Storico accordo fra gli Stati Uniti e la Cina siglato ieri. Una stretta di mano fra Donald Trump e il vice premier cinese, Liu He, che pone fine a due anni e mezzo di liti commerciali e di scontri senza esclusione di colpi. Attenzione però a pensare che improvvisamente le due super potenze siano divenute amiche fraterne, come sottolinea Gerard Baker, editorialista ed ex direttore del Wall Street Journal, che ha storto un po’ il naso di fronte all’ottimismo delle ultime ore: “E’ una cosa buona che ci sia un certo grado di pace dopo la guerra commerciale sui dazi durata gli ultimi due anni e mezzo – le sue parole riportate da Wallstreetitalia.com – ma rimangono molte domande sull’accordo tra Usa e Cina. Pechino ha promesso che aumenterà significativamente le importazioni di beni americani, cosa che ha già detto più volte in passato ma non ha davvero rispettato”. Come dimenticarsi poi della guerra tecnologica in corso: “E poi rimane la grande fonte di tensioni tra i due paesi che non viene eliminata – ha aggiunto e concluso – ossia quella riguardante la tecnologia. Ci sono divergenze in aumento sugli standard applicati da Stati Uniti e Cina, e la questione del 5G”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
DAZI, USA E CINA FIRMANO STORICO ACCORDO
Fragile, ma pur sempre una tregua, quella siglata oggi alla Casa Bianca da Stati Uniti e Cina nella cosiddetta “guerra dei dazi“. Come annunciato da giorni, Donald Trump e il vicepremier cinese di Pechino, Liu He, hanno firmato un mini-accordo commerciale per quella che viene definita la “Fase 1” di un patto più articolato che impegna la Cina ad acquistare beni per 197 miliardi di dollari dagli Usa nei prossimi due anni. Un’intesa che The Donald, attivissimo sui social fin da questa mattina per sponsorizzare l’accordo – definito, per citare alcuni degli aggettivi usati dal presidente, “epocale” e “fenomenale” – pensa di capitalizzare tra qualche mese nelle urne. A beneficarne, infatti, saranno soprattutto i “farmer” del Midwest, zoccolo duro dell’elettorato trumpiano, veri artefici del ribaltone del 2016, ai quali il tycoon si è rivolto direttamente: “Comprate nuovi trattori, è in arrivo una grande stagione per il business”.
GUERRA DEI DAZI: “DEAL” PERFETTO PER TRUMP
La “Fase Uno” dell’accordo tra Usa e Cina, ad oggi, sembra favorire maggiormente Washington. Nella lista della spesa che Pechino si è impegnata a rispettare figurano infatti 32 miliardi di dollari in soia e carne di maiale, che dovrebbero portare a un totale di 40 miliardi di dollari il valore degli ordinativi all’anno. Tocca addirittura quota 80 miliardi la quota dei “prodotti della manifattura”, che la Cina dovrà importare dagli States; per non parlare dell’acquisto di energia, principalmente shale gas, per 50 miliardi di dollari, e dell’apertura ai servizi finanziari per 35 miliardi. Cosa ci guadagna Pechino? Forse sarebbe meglio girare la domanda: in “cosa non perde”. Grazie a questo accordo, gli Usa rinunciano a far scattare da domenica 19 gennaio i dazi sull’ultima tranche di beni rimasti liberi: dai giocattoli agli articoli elettronici, per un ammontare di 156 miliardi di dollari. Washington, inoltre, allenta la morsa su Pechino dimezzando le tariffe al 15% applicate dal 1 settembre 2019 su altri prodotti per 120 miliardi di dollari; ma resterà in vigore il prelievo aggiuntivo del 25% su un monte di 250 miliardi di dollari che gli Stati Uniti useranno come leva quando si entrerà nel vivo della seconda fase della trattativa. Quando avrà inizio la “Fase Due”? Nei prossimi mesi, con Trump che potrebbe decidere di “spendere” il viaggio a Pechino in chiave elettorale. Senza accordo, i dazi di Washington resteranno in vigore: comunque vada il “deal” perfetto per Mr. Trump.