GENOCIDIO IN UCRAINA, I DUBBI DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Quello che la Russia sta compiendo in Ucraina si può definire genocidio? Dopo l’uscita del Presidente Usa Joe Biden la questione ha acquisito ben più di una semplice “riflessione” sugli orrori della guerra in corso da 50 giorni in Est Europa. Con la Corte Internazionale de L’Aja che indaga ufficialmente la Russia per “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”, il Governo di Kiev insiste ogni giorno ribadendo che gli orrori visti a Bucha, Irpin, Mariupol, Borodyanka etc. sono essenzialmente genocidio. Ma è davvero così? O meglio, si può con certezza dire che tutte le condizioni previste dai regolamenti internazionali per definire un “genocidio” sono tragicamente rispettate?



Attenzione, sgomberare subito il campo da possibili fraintendimenti: non per forza serve definire una strage come “genocidio” affinché sia una “vera” strage: la storia è purtroppo piena di eventi catastrofici e tragedie indegne che non vengono derubricate come “genocidi” ma che hanno purtroppo il medesimo risultato allucinante, ovvero la morte di persone innocenti. Nelle accuse lanciate alla Russia fin da subito si è però parlato di “genocidio”, ma anche oggi il Ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio – così come aveva fatto la Casa Bianca confermandosi più “prudente” dello stesso Biden – spiega che al momento prove effettive non le si hanno. «Non abbiamo gli elementi per verificare se sia già o meno un genocidio, ma le atrocità sono otto gli occhi di tutti», ha spiegato l’ex leader M5s a “Radio24”, «Siamo stati uno tra i primi Paesi al mondo a chiedere alla Corte penale internazionale di verificare tutti i crimini di guerra e – ha aggiunto Di Maio – attraverso l’Ue forniremo tutte le prove a nostra disposizione per verificare se ci siano stati dei crimini di guerra».



IL GENOCIDIO, L’EUROPA E IL TIMORE DI INTERVENIRE

Il termine genocidio indica l’uccisione perpetrata di una razza-tribù, come introdusse per primo l’avvocato ebreo polacco Raphael Lemkin che nel 1944 cercava di descrivere le politiche del Nazismo sullo sterminio sistematico degli ebrei.

Usato poi al Tribunale di Norimberga, il “genocidio” divenne con valore universale nel 9 dicembre 1948 quando le Nazioni Unite approvarono la Convenzione per la Prevenzione e la Repressione del Crimine di Genocidio. Il reato di genocidio da allora è così definito: «Atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale». Come spiega “Il Corriere della Sera”, il medesimo reato di genocidio nel corso della storia è spesso stato difficile da comprovare in quanto serve anche una motivazione “mentale” all’origine del commettere l’eccidio. «La legge internazionale – come spiega l’inviata di guerra Francesca Mannocchi su “La Stampa” – richiede la prova dell’intento di distruggere il gruppo «e molti giuristi sono scettici sulla effettiva capacità di poter provare la responsabilità del genocidio». Onu, Ue e organismi internazionali sono molto cauti tutt’oggi a definire come già sicuro il genocidio in Ucraina, a differenza delle richieste di Zelensky e ora anche di Biden. Le Ong responsabili del monitoraggio dell’occorrenza e dei rischi di genocidio – stiamo parlando di GenocideWatch o Early Warning Project of the United States Holocaust Memorial Museum – al momento non hanno ancora emesso un avviso di rischio di genocidio per l’Ucraina: lo ha scritto di recente “Just Security”, il centro per l’analisi della sicurezza nazionale, della politica estera e dei diritti presso la New York University School of Law. La prudenza internazionale è definita anche – se non soprattutto – perché consci che al momento dare a Putin del “genocida” non è affatto utile alla causa della negoziazione: come scrive ancora Mannocchi, «l’escalation delle parole non serve alla causa della negoziazione, che accuse di questo tipo a conflitto in corso hanno storicamente dimostrato di prolungare e esacerbare la battaglia anziché aiutare la pace, soprattutto sanno che è difficile, se non impossibile, provare l’intento genocidario in Ucraina». Non solo, riconoscere ad oggi una campagna di genocidio in atto nel pieno dell’Europa di fatto significherebbe per la comunità internazionale un obbligo di azione: da qui la cautela, forse, prima di scatenare una “terza guerra mondiale” per una “definizione”, pur importante e decisiva da appurare prima o poi per capire davvero il popolo ucraino cosa stia subendo a livello di atrocità dall’inizio della guerra.