HAMAS: “L’ATTACCO A ISRAELE LO PREPARAVAMO DA DUE ANNI”

Erano almeno 2 anni che Hamas progettava e preparava l’attacco da sferrare contro Israele, provocando la guerra ora alle porte di Gaza che potrebbe estendersi per diversi mesi: lo ha annunciato a “Russia Today” un dirigente di Hamas, Ali Baraka, secondo cui anche i Paesi “alleati” «sono stati informati solo dopo l’inizio delle azioni militari». Modalità top secret, operazione a conoscenza di pochi vertici anche all’interno di Hamas, l’attacco contro lo Stato ebraico è stato preparato nel dettaglio senza coinvolgere l’intero board del gruppo islamista.



Mentre i raid israeliani in Siria pare abbiano avuto come obiettivo i depositi di armi iraniane custoditi dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani presenti in Siria, resta la dura reazione di Tel Aviv contro l’alleanza pan-araba che circonda lo Stato d’Israele: dalla Striscia di Gaza agli Hezbollah nel Libano (a Nord) fino alle tensioni con Siria, Iran e ora pure con l’Egitto che mantiene per il momento chiusi i valichi a sud impedendo agli sfollati di Gaza di prendere riparo prima dell’invasione dei tank israeliani. Dopo diverse pressioni internazionali, interviene a 6 giorni dall’inizio della guerra Hamas-Israele il leader dei palestinesi: «Rigettiamo le pratiche relative all’uccisione o agli abusi sui civili da entrambe le parti perché violano la morale, la religione e il diritto internazionale», ha detto il presidente palestinese Abu Mazen incontrando il re Abdallah di Giordania, citato dalla Wafa. Il leader ha poi anche chiesto «la fine immediata dell’aggressione al popolo palestinese». Tra le ultime notizie in arrivo da Tel Aviv, la vicenda dei bambini massacrati e torturati nel kibbutz di Kfar Aza sia il Jerusalem Post che l’account ufficiale del Governo isralieano confermano le notizie emerse negli scorsi giorni: «Queste sono alcune foto che il premier Benyamin Netanyahu ha mostrato al segretario di Stato americano Antony Blinken – si legge nel post su X con le foto choc dei bimbi carbonizzati avvolti da un lenzuolo bianco -. Sono foto di bimbi uccisi e carbonizzati dai mostri di Hamas. Hamas è disumano. Hamas è l’Isis».



NETANYAHU INCONTRA BLINKEN: “HAMAS DEVE ESSERE SCHIACCIATO”. RAID IN SIRIA

Nel vertice a Tel Aviv per fare il punto sulla guerra Hamas-Israele, il Presidente israeliano Bibi Netanyahu al Segretario di Stato Usa Blinken conferma l’intento di invadere la Striscia di Gaza al più presto, probabilmente una volta chiarito quale atteggiamento tenere in merito ai circa 200 ostaggi prelevati dai palestinesi nei primi giorni di guerra. «Hamas deve essere schiacciato come l’Isis. Deve essere trattata esattamente come l’Isis e schiacciato. Chi ha appoggia Hamas deve essere oggetto di sanzioni». L’inviato del Presidente Biden ribadisce il monito Usa già avanzato ieri: «Stati e non Stati pensate a cosa fare in questa situazione, non agite contro Israele. Abbiamo dispiegato portaerei nell’est del Mediterraneo e daremo altro supporto – ha concluso Blinken -. Garantiremo a uomini, donne e bambini presi in ostaggio che possano essere liberati».



Intanto prosegue la trattativa sugli ostaggi, con ruolo attivo di Egitto, Turchia e Qatar nel tentativo di impedire l’invasione di Gaza prima di far uscire gli sfollati dalla Striscia: Al Sisi ha fatto sapere che il valico di Rafah – a sud della Striscia – sarà riaperto ma solo con la tregua militare raggiunta. Di contro, davanti alle ulteriori accuse lanciate da Israele contro gli ayatollah, l’Iran nega ogni coinvolgimento nella guerra Hamas-Israele: «è un atto di resistenza interamente palestinese», rileva la nota di Teheran, «con l’assedio di Gaza Israele cerca il genocidio dei palestinesi». Ultime notizie in arrivo intanto dalla tv di Stato della Siria, nelle scorse ore Tel Aviv avrebbe sganciato bombe sugli aeroporti di Damasco e di Aleppo, entrambi messi fuori uso. L’aereo con a bordo il ministro degli Esteri iraniano, diretto in Siria, è dovuto tornare indietro dopo il k.o. degli aeroporti ad opera dei raid israeliani. Ricordiamo che la Siria sciita di Assad è alleata e partner strategica dell’Iran, tutti a loro volta solidali con le rivendicazioni di Hamas in Palestina.

LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA A GAZA: ISRAELE “PRONTI ALL’ATTACCO VIA TERRA CONTRO HAMAS”

La guerra tra Hamas e Israele potrebbe essere giunta, dopo soli 6 giorni, ad una possibile svolta: dopo il fitto lancio di razzi e bombardamenti sulla Striscia di Gaza – che continua anche mentre vi scriviamo – i tank israeliani si avvicinano sempre più ai confini con i territori palestinesi e minacciano l’invasione nel giro di poco tempo. Stamane il tenente colonnello Richard Hecht ha spiegato che le forze armate «si stanno preparando per una manovra di terra, se verrà decisa».

Insomma, l’esercito di Tel Aviv è pronto per l’attacco ma attende il via libera dello Stato ebraico, forse pianificato dopo la visita di oggi del Segretario di Stato Usa Antony Blinken a Gerusalemme. Israele in questi primi giorni di guerra contro Hamas ha richiamato circa 360mila riservisti dell’esercito minacciando una risposta «senza precedenti» all’ incursione di Hamas avvenuta lo scorso fine settimana, «Gaza non sarà più come prima» aveva detto il Premier Netanyahu. Nel frattempo si aggiorna costantemente il già tragico bilancio delle vittime nella guerra Hamas-Israele: i morti ebrei sono 1.300 secondo l’aggiornamento pubblicato dal Times of Israel (che cita fonti sanitarie israeliane), mentre i feriti sono più di 3.300, di cui 28 in condizioni critiche e 350 in gravi condizioni. Per il numero delle vittime nella Striscia di Gaza, praticamente tutte causate dai bombardamenti israeliani degli ultimi sei giorni, è salito ad almeno 1.200 morti e circa 5.600 feriti (fonte il ministero della Sanità palestinese).

GUERRA HAMAS-ISRAELE, L’AVVERTIMENTO DEGLI USA E LE TRATTATIVE PER I CORRIDOI UMANITARI

Come appunto già detto, nella giornata di oggi importanza vertice sulla guerra Hamas-Israele con la visita del segretario di Stato Usa Antony Blinken: oggi il diplomatico dell’amministrazione Biden incontrerà il premier Netanyahu, i vari membri del governo e il presidente Herzog, in segno di sostegno degli Stati Uniti al popolo israeliano dopo gli attacchi di Hamas. Domani invece vedrà anche il presidente palestinese Abu Mazen per provare a tracciare una minima trattativa sul fronte corridoi umanitari nella striscia di Gaza. Da Ue e Onu viene richiesto l’intervento dell’autorità autonoma palestinese e del suo leader per le condanne all’attacco terroristico di Hamas, ma finora silenzio è calato da oltre Ramallah.

«L’ho detto chiaro agli iraniani, state attenti», così ha parlato ieri il Presidente Usa Joe Biden contro quell’Iran che fin dai primi giorni della guerra Hamas-Israele si è apertamente schierato dalla parte di Teheran, rivendicando la volontà di “cancellare lo Stato ebraico dalla storia”. Israele deve agire «secondo il diritto bellico», ha aggiunto il leader dem, spingendo però allo stesso tempo per costituire un corridoio umanitario che possa far fuggire da Gaza le vittime civili palestinesi. «Stiamo discutendo attivamente con gli israeliani e l’Egitto riguardo a un corridoio sicuro per l’uscita degli stranieri da Gaza e l’ingresso degli aiuti nella Striscia», sottolinea il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby. La situazione nel frattempo è sempre più grave a Gaza dove da ieri non è più in funzione la centrale elettrica che garantiva energia nella Striscia: «Non sarà fornita elettricità, né acqua, né entreranno camion di benzina a Gaza finché gli ostaggi israeliani non torneranno a casa», lo ha detto il ministro dell’Energia israeliano, Israel Katz, aggiungendo «Umanitarismo per umanitarismo. E nessuno ci può fare prediche sulla moralità». «E’ necessario andare nelle piazze del mondo arabo e islamico venerdì. I popoli di Giordania, Siria, Libano ed Egitto hanno il dovere più grande di sostenere i palestinesi perché i confini sono vicini a voi»: così rilancia l’appello al mondo arabo di star vicini ad Hamas l’ex leader del gruppo terroristico, Khaled Meshaal, oggi dirigente dal Qatar dell’ufficio della diaspora di Hamas.