L’esercito ucraino è un simulacro, la resistenza è possibile solo grazie alle armi occidentali. Ma la guerra durerà altri tre anni almeno, il tempo necessario per far decantare gli eventi. Nel frattempo, però, incombe la minaccia nucleare, perché in Russia i falchi, che hanno posizioni più radicali di quelle di Putin, sono sempre in agguato: un pericolo, spiega Fabio Mini, generale già capo di stato maggiore della NATO per il Sud Europa e comandante delle operazioni di pace della NATO in Kosovo, che l’Occidente farebbe bene a non sottovalutare.
Intanto, i russi stanno iniziando a spingere gli ucraini fuori dalla zona di Kursk: una delle tante iniziative di Kiev che sono fallite, così come potrebbe portare a nuovi insuccessi, o comunque a conseguenze gravi, anche un’eventuale campagna di attacchi a lungo raggio. L’Ucraina, per questo, ha bisogno di poter usare le armi in arrivo dall’Occidente, che sembra non accorgersi di come questa sia un’ulteriore manovra di Zelensky per coinvolgerlo nel conflitto. Putin, però, avverte: “Se gli ucraini usassero le armi occidentali per attaccare il territorio russo, la NATO sarebbe in guerra con Mosca”.
In Russia c’è chi spinge Putin a dichiarare più apertamente la sua volontà di usare le armi nucleari. Secondo Sergei Karaganov, politologo, uno dei falchi della politica estera russa, Mosca dovrebbe attaccare, anche se in modo limitato, un Paese NATO per far capire quanto sia reale il rischio di un’escalation della guerra. Non ci rendiamo conto che l’opzione nucleare può essere dietro l’angolo?
Di falchi ce ne sono tanti in Russia e mi meraviglio che Putin non abbia ancora ceduto di fronte alle loro pressioni. La minaccia è credibile; per fortuna, finora c’è qualcuno che ha la testa sulle spalle e tiene duro. Gli occidentali stanno rischiando con il fuoco: sul nucleare, tutti pensano che quello del capo del Cremlino sia un bluff, che non ricorrerà a queste armi. Per questo, ogni tanto, dal suo entourage esce qualcuno (prima era quasi sempre Medvedev) per far capire che ci sono posizioni diverse da quelle ufficiali di Putin. Il pericolo è concreto; quello che è meno concreto è che l’attacco a lungo raggio su obiettivi in territorio russo possa servire all’Ucraina. Se Kiev crede alla narrazione secondo cui Putin non userà le armi nucleari e lancia un attacco con i missili americani, i guai sarebbero decuplicati.
Intanto la guerra, che inizialmente doveva durare poche settimane, continua ormai da quasi tre anni. Fino a quando continuerà?
Secondo la dottrina ufficiale russa, l’Ucraina doveva essere invasa e distrutta in dieci giorni. Non è avvenuto. Sono tre anni che la guerra va avanti e ne durerà sei. Intanto, anche i Paesi che hanno sottoscritto il trattato della Corte penale internazionale, come la Mongolia, non si preoccupano di arrestare Putin. Prima o poi approderà in America, magari all’ONU, e allora voglio vedere come faranno. Già Zelensky gli sta preparando una trappola quando dice che vuole i russi alla Conferenza di pace che faranno in Svizzera o in qualche altro Paese; non vorrei che pensasse di portarlo dove possono arrestarlo.
Dal punto di vista della pace non si muove niente; non c’è un lavoro vero per una trattativa?
Non c’è proprio. Anche i colloqui sottobanco fra USA e Russia riguardano argomenti particolari, come lo scambio di prigionieri e spie. Fino a quando l’Ucraina verrà sostenuta dall’Europa e dagli USA, non si muoverà niente. Quello che c’è di tragico è che le iniziative sul campo dell’Ucraina, dal punto di vista militare, sono andate a finire tutte male.
I russi hanno cominciato a contrattaccare nella zona di Kursk: riusciranno a respingere gli ucraini?
Le loro intenzioni si potevano capire sin dall’inizio, dall’evacuazione di mezzo oblast appena si sono visti arrivare un migliaio di soldati ucraini. È un classico: cedere spazio per prendere tempo, inducendo il nemico a far arrivare altri soldati. Dopodiché, arriva il contrattacco.
Perché la guerra durerà sei anni, quindi altri tre a partire da ora?
Li ho calcolati tenendo conto anche delle elezioni americane. La guerra poteva durare tre anni: se Biden fosse rimasto candidato, avrebbe perso le elezioni e tutto si poteva concludere così. Invece penso che durerà altri tre anni: chiunque dei due vinca, fra Harris e Trump, ci vorrà un anno prima di mettere a tacere l’Ucraina, con inequivocabili segnali di disimpegno di carattere politico; poi bisognerà far subentrare l’Europa nel sostegno avanzato dell’Ucraina, e una volta fatto questo giochetto, gli americani potranno sfilarsi per concentrarsi sulla Cina o sul Medio Oriente. Al nuovo presidente occorrerà un anno per capire la situazione, dopodiché ci saranno le elezioni di Midterm e nel terzo anno si prepareranno le elezioni successive.
Queste tappe si svilupperanno mentre si combatte?
Sì. Nel frattempo, in Ucraina può succedere che qualcuno faccia cadere Zelensky. Putin si è accorto che gli fa ancora comodo per un po’, soprattutto per fare in modo che nell’opinione pubblica ucraina si sviluppi l’idea che è meglio avere al governo qualcuno che vada d’accordo con i russi, così come voleva fare l’attuale presidente ucraino quando lo hanno eletto. Insomma, ci vogliono ancora tre anni per sistemare tutto in Ucraina come in Russia.
Nel frattempo, però, l’esercito ucraino potrebbe collassare?
L’esercito ucraino non esiste, è un simulacro sostenuto ma anche alimentato dall’esterno. Sono arrivati a 800mila renitenti alla chiamata alle armi. E questo inverno, che potrebbe essere uno dei più duri, si ritroveranno senza energia, con una capacità ridotta al 25%. Solo in Europa si crede che le forze di Kiev siano qualcosa di reale.
(Paolo Rossetti)
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