La presenza a Che tempo che fa di Kim Phùc, bambina immortalata in una foto simbolo della Guerra del Vietnam offre lo spunto per parlare del conflitto che dal 1955 al 1975 vide contrapposte le forze insurrezionali filocomuniste – sorte in opposizione al governo autoritario filostatunitense costituitosi nel Vietnam del Sud – e quelle e governative della cosiddetta Repubblica del Vietnam – sorta dopo la conferenza di Ginevra del 1954, successiva alla guerra d’Indocina contro l’occupazione francese. La Guerra del Vietnam segnò profondamente la storia non solo del Paese asiatico, ma anche degli Stati Uniti, che viste le crescenti difficoltà proposte dal conflitto arrivarono ad impiegare sul suolo vietnamita oltre 550mila soldati nel 1969. La cosiddetta “strategia dell’escalation”, però, non portò i risultati sperati: la più grande potenza militare al mondo non riuscì infatti a conseguire il successo politico-militare, subendo all’opposto pesanti perdite e finendo per abbandonare nel 1973 il governo del Vietnam del Sud.
GUERRA DEL VIETNAM: I MOTIVI DELLO SCOPPIO
Secondo le cifre rilasciate dal Governo vietnamita, furono oltre 5 milioni le vittime cadute sul terreno, in grandissima parte civili; gli Usa persero invece circa 60mila uomini appartenenti alle forze armate. Ma quali furono le cause che portarono allo scoppio della Guerra del Vietnam? Fino alla Seconda Guerra Mondiale, il Vietnam faceva parte dell’impero coloniale francese. Con la decolonizzazione, fece breccia in parte della popolazione un sentito movimento indipendentista che portò allo scoppio, dal 1945 al 1954, alla cosiddetta guerra d’Indocina, che vedeva opposti da una parte l’esercito francese e dall’altro i militanti del movimento Vietminh, legato alle potenze comuniste cinese e sovietica e guidato da Ho Chi Minh. La Francia, nonostante l’appoggio degli Usa, che attraverso la dottrina Truman si proponevano di contenere l’avanzata comunista, dovette ben presto soccombere al movimento indipendentista vietnamita dopo la dura sconfitta del 7 maggio 1954 a Dien Bien Phu. Gli Usa, però, preoccupati di cedere un intero Stato al blocco comunista, alla Conferenza di Ginevra divisero il territorio in due Stati. Ma il governo del Sud, filoamericano, iniziò ad attirarsi ben presto le antipatie del popolo vietnamita.
GUERRA DEL VIETNAM: I MOTIVI DEL CONFLITTO
Ebbero così inizio le azioni di guerriglia contro il governo del Sud dei cosiddetti “Viet Cong”. Da qui le preoccupazioni del presidente americano Lyndon Johnson, turbato dalla prospettiva che il governo filoamericano potesse essere rovesciato cadendo interamente sotto la sfera d’influenza sovietica. Gli Usa decisero così di intervenire avallando un maggior impiego di forze sul terreno, convinto che alla fine il conflitto si sarebbe risolto in una guerra-lampo. Due diversi approcci militari si fronteggiarono: da una parte quello di un esercito americano ben addestrato e forte della propria potenza di fuoco, dall’altra quella dei Viet Cong capaci di una guerriglia senza precedenti che mandò all’aria le difese Usa. Negli Stati Uniti, nel frattempo, da una parte si intensificarono i primi movimenti pacifisti, dall’altra la crescente impopolarità del Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, impegnato anche nello scandalo Watergate che lo portò alle dimissioni, diede modo al Vietnam del Nord di aumentare la propria pressione gli attacchi. Il 30 aprile del 1975 i Viet Cong riuscirono a conquistare la capitale sudvietnamita Saigon (la Caduta di Saigon) ponendo fine alla Guerra del Vietnam e giungendo così all’agognata riunificazione del Paese.