La guerra in Congo va avanti ormai da mesi, con i tutsi di M23, braccio armato del Ruanda, che avanzano per il controllo delle terre e delle risorse nell’est del Paese, mentre l’Onu resta a guardare. È ciò che riassume il reportage di Domenico Quirico sulle colonne di La Stampa. Il conflitto nella zona dei Grandi Laghi, seppure con alcune tregue, prosegue da trent’anni, ma adesso la situazione si è fatta più pericolosa e le popolazioni locali lo stanno pagando sulla propria pelle.



Gli sfollati sono circa 400 mila. Uomini, donne e bambini che scappano a piedi verso la città di Goma, la capitale del nord Kivu, attraverso la strada Nazionale 2. Portano con sé pochi averi: vestiti per lo più, ma anche un materasso su cui dormiranno intere famiglie. I più piccoli hanno tra le mani le latte di plastica che utilizzeranno per attingere l’acqua. I ricchi si aiutano con delle biciclette.



Guerra in Congo, i tutsi di M3 avanzano e Onu resta a guardare: il racconto del conflitto

I profughi sono disperati, ma le condizioni di coloro che stanno combattendo in prima persona  la guerra in Congo contro i tutsi di M3, non è migliore. La maggior parte di loro sono poco più che adolescenti, hanno tute mimetiche sudice e baschi dai mille colori. Speravano che, in base ad un accordo firmato, l’offensiva finisse a metà gennaio, ma ciò non è avvenuto. Il braccio armato del Ruanda, scavalcata la frontiera, hanno conquistato i centri commerciali di Rutshuri e Kiwanja. Dei caschi blu dell’Onu, intanto, non c’è alcuna traccia: hanno indetto una “ritirata tattica”.



Ad arrivare nelle prossime ore a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, sarà invece Papa Francesco. Il Pontefice avrà un colloquio con il presidente Félix Tshisekedi per poi incontrare le autorità, il corpo diplomatico e la società civile. Infine celebrerà una messa in aeroporto nella città di Ndolo.