Il massacro di Bucha ha segnato una svolta: “un inasprimento non tanto del conflitto quanto della contrapposizione tra le parti. Con Russia da una parte e occidente dall’altro sempre più lontani”, spiega al Sussidiario Mauro Indelicato, giornalista di InsideOver. Secondo i russi, che respingono le accuse, il massacro ha l’obiettivo di far naufragare i colloqui tra Mosca e Kiev. Mentre ieri, all’Onu, Zelensky ha duramente accusato la Russia, attribuendo ai militari di Mosca la responsabilità di crimini che sarebbero stati commessi anche in altre località – Borodyanka, Sumy, Chernihiv – e invocando una nuova Norimberga per Putin. Nella notte è attesa la comunicazione di parte russa. Intanto gli Stati europei mettono a punto il quinto pacchetto di sanzioni.
“Occorreranno mesi per capire nel dettaglio cosa è successo” a Bucha, sostiene Indelicato. Sotto il profilo strategico, “molti indizi portano a pensare che gli sforzi di Mosca oramai si concentreranno nel Donbass”. Ma con due importanti incognite, che potrebbero ridurre la profondità dell’operazione russa.
Perché gli autori della strage, chiunque essi siano, hanno voluto mostrare al mondo questo orrore, senza nascondere le prove?
Se qualcuno ha commesso orrori a Bucha, o pensava di farla franca oppure ha agito senza alcun senno, senza alcun criterio. Di certo, la narrazione fatta in queste ore dell’orrore di Bucha sta comunque determinando, a prescindere poi da quanto effettivamente successo, un inasprimento non tanto del conflitto quanto della contrapposizione tra le parti. Con Russia da una parte e occidente dall’altro sempre più lontani.
Come si accertano i fatti in situazioni simili?
Occorre reperire quanti più dati possibili e contestualizzare i vari elementi. Ad esempio, nel caso di Bucha è impossibile accertare i fatti senza partire dal presupposto che lì dal 27 febbraio al 13 marzo si è combattuto duramente tra russi e ucraini e più di una volta la città è passata di mano tra i due eserciti. Se qualcosa è successo in termini di esecuzioni sommarie e torture sui civili, potrebbe essere il segno di una battaglia che, mentre le telecamere erano proiettate su Kiev, qui ha assunto proporzioni importanti. Infatti Bucha era fondamentale da conquistare per i russi perché situata lungo la direttrice occidentale di avanzata verso la capitale ucraina. E ovviamente era fondamentale da difendere per l’esercito ucraino. Occorreranno però mesi per capire nel dettaglio cosa è successo.
Mosca respinge le accuse, ma è indubbio che l’esercito russo sia in difficoltà. Gli ucraini hanno vinto la battaglia di Kiev, costringendo i russi a ripiegare?
Vede, sulla battaglia di Kiev è successo qualcosa di curioso. I russi hanno perso ma, ovviamente, non hanno interesse nell’ammetterlo. Gli ucraini hanno vinto, ma anche loro non vogliono ostentarlo. Questo perché Mosca non vuole demoralizzare le proprie truppe in vista delle prossime battaglie, e gli ucraini non vogliono dare all’esercito e alla popolazione l’idea di aver vinto, pena la “distrazione” dagli altri fronti su cui si sta combattendo. Per cui non si è usata la parola sconfitta e nemmeno la parola vittoria. Si è parlato di “riposizionamento” sia nell’una che nell’altra parte. Ma nei fatti i russi non sono riusciti ad accerchiare Kiev e sono stati costretti a quello che è, a prescindere dalla propaganda di entrambi gli eserciti, un mero ritiro.
Non c’è solo Bucha: Zelensky ha dichiarato che ci sono eccidi, forse anche peggiori, a Borodyanka, a Sumy, a Trostyanets e in altri posti dove sono state scoperte altre fosse comuni, altri cadaveri torturati fino alla morte. Simili orrori sono frutto di decisioni individuali di comandanti e soldati o rispondono a una pianificazione decisa dall’alto?
In guerra il terrorismo è purtroppo una componente importante. Pensiamo alla seconda guerra mondiale. I nazisti rastrellavano e uccidevano civili per demoralizzare la popolazione, gli alleati dal canto loro più di una volta hanno bombardato solo per incutere terrore, come ad esempio nel caso di Dresda. È anche vero però che in una fase iniziale della guerra, specialmente oggi in cui i social permettono di penetrare anche negli angoli più remoti del pianeta, in teoria nessuna delle parti in causa avrebbe interesse a correre il rischio di essere tacciata come forza terroristica. Quindi è lecito pensare, se i fatti di Bucha dovessero essere confermati, a singole azioni individuali. Come detto in precedenza, chi ha agito lo ha fatto senza alcun criterio.
La Russia sta preparando un’offensiva a est, che durerà due mesi o più, come prevedono gli americani?
Sì, molti indizi portano a pensare che gli sforzi di Mosca oramai si concentreranno nel Donbass. La Russia potrebbe sfruttare due vantaggi: una precedente avanzata compiuta a partire dal 24 febbraio, che permette di avere solidi corridoi tra Kherson e il Mar d’Azov, e la possibilità di disporre di più uomini dopo il ritiro da Kiev. Ma ci sono anche due incognite non indifferenti.
Quali?
La prima è legata alle condizioni climatiche, con molte strade rese fangose nell’est Ucraina che rischiano di far impantanare i mezzi russi. La seconda invece riguarda l’assenza dell’effetto sorpresa: oramai da giorni tutti i generali ucraini sanno da quale parte devono aspettarsi l’attacco.
Dopo altri paesi europei anche l’Italia ha espulso 30 diplomatici russi. Il solco tra Ue e Russia si fa sempre più incolmabile? L’oltranzismo politico-massmediatico dell’Occidente dove può portare?
Sta portando ovunque, meno che alla pace. L’Europa ha deciso di essere, seppur indirettamente, parte in causa e di rinunciare a ogni ruolo di mediazione. E questo non fa altro che rischiare di complicare la situazione e di rendere più precaria la sicurezza in tutta la regione.
Zelensky ha dichiarato che “è possibile che non ci sia alcun incontro con Putin”. L’iniziativa diplomatica di Erdogan e i colloqui Kiev-Mosca sono dunque destinati a fallire?
Forse è fallita l’iniziativa di Erdogan, il quale puntava a far incontrare i due presidenti in territorio turco e sotto le insegne della bandiera turca. Ma i colloqui stanno comunque andando avanti anche in queste ore.
(Max Ferrario)
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