La guerra in Ucraina sta vivendo un momento interlocutorio, dove gli attaccanti russi sono obbligati a prendere atto di non essere riusciti a sfondare come avevano previsto, di aver subìto pesanti perdite (7mila uomini secondo le fonti dell’intelligence americana) e anche di essere a corto di risorse militari. Tutto questo mentre continua l’assedio ai grandi centri abitati e alla stessa capitale Kiev. Secondo molti analisti, come il colonnello americano Douglas MacGregor, che vinse una battaglia al comando di carri armati in Iraq, “la guerra per gli ucraini è persa. Dobbiamo smettere di usare gli ucraini e chiunque altro contro la Russia”.
Lo pensa anche il generale Giuseppe Morabito, membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation. Come ci ha spiegato in questa intervista, “Sul piano puramente tattico non c’è possibilità per gli ucraini di invertire le sorti del conflitto in campo aperto. Diversa sarà la situazione in caso di battaglia urbana, nelle grandi città: quello ucraino è un popolo fiero di 40 milioni di persone, dove gli uomini abili non sono fuggiti dalla guerra, e quindi c’è la possibilità che possano resistere a lungo nelle aree urbanizzate, infliggendo ai russi perdite tali da esaurirne la capacità di progressione”.
Secondo notizie trapelate da Mosca, sarebbero in atto vere e proprie purghe dei generali dell’esercito russo in Ucraina, colpevoli di non aver raggiunto gli obiettivi militari prefissati. Questo significa che la guerra non sta andando come aveva previsto Putin?
La guerra come era stata proposta a Putin non è andata come si pensava che andasse. Quando le autorità militari russe hanno prospettato l’operazione, immaginavano una guerra più veloce. Chi studia la psicologia dell’avversario, un elemento nuovo della guerra moderna, ha sbagliato i suoi calcoli, ritenendo che gli ucraini avrebbero ceduto prima. Non parlerei però di purghe, è un termine staliniano, ma di sostituzione di chi ha sbagliato. In guerra, se sbagli e muore della gente, non viene concessa una seconda possibilità di sbagliare.
Secondo l’intelligence americana, dal giorno dell’invasione sarebbero morti almeno 7mila soldati russi, più di quanti ne abbiano persi gli americani in vent’anni di Afghanistan. Si dice che Putin ha dieci giorni per vincere o finiranno le risorse. Che ne pensa?
Queste valutazioni vengono fatte sulle potenzialità di una forza armata, in questo caso quella russa. Sono studi basati sulla conoscenza numerica delle forze militari russe e quindi, in base al numero di missili o di carri armati disponibili, sono in grado di dire che li stanno per finire. Dire però che stanno esaurendo la capacità operativa non è del tutto corretto.
Perché?
Potrebbe essere che i russi abbiano deciso di fermarsi per abbassare l’intensità dell’intervento militare oppure per inviare nuovi armamenti, o anche i miliziani siriani di cui si parla tanto. I russi possono anche decidere di fare una guerra statica, limitandosi ad assediare le città. Ci sono molte incognite, i dieci giorni in questo modo possono diventare venti e anche di più.
In un suo articolo lei ha detto che in campo aperto gli ucraini non potranno mai vincere, ma che nei contesti urbani hanno un’alta potenzialità. Cosa intende esattamente?
Pensiamo, ad esempio, alla battaglia di Montecassino nell’ultimo conflitto mondiale. Qualche centinaio di soldati tedeschi ben addestrati riuscirono a bloccare l’offensiva di 20mila soldati alleati, che dovettero ridurre in macerie il monastero e tutta la zona circostante per avere la meglio.
È quello che si prospetta in Ucraina?
Potrebbe essere. Lo squilibrio di forze è però talmente enorme da inficiare le possibilità di difesa a lungo termine degli ucraini.
È per questo che Zelensky continua a chiedere armi a tutto il mondo? È una strategia sensata, secondo lei?
Zelensky può chiedere armi fino a quando gliele daranno, il problema però è che è inutile che gli vengano fornite le armi se i suoi uomini non vengono addestrati da esperti a usarle. La Turchia ha mandato droni TB2 a Kiev, ma risulta che gli esperti turchi siano tornati a casa. Gli ucraini, trovatisi soli ad operare con questi mezzi, forse non li stanno utilizzando al massimo delle loro possibilità.
La vera offensiva di Mosca sembra essere stata scatenata su Crimea allargata e Donbass. Finché non sarà conquistata quest’area che si affaccia sul mare fino a Odessa, Putin non fermerà la guerra e non siederà a nessun tavolo di negoziato?
Non è detto. C’è un fatto: gli ucraini hanno minato il porto di Odessa, perciò le navi russe in questa condizione non possono rischiare lo sbarco. L’obiettivo allora diventa chiudere la costa ucraina al commercio di grano, con conseguenze che impatterebbero non solo sull’Europa, ma anche sul Nord Africa. Insomma, si provocherebbe un collasso economico che toccherà tutti.
(Paolo Vites)
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