Proviamo a guardare oltre la notizia e immaginiamoci una storia, magari un po’ “complottista”, ma diciamo interessante. Nell’ultima settimana Donald Trump ribadisce che la tecnologia cinese è una minaccia e conferma l’embargo di Huawei (potrebbe bandire anche Tik Tok). Negli stessi giorni Boris Johnson annuncia che Huawei sarebbe di fatto esclusa dalla partecipazione alla creazione della rete 5G britannica. Passano pochi giorni e la nostra Tim segue l’esempio anglosassone e “rimuove” Huawei dagli inviti alla gara per la rete di nuova generazione.
Il primo pensiero potrebbe essere quello del responsabile dei media internazionali dell’azienda cinese che dichiara come “la politica del Regno Unito è dettata dall’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti”. Rispetto all’Italia (considerando che Tim ha confermato la sua partnership con Huawei sulla rete d’accesso) la valutazione potrebbe essere meno radicale.
Adesso aggiungiamo un’altra considerazione. Per come si presenta la rete 5G, non si può fare a meno di considerarla come infrastruttura critica per eccellenza, in quanto destinata a soppiantare tutte le altre tecnologie che garantiscono la connessione alla Rete Globale. Di conseguenza si tratta di una partita di politica internazionale in un momento in cui la maggior parte degli Stati sono certi che la prossima guerra, di qualunque genere e specie, si svolgerà anche, ma forse soprattutto, su un teatro delle operazioni di tipo digitale. Ora la rete 5G rappresenterebbe il campo di battaglia e controllarne la natura e conformazione sarebbe determinante.
Immaginate come sarebbe finito lo sbarco in Normandia se i tedeschi avessero potuto improvvisamente far apparire una catena montuosa lungo tutte le spiagge interessate dall’operazione. Controllare su scala globale l’infrastruttura 5G metterebbe qualsiasi Paese nelle condizioni di essere il dio di qualsiasi guerra futura, almeno potenzialmente. Ecco allora che le storiche alleanze riprendono forma e forza e nella politica di ogni Stato si manifestano le tendenze di sempre.
Se la Gran Bretagna si sposta rapidamente verso gli Stati Uniti, l’Italia si avvicina agli storici alleati, ma non chiude del tutto la porta e studia anche la soluzione alternativa (neutrale) di valutare la riconversione in fibra ottica dell’intera rete in rame (sarebbe un’idea nemmeno malvagia in un momento in cui servono “grandi opere” per rilanciare l’economia). Invece la Francia rivendica la sua autonomia fino in fondo, tanto che l’agenzia nazionale per la sicurezza dei sistemi informatici non proibisce Huawei, ma invita a non utilizzarla come fornitore.
Il mondo virtuale si sta riconfigurando sulla base di quello reale perché nazioni e governi stanno iniziando (con colpevole ritardo) a comprendere che “la mano sulla culla è quella che governa il mondo” e la nostra culla è ormai fatta di bit. In questa situazione ben poco pesano le considerazioni su quale sia il reale livello di sicurezza di una tecnologia, quello che conta veramente è chi la controlla perché “i guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra”. Così scrisse Sun Tzu che era cinese.