Erdogan e Putin hanno firmato un accordo per il cessate il fuoco nella provincia di Idlib a partire dalla mezzanotte di venerdì. Un accordo che giunge dopo l’escalation delle ultime settimane, quando siriani e turchi si sono combattuti provocando molte vittime su entrambi i fronti, il tutto mentre la popolazione civile era colpita dai bombardamenti e dal freddo implacabile di questo periodo. “Ogni accordo di cessate il fuoco è benvenuto” dice padre Firas Lutfi, ministro francescano della Regione San Paolo (Giordania, Libano e Siria), “anche se resta aperta la grande domanda: cosa succederà adesso, soprattutto cosa fare degli jihadisti della provincia di Idlib, dove mandarli, come fermarli”. Intanto, pur nella miseria e nella povertà della Siria di oggi, la città un tempo martire di Aleppo è diventata a sua volta centro di accoglienza di tanti profughi che fuggono da Idlib.
Che ne pensa dell’accordo firmato tra russi e turchi? Un cessate il fuoco può essere violato in qualunque momento, quindi che cosa c’è di positivo?
Qualsiasi accordo di cessare il fuoco è benvenuto, significa risparmiare la vita a civili e militari. Quando l’esercito turco è entrato nella provincia di Idlib molti soldati siriani che combattono per il bene della patria sovrana sono morti come martiri. Inoltre la popolazione civile ha pagato un prezzo enorme. Quindi ben venga qualsiasi accordo di sospensione dei combattimenti.
C’è chi pensa che in realtà Putin ed Erdogan vogliono spartirsi la regione di Idlib. Che idea si è fatto?
Adesso la domanda è: che cosa accadrà dopo? La cosa positiva è che i turchi che minacciavano l’esercito siriano che avanzava per liberare l’autostrada tra Damasco e Aleppo, grazie alla pressione russa sono stati fermati. Putin è stato chiaro: l’esercito siriano rimarrà là dove è arrivato. I turchi volevano che tornasse indietro, i russi hanno detto no, quel che è fatto è fatto.
Restano però ancora gli jihadisti nella provincia di Idlib. Che cosa accadrà?
Questa è la grande domanda che tutti ci poniamo. Chi li trattiene, cosa fare con loro e dove mandarli? Questi terroristi sono pronti a morire e a combattere. Questa al momento è una domanda senza risposta.
Nell’accordo di pace si parla anche di sorveglianza congiunta russo-turca dell’autostrada che collega Damasco a Latakia e ad Aleppo. È importante?
Sicuramente. Ogni attacco degli jihadisti ai civili che si muovono per fuggire verso Damasco e Aleppo sarà represso. Insomma, ci sono delle speranze. I russi inoltre hanno ribadito nell’accordo che la Siria deve essere un paese libero e sovrano e che debba riacquistare tutto il terreno che le apparteneva, cosa che a Erdogan non è piaciuta, ma che ha dovuto accettare.
Di Aleppo, che ha subìto otto anni di bombardamenti e di morti, non si parla più. È vero che molte famiglie che fuggono da Idlib adesso vengono accolte proprio ad Aleppo?
Certo, non possono andare in Turchia, che non li vuole. Hanno provato a vivere sotto la dominazione jihadista, adesso desiderano tornare nella loro patria liberata. Aleppo sta accogliendo centinaia di famiglie.
Voi come francescani da anni avete aperto missioni per sostenere mense che ogni giorno mettono a disposizione migliaia di pasti per le famiglie povere. La parrocchia San Francesco Antoniano garantisce ogni mese aiuto a circa mille famiglie. Siete in grado di aiutare anche questi profughi?
Non è facile, la Siria continua a vivere in una situazione difficile, per colpa dell’embargo, dell’alto prezzo del cibo, dell’aumento dei poveri e dei senza lavoro. Malgrado tutto questo la Provvidenza fa sempre il suo compito, grazie a Dio continuiamo a fare quello che abbiamo iniziato. La carità non è mai mancata, in particolare dall’Italia, il paese più generoso. Amici e benefattori sostengono bambini e donne in sofferenza. Grazie a persone normali che si sono private di qualcosa: la generosità fatta con il cuore è in grado di sostenere molte attività.
C’è intanto il dramma dei profughi al confine greco-turco. L’Europa ancora una volta sembra disinteressarsi di questa nuova emergenza. Che cosa ne pensa?
Purtroppo anche questa volta le persone sono usate da parte della Turchia per far pressione sull’Europa, chiedere soldi o aiuti militari. L’Europa non sappiamo perché taccia davanti a questo ennesimo tentativo di Erdogan, non so perché tollerino la sua provocazione, mentre i civili muoiono in mare, non sanno dove andare e come passare il resto della vita dopo aver già visto e sopportato di tutto per lunghi anni.
Che cosa ci dice questa nuova sofferenza?
Lascerei, in questa Quaresima, nelle mani del Signore tutto il dramma dei siriani. Il Papa dice sempre che non c’è peggior male dell’indifferenza. Bambini che muoiono nudi in mezzo alla neve o affogati nel Mediterraneo. Mi mancano le parole davanti a questo dramma. Il Signore piange ogni giorno per il massacro di questi innocenti.
(Paolo Vites)