitare che sviluppino il cinismo dell’abitudine e che la violenza diventi normalità”. Di fronte all’impossibilità di cancellare la realtà, è opportuno aiutare i ragazzi a viverla con la consapevolezza che serve a sviluppare “gli anticorpi all’orrore e alla sopraffazione che solo un’intelligenza emotiva matura sa sviluppare”.