Perché si comincia a parlare sempre più spesso della possibilità di una guerra nucleare? Qualcuno, ottimista, pensa che sia un segno positivo del fatto che tutti vorrebbero, paradossalmente, arrivare alle trattative di pace. Il governo ucraino per giustificare le concessioni che dovrà fare agli invasori. Il governo russo, per giustificare le sue concessioni e il sacrificio di tanti giovani del Paese. Gli occidentali perché non ne possono più di una guerra che minaccia il loro benessere.
Insomma la paura della “bomba atomica” non rende tutti fratelli, ma, se non altro, coinquilini di una casa della quale il tetto sta cedendo. Non so se avete presente quelle assemblee di condominio tra coinquilini da sempre litigiosi, ma che a un certo punto, se non ci si mette d’accordo su come riparare il tetto, rischiano di dover evacuare in tutta fretta lo stabile, con la prospettiva di un incerto futuro.
Certo, per decisioni così importanti occorre innanzitutto un amministratore di condominio onesto e capace. Uno che non vuole guadagnare troppo sui lavori e che sia in grado di preparare un piano che risolva il problema. Se non per sempre, almeno per tanto tempo.
Bisogna poi che il Comune dia un certo contributo, perché in fondo è anche suo interesse il fatto che la casa non crolli, bloccando il traffico di una via importante. Inoltre il Comune non deve far prevalere certe sue norme, anche giuste, di carattere burocratico che volendo affermare il valore dell’ecologia, del risparmio energetico, della lotta contro le speculazioni, rischierebbero di far iniziare i lavori quando ormai si dovrebbe provvedere allo sgombero delle macerie. Anche perché il crollo di quella casa coinvolgerebbe, inevitabilmente, anche gli edifici circostanti, dall’una e dall’altra parte della strada.
Potete interpretare la metafora del condominio come volete, ma resta la questione centrale: il tetto, con le sue strutture portanti, sta per crollare.
D’accordo, tutto ciò che ho scritto indica la necessità di prevenire l’evento catastrofico. Ma a parte qualche riccone che da anni si è fatto costruire un rifugio antiatomico (che comunque non lo salverebbe dalle conseguenze della distruzione di tutto il resto), c’è qualcuno che, onestamente, ha pensato di prepararci al peggio?
A parte le soluzioni logistico-materiali (non so definirle in altro modo) siamo “spiritualmente” preparati ad un’eventuale fine del mondo, o almeno del mondo in cui siamo vissuti finora?
A parte qualche credente, di quelli dell’ultima ora, alla ricerca dell’ultimo prete rimasto per confessare in fretta i propri peccati, cosa sarebbe di tutti gli ideali di giustizia, di eguaglianza, delle lotte per i diritti, di cui l’ultimo rimasto sarebbe quello di un’infelice sopravvivenza?
Vi dice qualcosa la frase: “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la troverà” (Mt. 16,24)? Meditate gente, meditate.
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