L’operazione “Alluvione al Aqsa”, voluta da Hamas contro Israele, è iniziata con il lancio di più di  2.000 razzi. Tra l’altro proprio nell’anniversario numero 50 della guerra dello Yom Kippur, che risale all’ottobre 1973. Un’azione terroristica, quella messa in atto in questi giorni, in larga scala, evidentemente preparata nei particolari, che ha colpito nel segno e nella quale non sono mancate brutalità contro i civili israeliani. Ora però gli sviluppi della situazione sono tutti da vedere, anche perché la disponibilità di missili da parte di Hamas non è infinita. Anzi, finirà a breve, lasciando i palestinesi incapaci di reagire alla rappresaglia israeliana.



D’altra parte i palestinesi possono solo puntare a essere considerati, a breve, non più carnefici, responsabili di un attacco sanguinario e improvviso, ma vittime, attirando così l’appoggio di altri attori dell’area e di una parte dell’opinione pubblica internazionale. Gli unici da cui potrebbero avere una mano sul territorio israeliano, però, sono gli Hezbollah del Libano. Militarmente l’esercito israeliano è uno dei meglio armati e addestrati al mondo e farà valere molto probabilmente la sua superiorità. L’unica incognita, spiega Giuseppe Morabito, generale con al suo attivo diverse missioni all’estero fondatore dell’Igsda e membro del Collegio dei Direttori della Nato Defense College Foundation, sono gli ostaggi, che quasi sicuramente verranno usati come scudi umani.



Resta il mistero di come l’intelligence israeliana, considerata da sempre molto efficiente, non sia stata in grado di prevedere l’attacco, sferrato con missili che per la loro quantità hanno eluso almeno in parte il sistema difensivo Iron Dome.

Come mai l’intelligence israeliana, così famosa per la sua efficienza, non è riuscita prevenire un attacco di questa portata?

Sono sorpreso da questo fatto. L’intelligence israeliana è considerata una delle migliori al mondo. Il fatto che non sia stata in grado di anticipare quello che stava avvenendo è veramente sorprendente. Sicuramente i palestinesi nella preparazione di questa operazione militare sono stati supportati dagli iraniani. La pianificazione di questa azione, comunque, è stata sicuramente complessa, ha avuto bisogno di diverse settimane di preparazione. Un’organizzazione capillare che non è stata improvvisata. Fare delle ipotesi sul motivo per cui l’intelligence israeliana ha fallito, comunque, a questo punto non è possibile. Chi sa veramente non parla in pubblico.



È troppo ipotizzare una qualche infiltrazione nei servizi o addirittura gettare l’ombra della corruzione?

A mio parere è da escludere assolutamente.

Tra l’altro Israele è famoso per il suo sistema di difesa missilistico. Anche questo, per l’occasione, non ha funzionato a dovere?

Iron Dome, il sistema antimissile utilizzato dagli israeliani, è tarato e strutturato per fronteggiare un certo numero di missili simultanei, probabilmente questa volta la quantità di missili lanciati da Hamas è stato superiore alla soglia. Il che ha fatto sì che alcuni di questi potessero evitare il sistema. Era tarato per un attacco massiccio, ma non di questa portata. Non poteva fermare tutti quei missili lanciati nello stesso momento.

Inaspettate sono state anche le incursioni via terra, da parte di alcuni commando di terroristi nei territori occupati dagli israeliani. Una tecnica nuova?

Non era mai successo che i palestinesi mettessero in atto un’operazione del genere. Israele non se lo aspettava. Hamas ha usato una varietà di mezzi e di approcci che non si era mai vista finora, frutto di una preparazione accurata dell’azione.

Hanno usato anche dei parapendii a motore. Una tecnica inedita anche questa.

Sì, ma in questo caso si tratta di pochi terroristi. Per imparare a usare i parapendii basta andare in qualche altro Paese e addestrarsi facendo un corso. E poi procurarsene uno da utilizzare partendo dalla Palestina. Non appare essere molto difficile.

Ma i palestinesi adesso hanno la capacità di resistere al contrattacco degli israeliani?

L’esercito israeliano è uno dei meglio attrezzati e preparati al mondo. I palestinesi non dovrebbero avere le forze per sostenere un contrattacco. Anche i missili che hanno lanciato finora, arrivati dall’Iran con qualche espediente e assemblati sul posto, sono in numero limitato. Probabilmente potranno sostenere un attacco missilistico del genere ancora per due o tre giorni, ma non hanno grandi possibilità di stoccaggio, non abbastanza per sostenere lungi attacchi missilistici. Hamas spera solo di passare da carnefice a vittima dopo la risposta militare israeliana, in modo da attirare il sostegno di qualcuno alla sua azione. Non ci sono però Paesi o attori dell’area che li sosterranno. I palestinesi vorrebbero creare un altro fronte, ma non credo che il mondo arabo si lasci coinvolgere. Ci sono Paesi come Egitto e Giordania che hanno accordi di non belligeranza con Israele. L’Iran, da cui arrivano i missili, non si esporrà più di quello che ha fatto finora. L’unico aiuto potrebbe arrivare dagli Hezbollah del Libano.

Netanyahu ha parlato di vendetta, di regolare una volta per tutte i conti con Gaza: dobbiamo aspettarci un’azione imponente e distruttiva in questa zona?

Una volta un generale israeliano mi ha detto: “Il nemico devi colpirlo anche una volta sola, l’importante è che venga colpito in modo che non si rialzi”. Vorranno cercare di ridurre drasticamente e possibilmente neutralizzare la capacità operativa dei terroristi.

I palestinesi hanno anche sequestrato decine di ostaggi, un elemento da tenere in considerazione per immaginare quale potrò essere la reazione israeliana?

Purtroppo, credo che gli ostaggi possano venire utilizzati come scudi umani per cercare di impedire agli israeliani di colpire alcuni obiettivi sensibili. Dobbiamo far buona memoria di questo in futuro quando nella comunità internazionale si inizierà a rimarcare le non buone condizioni di vita dei civili a Gaza.

Ma che tipo di azione ci dobbiamo aspettare dagli israeliani?

Il loro esercito è dotato di carri, aerei, missili, droni, per attaccare hanno tutte queste possibilità. Quello che dobbiamo aspettarci è la corretta reazione israeliana.

Una volta terminata questa reazione, la situazione rimarrà ancora come prima?

I palestinesi cercheranno di ricostituire la loro capacità operativa, a Gaza come altrove, ci vorrà del tempo ma vorranno tornare ad avere una loro capacità offensiva che gli israeliani, memori di quello che è successo questa volta, cercheranno di smantellare ora e non far ricostituire. Per il momento non si vede una via diplomatica percorribile. Israele ha firmato i cosiddetti accordi di Abramo con alcuni Paesi del mondo arabo, ma questi allontanano Gaza e i palestinesi dai loro alleati storici. Hamas vuole mettere in crisi questi accordi che stavano mettendo Israele in una posizione di non belligeranza. C’è il pericolo reale che elementi “dormienti” di Hamas esportino nel mondo questa offensiva terroristica. Le prossime settimane sono importanti sotto questo aspetto.

(Paolo Rossetti)

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