Nella storia ci sono stati diversi esempi di pacificatori. Ad esempio ce n’è stato uno famoso, almeno quando ancora si studiava la Bibbia, che oltre a far pace faceva in modo di fare giustizia. E questo, anche oggi, sarebbe il massimo. Certo il suo metodo era un po’ duro, ma produceva buoni effetti. Mi riferisco al re Salomone (famoso anche presso i musulmani come Solimano) e, in particolare, all’episodio riferito nel Primo Libro dei Re al capitolo 3, nei versetti dal 16 al 28. Una volta si presentarono da lui due donne, due prostitute, che si contendevano un neonato affermando ciascuna che fosse il suo. Per dirimere la questione il re fece portare una spada per tagliare in due parti uguali il piccino. A quel punto la vera madre fu pronta a rinunciare alla sua pretesa pur di salvare la vita al figlio. E così fu riconosciuta.



Applicare questa storia ai contendenti in guerra in Ucraina non è facile. E così com’è non sarebbe nemmeno giusto. Comunque qualche spunto di riflessione l’antico re, il saggio Salomone, ce lo può dare. La prima osservazione è che purtroppo oggi non sembra ci sia un re la cui autorità sia riconosciuta da tutti. Ci sarebbe l’Onu, ma con quello che ci costa sembra che sia un palazzo dove di re ce ne sono molti e praticamente quasi mai disposti a mettersi d’accordo per fare giustizia. Poi ci sono i contendenti che, forse, non sarebbe corretto paragonare alle prostitute, ma di peccati ne hanno un po’ sulla coscienza. Non è facile identificare il bimbo conteso. Il fatto è che di bambini contesi ce ne sono moltissimi e molti, purtroppo, sono già stati uccisi da spade moderne ben più letali di quella di Salomone.



Poi ci sono i testimoni dei fatti, noi tutti. Anche quando si presentarono le due donne da Salomone probabilmente a corte c’era qualcuno che dava ragione all’una e qualcuno che dava ragione all’altra. Anche noi inevitabilmente siamo tentati di fare lo stesso. Credo però che se vogliamo offrire il nostro aiuto come pacificatori dobbiamo vincere la tentazione di fare i giudici, se non quelli che, appunto, in Italia vengono chiamati i giudici di pace. Dobbiamo dimostrare con i fatti che innanzi tutto ci interessa il destino del bambino.

Quanto alle mamme non dobbiamo vergognarci a trattare con loro, anche se non sono moralmente irreprensibili. Quanto al Grande Giudice noi sappiamo che ce n’è uno anche più grande di Salomone. E prima o poi anche noi saremo sotto il suo giudizio di misericordia.



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