È un apparente momento di stallo nella guerra in Ucraina. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg si è detto estremamente sfiduciato rispetto alle dichiarazioni di ritiro delle forze russe da Kiev. Intanto i russi continuano a bombardare in modo pesante nel nord-est dell’Ucraina, in particolare nella regione di Kharkiv e in quella di Dnipro. Non solo: navi da guerra russe avrebbero fatto rifornimento di missili nella base di Sebastopoli in Crimea, mentre non lontano dal confine con il Kazakistan le forze missilistiche strategiche hanno dato inizio a esercitazioni con i missili balistici intercontinentali terrestri.



Da queste notizie si possono dedurre varie cose, ad esempio che Mosca si stia preparando a un’offensiva definitiva contro l’Ucraina, oppure, come ci ha detto in questa intervista Giuseppe Morabitomembro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, che i russi stiano prendendo posizione sui territori conquistati “in vista di una trattativa di pace che sembra farsi realistica e vicina. In questo modo i russi si sederebbero al tavolo con conquiste territoriali da cui nessuno li può sloggiare e da usare come merce di scambio”.



Secondo il segretario della Nato le promesse russe di ritiro dalla zona di Kiev non sono credibili. Cosa sta accadendo sul terreno?

Le parole esatte di Stoltemberg sono state che le forze russe si stanno consolidando su posizioni sicure.

Cioè?

Dato che si comincia a parlare di accordi di pace in modo più realistico rispetto a solo poco tempo fa, i russi, come in tutti i casi analoghi quando si prospetta la fine dei combattimenti, dove non gli conviene acquisire vantaggio si consolidano, dove invece gli conviene ancora avanzare, tentano di farlo.

Infatti nell’Ucraina del nord-est continuano bombardamenti pesanti; è lì adesso il cuore della guerra?



Sì, ma anche lì con uno scopo preciso, quello di far tenere la testa bassa agli ucraini, impedire loro di tentare controffensive, immobilizzandoli nelle loro postazioni.

Questo significa che anche qui i russi vogliono consolidare quanto conquistato?

Sì. Teniamo conto che Mariupol ormai sta per cadere definitivamente. Le forze ucraine sono state divise in due settori separati, non possono più comunicare tra loro. I russi hanno sezionato la città e le truppe ucraine non sono più una forza organica in grado di fare una difesa coordinata.

Che stia per cadere lo si può intuire anche dal fatto che i russi hanno finalmente concesso l’evacuazione?

È un’evacuazione simbolica, 45 o 50 autobus, come stiamo vedendo. Possono portare via al massimo mille persone. A Mariupol ci sono ancora più di 100mila persone, una evacuazione totale è impossibile, è una città ormai stritolata dai russi.

Colto questo obiettivo sposteranno la gravitazione delle loro forze nel Donbass? I presidente delle due repubbliche ribelli dicono che ormai la stragrande parte del loro territorio è stato “liberato”.

Il nuovo passo sarà quello di isolare le forze ucraine consolidandosi nel Donbass, anche senza combattere, ma usando i bombardamenti in attesa di queste trattative.

Secondo l’amministrazione militare di Odessa navi russe stanno caricando missili a Sebastopoli. Significa che si stanno preparando a un bombardamento massiccio?

Ritengo che Odessa non sia più obbiettivo russo. È una città troppo grande, la popolazione è compatta e pronta a combattere. Prendere Odessa vorrebbe dire impegnare tantissime forze. È normale che le navi russe si riforniscano di missili, ma il reale obiettivo russo a questo punto è completare la conquista della costa del Mar di Azov e prendere le due repubbliche ribelli. A Odessa potrebbero esserci lanci di missili su rifornimenti logistici per tenere impegnate le forze ucraine.

Putin ha ordinato la chiamata di circa 150mila coscritti, militari di leva tra i 18 e i 27 anni. Comunque finisca questa guerra, l’esercito russo ne uscirà indebolito fortemente?

I coscritti chiamati alla leva non verranno mandati al fronte, servono a riformare comunque un esercito che si trova impegnato in una guerra che è costata troppo rispetto alle aspettative. Sicuramente la Russia ha subìto perdite considerevoli.

Nessuno credeva che nel terzo millennio si combattesse ancora un tipo di guerra che appartiene al passato. Non le sembra una guerra anacronistica?

È la guerra che sanno combattere i russi. Nella battaglia in campo aperto sono riusciti a ottenere risultati, hanno avuto difficoltà a entrare nei centri abitati non essendo addestrati a questo. Se avessero fatto solo bombardamenti non avrebbero ottenuto gli stessi risultati in termini di conquista del territorio. Una guerra oggi si può fare in tanti modi, da quella cibernetica a quella missilistica, ma se non posi gli stivali sul terreno, come dicono gli inglesi, non ottieni la vittoria. Putin voleva terreno, le due repubbliche, il controllo delle coste e la Crimea. Ci doveva mettere sopra i soldati e lo ha fatto. Tutto questo al tavolo delle trattative avrà un peso significativo.

(Paolo Vites)

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