La guerra civile che si è scatenata in Sudan potrebbe avere un esisto disastroso per l’economia mondiale. Come riferisce Dagospia, la nazione africana è uno dei principali produttori al mondo di gomma arabica, ingrediente fondamentale ma poco conosciuto per produrre bibite, vino, barrette di cioccolato e molti altri prodotti: l’80 per cento degli alberi di acacia, da cui si produce la gomma arabica, si trova in Sudan. In sostanza si tratta di una linfa essiccata che viene usata dalle aziende come stabilizzante, addensante ed emulsionante, e piccole quantità di gomma arabica le si trovano in prodotti come la Coca Cola, Pepsi, Nestlé ma anche le nocciole M&MS, le gomme da masticare Orbit, nonché cosmetici e prodotti farmaceutici.



A seguito del combattimento interno in Sudan, scoppiato fra le due fazioni militari opposte, il commercio di gomma arabica grezzo si è di fatto congelato: se l’approvvigionamento immediato non è un problema, i produttori sono preoccupati per ciò che succederà nel futuro prossimo, al momento hanno scorte in magazzino ma il prezzo della sostanza sta già salendo, così come fa sapere il Wall Street Journal. “La preoccupazione è che se finisce la gomma, finisce anche l’attività”, ha spiegato Osama Idris, direttore generale di Morouj Commodities UK, importatore e trasformatore di gomma grezza con sede a Weston-super-Mare. “Fortunatamente abbiamo scorte nel Regno Unito e quindi continueremo a lavorare, ma se la guerra continuerà per un anno, sarà un problema”.



SUDAN E IL PROBLEMA DELLA GOMMA ARABICA: LE DIFFICOLT’ DOPO IL CONFLITTO

Mohamad Alnoor, a capo della Gum Arabic USA, con sede a Falls Church, ha invece spiegato che la coltivazione e il raccolto di questa sostanza avviene per lo più nelle zone rurale del Paese e, al momento non sarebbe quindi nelle zone di scontri. Il problema è che in Sudan è molto complicato spostare il prodotto all’interno della stessa nazione o esportarlo in un altro Paese per via dei combattimenti in corso. “Al momento ho un carico a Khartoum in un luogo che è praticamente un nido di vespe”, ha detto Alnoor.



“È pronto per essere spedito – ha aggiunto – a meno che non ci siano alcune pratiche da parte della banca centrale, e non me ne andrò finché non avrò il pieno possesso di questo carico, o almeno non sarà immagazzinato o spedito a Port Sudan o in un luogo più sicuro”.