Francisco Rubio Damián, colonnello della riserva dell’Esercito, dottore in Sociologia con master in Sicurezza Globale, specialista in Operazioni Speciali, ha ricoperto incarichi di responsabilità nella NATO e nell’UE. Sulle pagine di El Mundo, l’esperto analizza la situazione militare globale, partendo dalla privatizzazione militare che la sinistra rifiuta e la destra liberale difende: “L’errore sta nel fare un uso standardizzato di queste aziende. Oggi sono necessari, sia chiaro, perché i nostri eserciti sono sottodimensionati. Ma deve essere una risorsa eccezionale e temporanea. Non è quello che succede. Il problema è che dalla fine della Guerra Fredda abbiamo smantellato il nostro esercito pensando che non avremmo mai vissuto nuovi conflitti”.



Secondo Rubio “l’Europa ha dimenticato che, al di sotto di una certa massa critica di personale militare, perdiamo completamente la capacità di difenderci. Mentre riducevamo le truppe, si moltiplicavano le missioni internazionali, che richiedevano un numero enorme di personale. Risultato? Le compagnie militari hanno colto l’opportunità per colmare il divario e ora dipendiamo da loro”. Affrontando il tema della guerra in Ucraina, il colonnello spiega: “Prigozhin era un uomo di grande fiducia in Putin. Non si è ribellato contro il suo capo ma contro il Ministero della Difesa e la burocrazia militare che secondo lui stavano portando la guerra in Ucraina al disastro. Non è che abbia misurato male le sue forze perché, lo ripeto, avrebbe portato Mosca in una vera parata militare mentre le forze armate russe erano concentrate sull’Ucraina. No, quello che ha frainteso quando ha deciso di fermarsi è stata la fiducia che la vicinanza a Putin lo avrebbe salvato. E Putin, come abbiamo visto più tardi quando è stato abbattuto l’aereo di Prighozin e dei suoi luogotenenti, non poteva accettare di mostrare in alcun modo debolezza”.



Francisco Rubio Damián: “Guerra in Ucraina? Il futuro dipende dalle elezioni negli Usa”

L’Ucraina sta perdendo la guerra con la Russia? A rispondere alla domanda è Francisco Rubio Damián, colonnello della riserva dell’Esercito spagnolo. A El Mundo, lo specialista in Operazioni Speciali spiega: “Una volta terminata la fallimentare controffensiva ucraina, l’iniziativa operativa spetta alla Russia. Ma niente panico, queste fluttuazioni sono normali nelle guerre. E non dimentichiamo che la Russia è riuscita a garantire all’Ucraina un esercito di prima divisione, molto operativo e addestrato e in grado di utilizzare le armi e gli equipaggiamenti che Europa e Stati Uniti gli inviano, così diversi. Questo è molto difficile. Oggi è vero che all’Ucraina mancano armi e munizioni. Il futuro dipende dagli alleati e dalle elezioni negli Usa. Sappiamo già che Trump non è così entusiasta di sostenere l’Ucraina”.



Secondo Rubio “la guerra finirà con un accordo. Necessariamente. Gli spostamenti territoriali sono minimi e, anche se l’Ucraina ricevesse tutte le munizioni di cui ha bisogno, non avrebbe vita facile. L’Ucraina ha un’enorme volontà di combattere perché è in gioco la sua sopravvivenza. Potrebbe sembrare che la Russia non lo sia, ma chi sta correndo il rischio è Putin. Un accordo ci sarà, ma per l’Occidente è fondamentale che questo accordo non implichi una vittoria russa. Invadere un Paese sovrano per collocare un governo fantoccio ai confini dell’UE non può avvenire gratuitamente”. Ma in quale momento le controparti accetteranno di firmare un accordo? Rubio Damián spiega: “Nel caso della Russia, la chiave per accettare un accordo è che ne veda la minaccia per il controllo del corridoio terrestre orientale che collega la Russia alla Crimea. Ciò lascerebbe la Crimea appesa a un ponte, a un ponte che sappiamo essere vulnerabile”. L’Europa continua intanto a combattere al fianco dell’Ucraina, ma solamente “per procura”, senza inviare i suoi soldati in battaglia. Se gli Stati Uniti dovessero però smettere di proteggerci, però, “l’Europa non potrà difendersi dalla Russia”.