Com’è la guerra in Ucraina da chi la sta vivendo sul fronte? Il quotidiano La Verità ha raccolto una lunga intervista rilasciata da Max, 21 enne studente universitario che a oggi combatte sul fronte di Bakhmut nel suo Paese. “Mi hanno costretto ad ammazzare, provo molta rabbia per la morte dei miei fratelli e per i miei concittadini che sono stati stuprati e uccisi, per gli uomini e le donne che sono stati trucidati mentre cercavano di mettere in salvo la propria famiglia” sono le parole del ragazzo, che da normale studente è diventato un combattente dell’esercito ucraino.
“Quando la realtà e la brutalità di essa ti si para davanti così nella vita, diventi una persona diversa, non ti chiedi più se sia giusto o no uccidere. Lo è e basta perché altrimenti sei tu stesso a morire”. Max racconta a la Verità di quando ha ucciso dei soldati avversari sul fronte opposto della guerra in Ucraina: “era il 1° febbraio, di notte, e ci hanno attaccati in massa. Eravamo in trincea e sentivamo i colpi, abbiamo contrattaccato per mantenere le posizioni. Me lo ricordo bene, ho ucciso tre soldati della Wagner con un colpo di bazooka”. E ammette senza giri di parole che “mi è piaciuto farlo, finalmente anche io ho dato il mio contributo al mio Paese e poi non c’è altra soluzione: sono gli “orchi” che ci hanno invaso e in quel momento ho avuto la possibilità di vendicarmi”.
Guerra in Ucraina “i carri armati della Wagner sono in agguato. Simboli nazisti? Provocazione”
Max, lo studente universitario raggiunto da La Verità per ascoltare la testimonianza della guerra in Ucraina, racconta che “quando è scoppiata la guerra non avevo dubbi che avrei combattuto” al fianco del padre, veterano del Donbass, e che “a Kherson, era una guerra completamente diversa. A Kherson e Mikolaiv funzionava solo l’artiglieria; qui a Bakhmut, lavorano anche i carri armati, ma soprattutto sono in agguato quelli della Wagner”. E confessa che “la guerra fa alla psiche una cosa insopportabile: oggi sono una persona completamente diversa, con punti di vista diversi sulla vita. Spero solo che un giorno potrò tornare a Kiev, finire l’università e convivere da civile con ricordi che mi mangeranno da dentro”.
Max risponde anche alla domanda sull’uso di simboli nazisti tra le fila dell’esercito ucraino: “indosso simboli che sono amuleti della mia cultura slava, vengono da antichissime tradizioni, alcuni sono stati usati dai nazisti e dall’estrema destra ma questo non vuol dire che io lo sia”, spiegando che in guerra “stiamo usando questi simboli per provocazione, sicuramente. Certo, c’è qualcuno che ha un orientamento nazista o di estrema destra ma non io. Diciamo che abbiamo una maniera di fare ironia e di sdrammatizzare diversa dalla vostra cultura”.