Si va verso la fine dell’inverno e la prospettiva è ancora quella di combattere. L’annunciata conquista di Soledar non basta ai russi per risollevarsi. Intanto l’Ucraina attende nuovi armamenti: carri armati di nuova generazione e batterie antimissile. Putin cambia il comando dell’esercito: finora c’è stata una strategia confusa. Si doveva vincere nelle prime settimane e invece, se tutto andrà come adesso, si continuerà per molto ancora.



Nel futuro immediato la parola resta alle armi. In Ucraina potrebbero continuare a sparare per altri due anni. La situazione si è incancrenita tanto che gli analisti, tra gli sforzi di Putin di riconquistare territori prima occupati e poi persi e l’attesa degli ucraini di nuovi armamenti in arrivo da tedeschi e americani, tendono a diventare sempre più pessimisti sulla durata del conflitto. Una posizione condivisa da Vincenzo Giallongo, colonnello dei Carabinieri in congedo che ha partecipato a numerose missioni estere tra le quali quelle in Iraq, Kuwait e Kosovo.



Colonnello, quali prospettive possiamo immaginare per la guerra in questo momento?

Si presume purtroppo che, con l’avvicinarsi della fine dell’inverno e preparandoci alla primavera, questi combattimenti non avranno termine. Del resto la posizione di Putin, che è ormai precaria nel mondo occidentale, non è delle più felici neanche in Russia, considerato che sicuramente questa per i russi è una guerra dove hanno perso centinaia di soldati, le famiglie non sono contente e lo stesso obbligo di avvio alle armi ha portato alla fuga di moltissimi giovani.

Putin è saldamente al potere?

Putin continua a reggersi con il pugno di ferro, ma ha un entourage che in parte non gli è più amico: sette-otto oligarchi non sono morti buttandosi dalla finestra spontaneamente e molti generali sono stati sostituiti in corso d’opera. Quindi anche Putin ha bisogno di un successo che agli occhi della sua gente lo porti a una popolarità maggiore: lo può avere soltanto con l’annessione di parte dell’Ucraina, in particolare di due o tre territori russofoni dove gira molta ricchezza perché ci sono industrie. Più che salvaguardare il popolo russofono, il suo interesse è questo.



Com’è la situazione sul campo a Soledar e nel Donetsk? Le parti in conflitto danno una lettura un po’ diversa della situazione.

I russi stanno bombardando pesantemente. Come avevo preannunciato, non era una fuga, ma una ritirata in attesa dell’inverno o che si aprisse un tavolo di pace dove loro potessero ottenere qualcosa in più. Nel frattempo hanno continuato a bombardare pesantemente il territorio ucraino. Soledar sta per cadere, non è ancora caduta, ma credo che stia per cadere: anche gli ucraini hanno cominciato a fare qualche ammissione. Ma non è una città caduta che può avere quel grande peso: i russi sanno benissimo che c’è stata una controffensiva ucraina molto forte che ha consentito di riconquistare grosse aree di territorio.

Se invece guardiamo le cosa dal lato ucraino?

Credo che in questo momento gli ucraini stiano in parte riorganizzandosi e siano in attesa di nuovi armamenti americani, che hanno tardato ad arrivare anche perché ci si guardava intorno per vedere se c’erano altre soluzioni.

A che cosa si riferisce esattamente?

Ci sono stati contatti tra americani e russi e anche i turchi si sono messi in mezzo per fare bella figura. Si sono parlati i leader, ma a quanto pare non sono arrivati a grandi conclusioni. Ecco perché subito la mossa americana e tedesca di fornire anche carri pesanti e nuovi. I tedeschi hanno il nuovo Leopard, gli americani anche: un armamento ancora più solido rispetto a quello che è stato portato finora. In arrivo ci sono anche batterie antimissile. Tutto ciò vuol dire che non prevedono una guerra a breve termine. Tutto questo giova sicuramente agli Stati Uniti perché hanno interesse ad avere un Putin debole. E Putin è debole. Si tratta di una guerra russo-americana, con la differenza che gli americani non la combattono in prima persona ma la fanno combattere agli alleati ucraini.

L’invio di armi basta per garantire agli ucraini di potersi difendere militarmente?

L’unico vero problema è quello della consistenza delle forze armate ucraine in termini di numeri: quanti soldati disponibili hanno ancora per stare in prima linea? Sugli armamenti non ci sono problemi, gli americani ne forniranno a bizzeffe e sempre più di qualità mano a mano che il conflitto si inasprisce. Mancano gli uomini; non dimentichiamo che lo stesso Putin vuole fare una coscrizione obbligatoria di 500mila soldati. Gli uomini al fronte bisogna mandarli: quanti ne ha l’Ucraina?

Da questo punto di vista che peso hanno nel conflitto i mercenari e le truppe che arrivano dall’estero a sostenere le due parti?

Se parliamo di quelle russe sono paramilitari, e un piccolo peso ce l’hanno perché hanno una preparazione. Non sono un numero ingente, tale da far spostare l’ago della bilancia da una parte o dall’altra, però quelle russe sono sicuramente più preparate, pensiamo ad esempio alle truppe cecene. Per quanto riguarda quelle ucraine hanno meno spessore, però certamente sono utili perché laddove i  numeri sono molto più bassi si sente di più l’arrivo di personale pronto a combattere. Non sappiamo quanto possano fare sul terreno con la poca preparazione militare che hanno – abbiamo visto persone che hanno 70 anni –  però fanno numero, ancora di più se gli armamenti che arrivano possono essere utilizzati senza grossa preparazione tecnica: ci sono diversi tipi di armi, per i carri armati ad esempio non si può prescindere da personale altamente qualificato. Un’arma contraerea o controcarro è molto più semplice.

In questi giorni si è tornato a parlare della debolezza dell’aeronautica russa: è un elemento importante anche questo del conflitto?

Non è solo l’aeronautica: i russi avevano sopravvalutato le loro forze armate e il loro armamentario, per lo meno quello convenzionale. La Russia fa paura perché ha un armamento atomico, nucleare. Sotto il profilo dell’armamento convenzionale appare evidente che le dotazioni non sono adeguate. Tanto è vero che quando si sono accorti di non riuscire a competere hanno dovuto in tutta fretta acquistare armamenti in Iran – come i droni – e in altri Paesi. Questo dimostra la debolezza sotto il profilo aereo della Russia, che si è sempre vantata di possedere armamenti nucleari. I russi hanno sostenuto di essere forti e potenti mentre in realtà non lo sono.

Ma non è che alla fine ci pensano veramente ad usare le armi nucleari?

Non credo. Sanno benissimo che l’utilizzo di un ordigno nucleare, per quanto di bassa potenza, darebbe il via a una risposta Nato con la quale non sono in grado di competere. Possono minacciare quanto vogliono l’uso dell’arma atomica ma ce li vede in quella situazione tutti gli oligarchi con casa a New York e in giro per il mondo? L’arma atomica vorrebbe dire la fine della loro vita. Si opporrebbero. Non lo consentirebbe lo stesso establishment russo. Sanno benissimo che la risposta Nato ci sarebbe e sarebbe immediata.

Intanto Putin ha nominato un nuovo comandate dell’esercito.

Putin si è ritrovato con i vertici che gli hanno raccontato un sacco di stupidaggini. Per questo li sta sostituendo man mano, cercando qualcuno che abbia sagacia strategica. Non mi pare che finora ne abbiano avuta: prima hanno attaccato Kiev poi si sono ritirati, poi hanno concentrato gli attacchi in altre zone e si sono ritirati: non mi pare che ci sia stata grande capacità strategica. E questo ha permesso agli ucraini di sviluppare controffensive per recuperare gran parte dei territori occupati. Se la Russia fosse stata forte come pretendeva di essere avrebbe dovuto vincere non dico in una settimana, ma almeno in un mese. Anch’io come diversi analisti penso che la guerra durerà ancora a lungo, alcuni parlano di due anni di guerra: questo vuol dire che, intanto, nessuno prevede l’utilizzo di un’arma atomica, e che questa Russia non può schiacciare l’Ucraina.

(Paolo Rossetti)

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