Hanno suscitato scalpore le parole del segretario della Nato Jens Stoltenberg: “La Nato non accetterà mai la cessione della Crimea”. Parole arrivate dopo quelle del presidente ucraino Zelensky, che in realtà non ha mai apertamente menzionato la Crimea, ribadendo invece di non essere stato eletto presidente di una “mini-Ucraina”, il che aveva indotto ad ipotizzare la disponibilità di Kiev di concedere ai russi, in sede di trattative, la sovranità sulla penisola.
È una differenza di intenti che fa pensare quanto Stati Uniti e Alleanza atlantica intendano continuare la guerra a ogni costo pur di non cedere a nessuna richiesta russa. Dal canto suo, le temute dichiarazioni di Putin nel giorno della parata per la vittoria sulla Germania nel ’45 non ci sono state, limitandosi a confermare l’intenzione di “cacciare i nazisti”. La guerra, intanto, prosegue.
Ne abbiamo parlato con il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri di guerra, dalla Somalia al Kosovo e all’Afghanistan.
Il segretario generale della Nato ha detto che l’Alleanza non accetterà mai l’annessione illegale della Crimea. Parole che fanno pensare che da parte occidentale non ci sia volontà di dialogare e accettare inevitabili compromessi. Che ne pensa?
L’affermazione di Stoltenberg non ha senso, in quanto la Crimea non è un problema della Nato, ma riguarda due Stati sovrani ed europei che si chiamano Russia e Ucraina nessuno dei quali fa parte della Nato. Stoltenberg non può in ogni caso parlare per i Paesi della Nato, che è un’alleanza militare difensiva. Sono affermazioni che non c’entrano con la difesa dei Paesi membri, tutt’al più con interessi extra-Nato. Quindi sono parole molto, molto rischiose.
Ha anche detto che la Russia “è una potenza militare formidabile”, mentre molti analisti sostengono che Mosca ha già impiegato quasi tutte le sue forze disponibili. Chi ha ragione?
Non c’è ombra di dubbio che la Russia sia una potenza militare forte. È una potenza nucleare, è una ex superpotenza mondiale, ha un enorme territorio così come enormi risorse, ha una tradizione militare non indifferente. La sfilata del 9 maggio è stata fatta non perché adesso si combatte in Ucraina; si è fatta più volte dal ’45, perché i russi tengono molto a mostrare la propria forza militare.
E a proposito delle forze impiegate in Ucraina?
Non lo sappiamo. Va detto che in Occidente c’è una lettura dei fatti basata sul desiderio che essi siano come li vogliamo noi, un’analisi dettata da come vorremmo che fossero le cose; cioè che i russi siano con l’acqua alla gola.
Si parla di un deposito di armi gigantesco in Transnistria, contenente munizioni che potrebbero servire per decine di anni di guerra. È un obiettivo che può far gola a entrambi i contendenti. Si spiegherebbero così gli attacchi e gli attentati delle ultime settimane?
Potrebbe essere uno dei motivi per la presenza russa in quella regione. Certamente un deposito del genere fa gola perché le munizioni non crescono sugli alberi, lo sappiamo anche noi italiani che non ne abbiamo tantissime. Però la Transnistria non credo rappresenti un obbiettivo primario di Putin. È chiaro che idealmente vorrebbero arrivare fino a lì, ma nei piani sembra si vogliano fermare a Kherson lasciando lo sbocco al mare di Odessa come contropartita. Se però non si arriva a un negoziato potrebbe accadere che si prosegua.
Negli ultimi giorni però ci sono stati forti bombardamenti su Odessa, che è vicinissima alla Transnistria.
È vero, però un’operazione su Odessa non credo sia negli obiettivi. È una città molto cara ai russi, venne costruita dalla zarina Caterina, non credo che Mosca intenda distruggerla. E poi è molto estesa: abbiamo visto a Mariupol che è molto più piccola cos’è successo.
Qual è la strategia russa al momento? Chiudere nell’est gli ucraini accerchiandoli da nord a sud?
Certo, non c’è dubbio. Stanno scendendo da nord per congiungersi con Mariupol chiudendo così in una sacca gli ucraini impegnati nelle due repubbliche indipendiste. Non è un’operazione da poco, queste truppe ucraine sono lì dal 2014, hanno fortificato il territorio e non sarà facile sconfiggerle anche se si chiudono in una sacca. Certamente in quel modo sarà impossibile per loro ricevere rifornimenti, ma andare a stanarli sarà un bagno di sangue.
Secondo quanto sappiamo, le forze ucraine sarebbero impegnate in un tentativo di controffensiva, con l’obiettivo di spingere i russi fuori del territorio ucraino. Pensa sia un obiettivo realistico?
No, non ne hanno le forze. L’unico modo per riuscirci sarebbe un intervento esterno, e intendo quello della Nato che ovviamente provocherebbe la Terza guerra mondiale. L’esercito ucraino è in grado di rendere difficoltosa l’avanzata russa grazie ai rifornimenti di armi occidentali, ma non è in condizione di ricacciare indietro i russi. Inoltre per Mosca l’opzione della sconfitta non esiste, e questo vale soprattutto per la Crimea e il Donbass, obiettivi di importanza vitale. Parliamo di una potenza nucleare, capace di arrivare all’uso di tali armi se necessario. Poi certamente sul campo può succedere di tutto, anche una crisi politica al Cremlino che cambi il panorama, ma non sembra ci siano segnali in questo senso.
(Paolo Vites)
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