In un già complesso periodo storico caratterizzato dalle violente ostilità in Ucraina e Medio Oriente, la terza guerra mondiale a pezzi – come l’ha più volte definita Papa Francesco – si esente anche al territorio siriano che dopo alcuni anni di (apparente, ma mai effettiva) pace si trova a fare i conti con l’ennesima pagina della guerra in Siria scoppiata ormai 13 anni fa e mai veramente risolta: solamente nella giornata di oggi – infatti – le milizie ribelli sostenute dalla Turchia sono riuscire ad entrare nelle sempre contesa Aleppo che negli ultimi otto anni era rimasta stabilmente in mano al regime di Assad; il tutto ‘condito’ dalla ripresa dei bombardamenti russi che riaccendono alle più buie memorie della guerra in Siria.
Partendo proprio dalle ultimissime novità sulla guerra in Siria, in mattinata è stata data la notizia dell’ingresso delle truppe jihadiste ribelli in quella che da sempre è considerata la città chiave dell’eterno conflitto, estendendo poco dopo il loro controllo anche sulla città di Saraqib: immediata (e forse ovvia) la reazione della Russia – che peraltro negli ultimi anni sembrava aver perso leggermente la sua presa sul territorio siriano – con le bombe sganciate dal Cremlino che sono tornare a ‘piovere’ sulla città patrimonio dell’Unesco accentuando la già feroce crisi umanitaria che da 13 anni interessa il paese.
Nel frattempo, sembra che anche l’esercito israeliano stia dando il suo supporto alla guerra in Siria, schierandosi – ironicamente – dal lato dei jihadisti abbattendo alcune basi dei miliziani libanesi di Hezbollah (impegnati a loro volta in Siria, ma dal lato di Assad) site al confine siriano con il Libano, usate per rifornire di armi i ribelli.
Le origini della guerra in Siria: cos’è successo nel 2011 e quali sono gli schieramenti in campo
Insomma, come dicevamo già prima la guerra in Siria è tornata in tutta la sua intensità e sembra destinata a crescere ulteriormente aggiungendo un importante (e certamente contesto) pezzo della terza guerra mondiale; ma nel frattempo che le ostilità crescono, vale la pena tornare all’origine di tutto, ripercorrendo brevemente quanto accaduto sull’ormai martoriato territorio siriano per capire quale sia veramente la posta in gioco per le consolidate fazioni che si sono create dal 2011 a questa parte.
Proprio nel 2011 la guerra in Siria iniziò a destare alcune preoccupazioni internazionali con delle proteste civili che sfociarono in una violenta soppressione da parte del regime di Hafiz al Assad – subentrato al padre nel 1994 dopo che quest’ultimo aveva detenuto il potere stabilmente dal 1970 -: le proteste sfociarono in una vera e propria ribellione strutturata, guidata dai miliziani jihadisti con l’obiettivo di conquistare la Siria e destituire Assad. Fin da subito la guerra si concentrò attorno ad Aleppo, ma mentre i ribelli avanzavano pian piano conquistando aree della città, grazie all’intervento della Russia del 2015 la città finì sotto il controllo completo di Assad e nel 2020 di arrivò ad un primo cessate il fuoco (di fatto fittizio) che contribuì quanto meno ad evitare la completa distruzione della città.
Cosa c’è dietro alla guerra in Siria: il controllo dell’area da parte della Russia e l’opposizione dell Turchia
Nel frattempo, ad aggiungere un ulteriore livello di complessità nel conflitto che a quel punto vedeva schierati – da un lato – Assad e Russia e – dall’altro lato – i ribelli jihadisti ci hanno pensato le varie forze militari mediorientali: a sostenere il governo ‘regolare’ siriano ci hanno pensato anche l’Iran, l’Iraq, gli Hezbollah, il Pakistan, lo Yemen e l’Afghanistan; mentre dal lato jihadista è arrivato l’importante sostegno da parte della Turchia che in quest’ultima fase si è rivelato cruciale per la conquista di Aleppo.
Tornando al presente della guerra in Siria – infatti – con il progressivo indebolimento della resistenza russa, libanese ed iraniana (al contempo impegnata nei più importanti conflitti in Ucraina e Medio Oriente), la Turchia ha fatto la sua mossa per completare il – mai dichiarato, ma sempre supposto dagli osservatori – piano di impedire che il territorio siriano cada sono l’indiretto controllo della Russia che avrebbe così libero accesso all’area.