Il Sudan da oltre un anno si trova nel mezzo di una guerra civile scoppiata tecnicamente nel 2019, ma che si è intensificata in una vera e propria guerra solamente a partire dallo scorso marzo. Ora, a combattere, sono da un lato l’esercito regolare sudanese e, dall’altro, le cosiddette Forze di Supporto Rapido, spalleggiate dal gruppo paramilitare Wagner con lo scopo di destabilizzare definitivamente l’ordine costituito.
Il Sudan, però, è anche una di quelle guerre dimenticate, scoppiate in un periodo complesso per la geopolitica internazionale, schiacciata nei conflitti in Ucraina e a Gaza, ma anche in un difficile momento per la democrazia africana. Per portare la voce del popolo sudanese alla comunità occidentale, Yasir Said Arman, presidente del Movimento di liberazione del popolo sudanese, ha rilasciato un’intervista ad Avvenire, sottolineando immediatamente che “il Sudan, e l’Africa in generale, sono ignorate quasi ovunque. In questi giorni”, ha ricordato, “c’è stato a Roma un importante incontro sul rapporto tra Italia e Africa. L’Italia deve capire le conseguenze della guerra“, che fino a questo momento ha causato “più di 11 milioni di sfollati“.
Yasir Arman: “Il Sudan rischia di precipitare in una crisi migratoria”
Il Sudan, insomma, è nel mezzo di una crisi che rischia di diventare massiccia, e Yasir Arman pone l’accento anche sul fatto che “la guerra ha bloccato l’agricoltura, quindi ora ci aspettiamo una grande carestia. Se non riusciamo a fermare rapidamente il conflitto, affronteremo una grande emigrazione forzata” che, volente o nolente, finirà per raggiungere le coste europee, e specialmente quelle italiane.
Il rischio per il Sudan, spiega ancora Yasir Arman, è che la guerra si possa “trasformare in un conflitto etnico, tra le gente del centro e del Nilo, contro la gente dell’ovest. Da guerra tra due eserciti, diventerebbe guerra tra due comunità”. Ma di certo c’è che, tra i due schieramenti, uno rimane il più forte e numeroso, ed è quello rappresentato “dal popolo sudanese: società civile, realtà democratiche, donne, comitati di resistenza”, coloro, insomma, che “vorrebbero il cambiamento”. Queste sono le risorse su cui il Sudan, secondo Yasir Arman, deve far leva per ottenere il supporto di “Europa e mondo democratico per creare pressione dall’interno del paese”.