HAMAS RIFIUTA OGNI NEGOZIATO CON ISRAELE. NETANYAHU PRONTO AD INTERVENIRE VIA TERRA

Continua incessante la guerra tra Israele ed Hamas, giunta al suo terzo giorno consecutivo che ha visto numerosi bombardamenti e missili lanciati da entrambe le parti. Attualmente, si contano oltre 800 morti e 2.100 feriti da parte degli israeliani, che vanno ad aggiungersi ai 400 morti e 2mila feriti palestinesi, in larghissima parte civili coinvolti collateralmente nei bombardamenti, mentre gli stati mondiali si stanno già muovendo per cercare una possibile soluzione pacifica al conflitto.



L’Egitto, infatti, ha dichiarato di aver contattato sia Israele che Hamas, coinvolti nella guerra, avanzando l’ipotesi di uno scambio di prigionieri, con annesso cessate il fuoco temporaneo. Circostanza che non è stata accolta positivamente da Hamas, secondo quanto riferisce il funzionario palestinese a Doha Hossam Badran, che ha ribadito come “l’operazione militare è ancora in corso. Non c’è attualmente alcuna possibilità di negoziare sulla questione dei prigionieri o su qualsiasi altra cosa”. Posizione simile a quella espressa dal leader di Israele, Netanyahu, che in una telefonata al presidente USA Joe Biden ha detto chiaramente che “non possiamo negoziare”, sottolineando come sia necessario, ora, entrare anche via terra per “ristabilire la deterrenza”. (Agg di Lorenzo Drigo)



RAID ISRAELE SUL MERCATO DI JABALYA, ALMENO 50 MORTI. ASSEDIO TOTALE CONTRO HAMAS

La morsa della reazione israeliana contro i filo-palestinesi è sempre più dura: mentre la guerra Hamas-Israele si intensifica sempre di più, alcuni aerei di Tel Aviv hanno bombardato il mercato ortofrutticolo di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Almeno 50 morti tra civili e quantità indefinita di feriti trasportati negli ospedali. Nel frattempo il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ordinato «l’assedio totale della Striscia», specificando che verranno bloccate «elettricità, cibo e benzina. Tutto è chiuso».



È lo stesso Ministro a commentare poco dopo alla tv d Israele come «Stiamo combattendo animali umani e ci comporteremo di conseguenza». Le sirene di allarme per la guerra Hamas-Israele sono risuonate nella zona centrale a Gerusalemme e al confine nord con il Libano, con altri morti provocati dai raid di Hamas che non diminuiscono. Restano quasi 1300 i morti tra palestinesi e israeliani finora in un conteggio che è purtroppo destinato a crescere giorno dopo giorno, ora dopo ora. Dall’Iran continua il fermo sostegno alla causa di Hamas senza però ammettere di aver preso parte attiva all’inizio della guerra, così come Hezbollah smentisce l’invio di razzi contro obiettivi ebraici. «Una nazione invasa ha il legittimo diritto di difendersi dall’aggressore», così afferma il ministro degli Esteri iraniano Nasser Kanani, riferendosi alla “nazione palestinese” durante una conferenza stampa. Lo riporta l’agenzia Mizan: «L’annuncio degli Stati Uniti sull’invio di una portaerei nella regione significa una partecipazione pratica all’aggressione contro la nazione palestinese», ha il Governo degli ayatollah.

LA GUERRA TRA HAMAS E ISRAELE VICINO ALLA SVOLTA: PRONTA INVASIONE DI GAZA

È iniziata da neanche due giorni la guerra tra Hamas e Israele e già potremmo essere vicini ad una prima svolta: l’operazione “Tempesta al-Aqsa” avviata sabato 7 ottobre dai terroristi di Hamas – con raid, razzi e rapimenti di ostaggi civili non solo tra i cittadini israeliani – è stata contrapposta alla reazione di Tel Aviv con l’ingente carico di bombe sganciate su Gaza e sugli obiettivi militati di Hamas (operazione dal nome “Spade di ferro”). Ora però con Israele che ha già dichiarato lo stato di guerra elevando a rango di “leader di guerra” il Premier Bibi Netanyahu, si avvicina l’invasione della Striscia.

Secondo il “Washington Post” gli Stati Uniti si attendono un’ampia operazione via terra degli alleati israeliani contro Hamas a Gaza «entro le prossime 24-48 ore»: il “cordone” attorno alla ribellione palestinese al momento vede la conferma del sostegno, anche se non direttamente attivi negli attacchi, dell’Iran e di Hezbollah. In particolare da Teheran arriva la conferma in una nota del governo in mano agli ayatollah: «Appoggiamo orgogliosamente la Palestina, ma non siamo coinvolti nella risposta palestinese (l’attacco a Israele, ndr), che è stata condotta solo dai palestinesi». A livello macrogenerale, l’impressione sempre più marcata è che dietro all’attacco dei palestinesi vi sia il tentativo di “stoppare” gli accordi tra Israele e Arabia Saudita, il secondo punto “chiave” della lunga opera diplomatica occidentale nel riavvicinamento ad Emirati (già ottenuto da tre anni) e per l’appunto Ryad. Nella seconda notte di guerra tra Hamas e Israele intanto è scattato l’ulteriore “diluvio” di bombe contro la Striscia, in risposta all’attacco con 100 razzi sganciati da Hamas contro Ashkelon, nel sud di Israele: colpiti, secondo il portavoce militare Daniel Hagari, i miliziani palestinesi a Beeri, Kfar Aza, Nirim e Alumim.

BILANCIO VITTIME SUPERA I 1000 MORTI: 260 CADAVERI SOLO ALLA STRAGE NEL RAVE DI ISRAELE

In attesa di capire come e se avverrà la tanto rilanciata invasione della Striscia di Gaza, la guerra tra Hamas e Israele mostra già il sui lato peggiore sotto il profilo dei morti e dei feriti: a nulla è valso al momento l’appello alla tregua lanciato dall’ONU, da Ue, Usa, Cina, Russia e dello stesso Vaticano con Papa Francesco. Al momento le ultime notizie aggiornate alla mattina del 9 ottobre danno 700 morti solo tra gli israeliani, con 2500 feriti ma con anche 750 dispersi, di cui 100 sarebbero vittima di ostaggi in mano ad Hamas a Gaza. Di contro, le vittime palestinesi sarebbero 436 – di cui 91 bambini – e ben 2270 feriti: nella giornata di sabato è stato toccato l’inquietante “record” di vittime ebree giornaliere dall’Olocausto.

Di questi già oltre 1000 morti complessivi, almeno 260 provengono dalla strage al rave party nel deserto di Reim: cadaveri recuperati al Nova Music Festival colpito dalle incursioni dei palestinesi nelle ore immediatamente successive allo scoppio della guerra Hamas-Israele. «È stato un massacro, non ho mai visto nulla di simile in vita mia – ha detto un medico di emergenza israeliano riportato dalla Bbc -. Un agguato, le squadre di terroristi li aspettavano davanti alle uscite di emergenza». Spari che arrivano anche questa mattina durante il recupero dei corpi al rave devastato: in generale, i video qui sotto sono impressionanti e fanno ben capire il livello di terrore raggiunto in quegli istanti.

Lo stesso che devono aver provato le vittime e gli ostaggi prelevati da agenti palestinesi “dormienti” per mesi nei territori dello Stato ebraico: 130 in tutto sarebbero gli ostaggi civili ora in mano ad Hamas, con anche donne e bambini rinchiusi in gabbie e sottoposti a torture e pare anche abusi. La denuncia arriva dai media Usa e israeliani, con la sottolineatura non da poco della forte difficoltà di liberare i rapiti (tra cui ci sono anche americani, tedeschi e francesi, ndr) da parte delle forze speciali di Tel Aviv. «Liberare gli ostaggi è una capacità richiesta alle forze speciali. Ma un conto è liberarli in un’area sotto controllo, in una cornice di forze di polizia, con un’azione puntiforme altamente professionale. Altro è in un formicaio ostile: occorrerebbero forze importanti, parecchi mezzi, informazioni estremamente precise e un’area di sicurezza. Si metterebbe a rischio l’incolumità degli ostaggi. Non basta l’azione dello specialista in guanti bianchi che mette una carica sulla porta, entra, uccide i cattivi, salva i buoni e li porta via», così spiega oggi al “Messaggero” il generale Marco Bertolini, già al vertice del Comando operativo interforze. Il “buco” clamoroso della rete di intelligence e dei militari israeliani all’inizio della guerra tra Hamas e Israele sta portando non poche problematiche nella risposta al terrorismo, con la lentezza di quei primi momenti che è stata pagata molto cara non solo con i tanti morti civili ma anche con la presa degli ostaggi, ora vero proprio “nodo” irrisolvibile nel breve periodo.