La sciagurata invasione dell’Ucraina sta producendo distruzione e sofferenza, un’escalation continua che mette a rischio le sorti dell’intero mondo. Si stanno fronteggiando in questo momento tre posizioni. La prima riguarda chi non accettando gli attuali equilibri di potenza nel mondo cerca con la guerra di riaffermare il proprio ruolo di grande nazione. La seconda è quella dell’Occidente che a fronte di questa azione sostiene una guerra che spera di vincere ridimensionando o eliminando chi ha messo in discussione tali equilibri.
Questa impostazione delle relazioni internazionali ricalca quella degli ultimi 30 anni che ha visto il costante scontro tra una visione unilaterale e un’altra visione imperiale di altre potenze. Il risultato di questa impostazione è la terza guerra mondiale a pezzi che ha sconvolto il mondo, abbattendo sempre con le guerre autocrati che non erano di riferimento, occupando territori confinanti, destabilizzando il Medio Oriente e buona parte dell’Africa, creando una tensione crescente in Europa e generando quella ondata di profughi in fuga dalle guerre che ha sconvolto l’Europa.
A fronte di queste posizioni è emersa quella di papa Francesco che non propone una mera esortazione morale, ma una coscienza della storia e dell’epoca moderna individuando e proponendo l’unica strada ragionevolmente percorribile per salvare l’umanità. In un momento di guerra in cui le parti cercano solo di arruolare nella propria i vari tipi di combattenti, la posizione del Papa spesso viene emarginata o ridotta, ma occorre accettare di confrontarsi con le ragioni di questa posizione. Innanzitutto, il Papa afferma il contrario dello slogan oggi imperante nell’Occidente, ovvero che “occorre fare la guerra per avere la pace”, dicendo che “occorre fermare la guerra con la pace”. Perché? Lui afferma che lo strumento della guerra è comunque distruttivo e inadeguato, dice “siamo innamorati delle guerre, dello spirito di Caino”, ma “c’è bisogno di ripudiare la guerra, luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono”.
Da dove nasce questo giudizio? La prima consapevolezza che ci ripropone è propria del cuore dell’identità europea, ovvero che “il valore del singolo io è più grande dell’universo”, è più grande di un nazionalismo che sacrifica il valore della singola persona all’integrità territoriale o alla potenza della nazione generando innumerevoli e distruttive guerre nella storia. Un valore dell’io che il Papa riconosce commuovendosi davanti alle tombe dei giovani morti nella grandi guerre, “Bisogna piangere sulle tombe. […] quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia i Capi di governo si sono riuniti per commemorarlo; ma non ricordo che qualcuno abbia parlato dei trentamila soldati giovani che sono rimasti sulle spiagge”. Inoltre, il Papa ci restituisce la consapevolezza della strada intrapresa dal mondo e che deve essere fermata: “Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l’umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell’uomo prima che sia lei a cancellare l’uomo dalla storia”.
Per questa consapevolezza dell’epoca moderna papa Francesco propone una nuova strada che non è quella della guerra: “Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no!, una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?”.
Vi sembra una posizione velleitaria? Una posizione che non tiene conto di alcuni fattori? A me sembra che in questo momento questa posizione è quella più ragionevole e si propone laicamente a tutti. Occorre uscire dalla forma mentis del combattente e confrontarsi in profondità con queste ragioni. Occorre che anche la politica italiana si interroghi sulla posizione sin qui avuta assumendo responsabilmente le ragioni proposte dal Papa. Possiamo recuperare così anche nella politica internazionale un ruolo originale e necessario che sappia coinvolgere l’Europa in una stagione di un nuovo dialogo tra le potenze del mondo per realizzare la pace possibile e bloccando l’autodistruttiva corsa agli armamenti.
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