Il 40% del gas consumato in Europa proviene dalla Russia e con la proliferazione dei gasdotti russi, Gazprom intende mantenere o addirittura aumentare le sue quote di mercato in Europa, che rappresentano il 90% delle sue esportazioni di gas. Il progetto Nord Stream 2 creerà in realtà una doppia opposizione politica. La prima arriva dai Paesi dell’Est Europa, che vedono in questo progetto di gasdotto una mancanza di solidarietà europea: infatti la particolarità del Nord Stream 2 consente di separare le rotte di approvvigionamento del gas tra Europa occidentale ed Europa orientale. In concreto, ciò che i paesi dell’Europa orientale temono è di essere in balia del ricatto dei tagli del gas dalla Russia all’Ucraina, mentre i loro partner dell’Europa occidentale continueranno ad essere riforniti attraverso la Germania.



La seconda opposizione al progetto Nord Stream 2 è quella degli Stati Uniti, che lo vedono come una pericolosa morsa russa sui suoi alleati Nato, ma anche un concorrente commerciale nel mercato europeo. Infatti, se secondo le previsioni americane è necessario attendere ancora qualche anno perché gli Stati Uniti siano esportatori netti di petrolio, essi sono già esportatori di gas, e il mercato europeo è uno dei più promettenti. Così, in questa guerra commerciale dalle forti sfumature geopolitiche, gli Stati Uniti non hanno esitato ad utilizzare l’arma dell’extraterritorialità minacciando di sanzione tutte le società europee che partecipano direttamente o indirettamente al progetto di costruzione di questo gasdotto, che ha notevolmente indebolito l’avanzamento del lavoro e politicamente fuorviato la posizione della Germania a favore del progetto.



A causa di considerazioni geografiche, quindi, l’Europa è fortemente dipendente dal gas russo, poiché non ci sono altri grandi produttori alle porte dell’Europa. Negli ultimi anni l’Unione Europea ha visto il Mediterraneo orientale come un’opportunità per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. Tuttavia, la proiezione di potenza turca da un lato, la necessità di un gasdotto che attraversi la Turchia, l’utilizzazione della questione migratoria come strumento di negoziazione politica ha reso gli europei sempre più soggetti alle scelte politiche turche.



Pertanto, a causa di questi vincoli geopolitici, il gas naturale liquefatto (Gnl) sembra essere la scelta più promettente per l’indipendenza energetica europea. L’ascesa del Gnl dovrebbe riequilibrare gradualmente le quote di mercato in Europa. La domanda di Gnl è in crescita nel continente e tra il 2017 e il 2023 si prevede che il commercio globale di Gnl crescerà di oltre 100 miliardi di metri cubi. L’Agenzia internazionale dell’energia prevede che le importazioni di Gnl in Europa aumenteranno di quasi il 20% entro il 2040.

I due principali fornitori di Gnl nel vecchio continente saranno probabilmente negli anni a venire Stati Uniti e Qatar, che ora è il più grande produttore mondiale. Doha, infatti, a causa della sua situazione geopolitica senza sbocco sul mare, non è mai stata in grado di esportare il proprio gas attraverso i gasdotti tradizionali e quindi, naturalmente, si è rivolta al Gnl. Il Qatar ha investito più di 80 miliardi di dollari in terminali di liquefazione all’avanguardia e recentemente ha ordinato ai tre maggiori cantieri sudcoreani la costruzione di un centinaio di vettori Gnl per un prezzo di circa 20 miliardi di dollari. Questo enorme ordine persegue un duplice obiettivo per i qatarini: soddisfare la crescente domanda di Gnl nel mercato mondiale e assicurarsi il proprio vantaggio saturando la produzione di vettori Gnl. I cantieri sudcoreani hanno affermato a questo proposito che tutta la produzione di navi cisterna Gnl fino al 2027 è stata assicurata da Qatar Petroleum.

In questa guerra economica e geopolitica, il Marocco può trarre vantaggio da questa riconfigurazione del mercato e posizionarsi nel promettente mercato del Gnl grazie alle sue infrastrutture portuali. Infatti, la forte crescita del Gnl in Europa fa sì che i vettori Gnl americani e qatarioti siano sempre più imponenti, mentre l’Europa sta aumentando il numero di terminali nel Mediterraneo, Adriatico e Mare del Nord. Ebbene, la proliferazione di terminali Gnl in Europa complica il percorso logistico dei paesi produttori che preferiscono vedere l’Europa come un mercato unico.

Il Marocco può posizionarsi per diventare l’hub Gnl nel Mediterraneo con la costruzione avviata nel 2016 di Nador West Med, che è destinata ad ospitare un importante terminal di idrocarburi. L’opportunità per il Regno è quella di fare di Nador West Med anche una infrastruttura portuale di transhipment petrolifero.

Pertanto, invece di distribuire il Gnl su più vettori di Gnl in diversi porti, i vettori americani di Gnl che attraversano l’Atlantico o quelli del Qatar dal Canale di Suez potranno scaricare una quantità maggiore nel futuro porto marocchino che sarà successivamente trasportato da altre minori navi imponenti, simile a quanto già fatto nel porto di Tanger Med per i container diretti verso il Sud Europa e l’Africa. Ciò offre un notevole vantaggio per i fornitori in termini di flessibilità logistica, risparmio di tempo, ma anche aumento della capacità.

Sebbene la concorrenza sia probabilmente importante per monopolizzare il mercato del transhipment di Gnl, in particolare dall’Egitto, che intende trarre vantaggio dallo snodo strategico del Canale di Suez, il Marocco presenta vantaggi significativi.

D’altronde, se è vero che geograficamente è più vantaggioso per i vettori Gnl della Qatar Petroleum procedere con il trasbordo in Egitto, Rabat ha un vantaggio diplomatico che può ribaltare la bilancia dalla sua parte. Durante la crisi del Golfo i qatarini hanno visto chiudere di notte lo stoccaggio regionale di idrocarburi situato negli Emirati Arabi Uniti, il che ha reso le autorità molto attente alle loro dipendenze logistiche, soprattutto per quanto riguarda il gas, principale ricchezza del Paese. Così, con il Cairo, che ha preso parte al blocco e che ha acconsentito alla normalizzazione con Doha, il Marocco può far valere la sua neutralità su questo tema e il suo rifiuto di partecipare all’embargo economico del piccolo emirato del gas.

Infine, l’Africa rappresenta un asset importante per la competitività di Nador West Med, i numerosi investimenti in Gnl nel continente da parte delle major petrolifere e le numerose scoperte di giacimenti di gas offshore non possono che aumentare la posizione di leadership. Insomma, il trasbordo di Gnl può rappresentare un importante asset economico per il Marocco. Detto questo, il Gnl, insieme al gasdotto Gme dall’Algeria, insieme a quello del Nigeria Morocco Gas Pipeline e alle tante partnership sull’idrogeno verde, rappresenta una grande leva geopolitica che farà del Marocco di fatto un alleato strategico della sicurezza e della transizione energetica dell’Unione Europea.

Anche il Marocco, che gode di uno status avanzato presso l’Ue e di uno status di grande alleato con la Nato, sta diventando un partner strategico essenziale. Un’alleanza strategica su cui la diplomazia marocchina potrebbe contare per spingere il riconoscimento delle potenze europee sulla propria sovranità, unendosi così al complesso gioco geopolitico dello scacchiere energetico europeo.