Il primo ministro inglese Boris Johnson, secondo indiscrezioni, sarebbe pronto a riformare l’intero sistema di sicurezza del suo Paese, addirittura andando a ritoccare il Treason Act, il decreto del parlamento inglese emanato nel 1695 che regolamenta i processi per alto tradimento. Non solo: vorrebbe rifondare anche l’Espionage Act per il monitoraggio degli agenti segreti stranieri e applicare una riscrittura dell’Official Secrets Act (per la protezione dei segreti di stato e delle informazioni ufficiali) per renderlo adatto all’era digitale. Tutto questo alla luce dei sempre più frequenti attacchi cibernetici. Secondo il professor Giuliano Noci, prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano, dove è stato anche delegato del rettore per la Federazione Russa (2006-2013) e l’India (2006-2010), “il Regno Unito si trova improvvisamente isolato e, insieme a Stati Uniti e Australia, sta entrando in una sorta di cluster di anglosfera. In questo quadro si inserisce tutta la questione del 5G, tecnologia in cui la Cina è più avanti di almeno due anni rispetto all’Occidente, cosa che può diventare un’arma potentissima e influire sul futuro dell’economia e delle società di tutto il mondo”.
L’Inghilterra prende grandi misure di difesa verso una guerra tecnologica ormai già in atto, mentre del 5G si parla a livello globale ma la maggior parte della gente non sa cosa sia. È così?
È così, tanto che io stesso mi sono recato da molti sindaci che stavano dicendo alla popolazione che non avrebbero installato il 5G quando quest’ultimo è molto meno inquinante del 4G che usiamo da molti anni. Neanche la politica sa cos’è. Per quanto riguarda l’Inghilterra dobbiamo prima chiarire alcune cose.
Ci dica.
La situazione inglese risente di due fattori: il primo è Trump, il secondo Brexit. Il Regno Unito si trova improvvisamente isolato dopo l’uscita dall’Ue e si sta formando una sorta di anglosfera tra Uk, Usa e Australia. In questo quadro si inserisce tutta la vicenda del 5G.
Perché?
Il 5G è in tutti i sensi la tecnologia del futuro sistema nervoso della società. Così come siamo stati abituati a vedere le infrastrutture fisiche come uno straordinario volano per lo sviluppo, ora il 5G ha la stessa e forse addirittura una maggiore importanza.
Per quale motivo?
Il 5G renderà possibile, per esempio, guidare in tempo reale da New York un’operazione che avviene in un ospedale di Milano. I tempi di latenza sono quasi azzerati e questo apre un mondo di opportunità straordinarie. Tuttavia, gli stessi Stati e le imprese sono ancora impreparati. La tecnologia ha galoppato, ma i modelli di business sono ancora da venire. Tutto il sistema economico e di imprese dovrà innestarsi sul 5G ed è chiaro che questa tecnologia fa la differenza.
Chi in questo momento è più avanti ha dei vantaggi?
La Cina sul 5G, grazie a Huawei ma non solo, ha un vantaggio comparato di almeno due anni rispetto ai Paesi occidentali.
Siamo infatti a un confronto duro tra Occidente e Cina, la stessa Inghilterra ha chiuso le porte a Huawei…
Sì, è un confronto da autentica Guerra fredda. Trump ha avviato una narrazione a suo uso elettorale, l’apparato di Stato però ha compreso che il 5G può essere una minaccia gravissima.
La Cina può usare il 5G come potenziale offensivo?
In realtà dipende dall’uso che se ne fa. Qualsiasi componente uno acquisisca dall’esterno si deve cautelare rispetto al livello di sicurezza. Il tema vero a livello di Stato è: vado a comprare tecnologia cinese che è più avanzata o compro tecnologia occidentale che è meno avanzata? Questo è il dilemma.
Come si risolve?
Ci sono molteplici fattori, pensiamo al caso dell’Italia. Non produce apparati di telecomunicazioni da quando ha venduto Italtel nel silenzio generale. Siamo costretti ad acquistare dall’estero una tecnologia così critica che pone per definizione indipendentemente dal fornitore una tema di sicurezza nazionale.
Cioè?
Qualunque sia il produttore, dobbiamo far sì che gli apparati garantiscano la sicurezza nazionale. Se domani Trump o Xi si svegliano e decidono che gli ospedali italiani non funzionano più, come reagiamo? Qualsiasi paese deve porsi questo quesito che secondo il mio parere si risolve creando un’agenzia tecnologica che da una lato certifichi gli apparati acquistati e poi compia un monitoraggio costante della rete.
Tutto questo significa un cambiamento delle alleanze e i rapporti di forza in Occidente? Il singolo Stato che cosa deve fare di fronte alla decisione che si dovrà porre nei prossimi anni rispetto alla scelta tecnologica?
Per la criticità che il 5G rappresenta l’Italia non è opportuno faccia questa scelta da sola, deve essere una scelta a livello europeo. Se l’Italia bandisce Huawei e la Germania no, non si fa che aumentare il divario tra i due Paesi. Bisogna invece prendere una scelta unitaria per competere con giganti come Cina e Usa. Questo è fondamentale.
(Paolo Vites)