Guerra Hamas-Israele: raid sul Libano
La guerra tra Hamas e Israele continua a mietere vittime. Nelle ultime ore un razzo partito da Beirut ha provocato la morte di una donna e il ferimento di otto persone a Safed: Israele ha risposto lanciando raid aerei sul Libano. Come specificato in seguito da Tel Aviv, è una soldatessa la donna uccisa da uno dei razzi partiti ieri dal Libano, che ha colpito una base militare israeliana nei pressi di Safed, nel nord del Paese. Nel raid ci sono stati anche 8 feriti. La vittima, secondo quanto riportato dall’esercito, sarebbe Amer Sarah Benjo, di 20 anni. Intanto proseguono le trattative al Cairo per arrivare al rilascio degli ostaggi e ad una tregua: i dialoghi sono stati allungati di tre giorni per tentare di trovare un punto di incontro, come riferito dal New York Times che cita fonti egiziane.
Il presidente palestinese Abu Mazen ha lanciato un appello ad Hamas per “compleatre l’accordo sugli ostaggi per risparmiare al nostro popolo palestinese il flagello di un’altra catastrofe”. Il ministro Tajani continua invece a ribadire la vicinanza dell’Italia a Tel Aviv: “Noi siamo amici di Israele, sosteniamo con forza il diritto di Israele a difendersi, a non essere attaccato, nessuno lo può cancellare dalla carta geografica. Il 7 ottobre c’è stata una caccia all’ebreo da parte di Hamas, non un attacco militare, io ho visto filmati incredibili. Noi diciamo che la reazione deve essere proporzianata, diciamo ‘attenzione a non fare troppe vittime civili’. L’interesse generale è la de-escalation, bisogna sostenere il dialogo in Egitto per avere una sospensione dei combattimenti e liberare gli ostaggi”.
Guerra Hamas-Israele: le condizioni di Netanyahu per una tregua
Nell’attacco di Israele condotto nel Sud del Libano in risposta al razzo partito da Beirut su Safed, che ha portato alla morte di una giovane soldatessa, sono stati uccise tre persone. Il missile israeliano ha colpito un edificio residenziale nella città di Nabatiyeh, nel sud del Libano. Una fonte della sicurezza all’AFP ha dichiarato: “Tre civili sono morti nell’attacco israeliano, tra cui due donne”. Nel frattempo nella serata di ieri le forze speciali israeliane, vestite da medici e pazienti, hanno fatto irruzione in una struttura sanitaria in Cisgiordania, uccidendo tre presunti terroristi palestinesi. “I crimini dell’esercito israeliano non rimarranno senza risposta” ha replicato Hamas.
Proseguono intanto, al Cairo, i negoziati per un cessate il fuoco: al momento un accordo tra le parti sembra ben lontano e proprio per questo, come sottolineato dal New York Times, i dialoghi sono stati allungati di tre giorni. Il premier israeliano Netanyahu, in un messaggio social ha sottolineato: “Insisto affinché Hamas rinunci alle sue richieste deliranti. Quando rinunceranno a queste richieste, potremo andare avanti”. Secondo il capo israeliano “la chiave per il rilascio del resto dei nostri rapiti è anche questa: una forte pressione militare e negoziati molto fermi”. A detta del primo ministro, solamente “un cambiamento nelle posizioni di Hamas” permetterà di trovare un accordo sul cessate il fuoco.
Guerra Hamas-Israele: l’ambasciatrice palestinese a Roma chiede il cessate il fuoco
Nella giornata di ieri, 14 febbraio, ha preso parola anche l’ambasciatrice palestinese a Roma, Abeer Odeh, che ha replicato all’Adnkronos in merito alle mozioni votate ieri in Parlamento su Gaza con la richiesta di un cessate il fuoco. “Ringrazio il Parlamento italiano e tutte le forze politiche che ivi rappresentano il popolo italiano, nostro amico, per aver richiesto, insieme a noi, ciò che è più urgente e necessario in questo momento: l’immediato cessate il fuoco a Gaza” ha sottolineato. Secondo l’ambasciatrice “è ora che la legalità internazionale sia ristabilita, ma è anche ora che la politica reclami il suo ruolo di protagonista nella risoluzione dei conflitti”.
Per questo motivo “siamo certi che il governo italiano raccoglierà l’invito del Parlamento e si assumerà le responsabilità che competono a un Paese importante come l’Italia, nel Mediterraneo e nel mondo, per portare pace e giustizia in Palestina e nell’intera regione, con l’immediato cessate il fuoco, la fine dell’occupazione israeliana e il riconoscimento dello Stato di Palestina sui confini del 1967 con Gerusalemme Est capitale”. Odeh ha poi ricordato “il provvedimento d’urgenza della Corte Internazionale di Giustizia, che ha accertato sufficienti indizi per approfondire l’istruttoria sul reato di genocidio”. E ha espresso “apprezzamento per l’ulteriore sforzo del Sudafrica nel richiedere alla Corte di agire immediatamente per prevenire imminenti e drammatiche violazioni come quelle che rischiano di annientare un milione e mezzo di civili rifugiati a Rafah“.