Il saggista e professore di fisica all’Università di Aix-Marseille Carlo Rovelli, intervistato dal Fatto Quotidiano ha spiegato quali sono le sue opinioni in merito alla situazione internazionale, che si è creata soprattutto con la guerra in Ucraina. Un conflitto disastroso costato già troppe vite e che potrebbe per sempre far perdere la credibilità dell’Occidente, specialmente in caso di perdita in un confronto con la Russia, e alla luce della poca influenza che l’Europa ha dimostrato di avere anche nel più recente conflitto in Medio Oriente.



Su questo Rovelli dice che: “Bisognerebbe pensare alle vittime piuttosto che alla reputazione, e di quanto la guerra costi in termini di perdite, di famiglie distrutte dal dolore e mine che continueranno ad uccidere per anni“. Una risoluzione dovrebbe essere lasciare che i conflitti finiscano, ad esempio, facendo votare gli abitanti delle zone occupate dalla Russia per decidere sotto chi vogliono stare. O imporre a Palestina e Israele di rispettare gli accordi di Oslo, “A parte gli Usa penso che sarebbero d’accordo tutti” e aggiunge: “Vincere per la reputazione? E nel frattempo ci massacriamo“.



Carlo Rovelli: “Una guerra mondiale è alle porte”

Il fisico Carlo Rovelli nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano ha anche parlato di altre situazioni internazionali, come ad esempio le prossime elezioni in Usa, dichiarando di non credere che Trump possa essere rieletto, ma di non nutrire neanche molta fiducia in Biden. Perchè: “Fa l’amico dei neri, ma tiene stretto il potere nelle mani di pochi bianchi. Ha spinto più guerre lui che tutti i repubblicani“. Questo è un momento di transizione molto delicato, non solo per l’America ma per tutto il mondo.



E le elezioni in Argentina hanno dimostrato che c’è un qualcosa di apocalittico che incombe, e lo spettro di una guerra mondiale che è sempre più probabile, anche se il professore, nella scelta degli argentini non vede disperazione e dice: “Di apocalittico vedo i possibili disastri ecologici, una guerra mondiale sempre più alle porte. Non un’elezione in un Paese dove si vota“. Un disastro che si avvicina anche a livello ambientale soprattutto con la scelta di continuare a tutelare gli interessi dei paesi produttori di petrolio. Per questo sottolinea: “Invece di guardare con sospetto gli altri, perché non ci
chiediamo cosa fare noi?“.