È sempre più evidente che, data l’impossibilità dell’esercito russo di avere la meglio sul terreno, si stia applicando in Ucraina la strategia già usata in Siria, Cecenia e Georgia, con il bombardamento indiscriminato dei centri urbani nel tentativo di piegare la resistenza ucraina.

“L’esercito russo” ci ha spiegato il generale Carlo Jeanesperto di strategia, docente e opinionista, “non è mai stato pensato per una guerra a lunga scadenza con combattimenti nelle città, è stato organizzato per eventuali conflitti in campo aperto, da qui il grande numero di mezzi corazzati a loro disposizione, mentre la fanteria può schierare un numero limitato di uomini. Ma essendo impossibile conquistare grandi città anche con i carri armati, i russi si trovano costretti a bombardamenti su larga scala contro i centri civili, in modo da terrorizzare la gente e sfiancare la resistenza. È quello che è stato fatto ad Aleppo e a Mosul”.



Nell’est dell’Ucraina, vicino alle due province separatiste filo-russe, anche la città di Rubizhne è sotto costante lancio di bombe. Anche la devastazione di Mariupol conferma quanto lei ci aveva detto in passato: l’esercito russo sta applicando lo stesso metodo usato in Siria e in Iraq, con i bombardamenti indiscriminati su città come Aleppo e Mosul, attacchi contro cui l’Occidente non si oppose con decisione, perché città in mano ai terroristi dell’Isis? 



Si direbbe proprio di sì; sembra confermarsi l’ipotesi di una strategia identica, che peraltro l’esercito russo ha già usato in Cecenia e Georgia, anche lì senza suscitare particolari condanne da parte dell’Occidente. Il ricorso ai bombardamenti sta accadendo sempre più in diverse località. Oltre al centro commerciale distrutto nelle scorse ore a Kiev, anche a Severodonetsk, nella regione di Luhansk, l’esercito russo ha aperto il fuoco su un supermercato. A Kharkiv nelle ultime ore sono stati sparati 80 colpi di artiglieria e più di 600 case sarebbero state distrutte.

Questo perché i russi non sono in grado di affrontare un combattimento strada per strada, casa per casa?



È evidente. Non è un esercito pensato e addestrato per questo tipo di guerra. In realtà potrebbero anche farlo, ma con un costo in vite umane difficilmente sostenibile e giustificabile da Putin davanti all’opinione pubblica russa. L’esercito di Mosca è sempre stato organizzato per una eventuale guerra contro la Nato, una guerra in campo aperto, non nei centri urbani. Non è un caso che il numero delle truppe di fanteria sia piuttosto limitato, mentre non lo è quello dei carri armati e dei mezzi corazzati in generale.

Ma si riesce a sapere quanti sono esattamente i soldati russi impiegati nella guerra?

Dai dati a nostra disposizione, il Distretto militare meridionale, quello della zona dell’Ucraina del sud e del Donbass, aveva una forza composta da circa 100mila soldati di fanteria, mentre quello centrale, anch’esso dislocato ai confini con l’Ucraina, disporrebbe di circa 30mila soldati. Avendone ammassati oltre 200mila prima dell’invasione, è evidente che in Ucraina sono già impegnati molti uomini inviati da tutta la Russia.

A Kherson, l’unica città ucraina realmente occupata dai russi, si sono svolte manifestazioni dei cittadini contro gli occupanti. Alcuni video mostrano che i soldati russi non si sono fatti scrupolo di sparare sulla folla. Questo potrebbe indicare che per queste operazioni, l’occupazione di una città e il mantenimento dell’ordine, vengano impiegati soldati professionisti ed esperti piuttosto che i tanti giovani di leva mandati al fronte?

Non è detto. Anche i soldati di leva, se opportunamente indirizzati e comandati con metodi punitivi nei loro confronti, si ritrovano a fare questo tipo di cose. Tenga conto che, in un battaglione di soldati mandati a reprimere dei moti civili, basta che apra il fuoco solo il 15% per ottenere l’effetto desiderato.

Nonostante si parli di almeno 3mila civili morti sotto le bombe, Mariupol continua a resistere. È forse la presenza del famigerato battaglione di ultranazionalisti ucraini Azov che rende impossibile la caduta della città? E sono loro il principale obbiettivo dei russi?

Difficile dirlo, ma direi di no. Si tratta di volontari, neppure loro sufficientemente abili nel combattimento casa per casa. Allo stesso tempo, però, vediamo che le tanto sbandierate milizie filo-russe del Donbass non stanno ottenendo grandi risultati.

Il fatto che gli scontri più intensi avvengano a sud, tra Mariupol e Odessa, ha svelato il vero obiettivo di Putin, cioè occupare tutta la linea costiera affinché unisca in un solo blocco russo i territori che vanno da Odessa al Donbass?

Certo, è ormai evidente che questo sia l’obbiettivo di Putin, insieme al tentativo di far cadere Kiev, ma è un obbiettivo che si sta rivelando più duro del previsto. Se anche riuscissero a prendere questa linea di territorio, i russi non sarebbero poi in grado di mantenerlo. Gli ucraini sono pronti a una guerra partigiana, non si arrenderanno mai come hanno sempre detto. Il rischio è che l’Ucraina diventi un nuovo Vietnam o un nuovo Afghanistan per Mosca.

Viste le difficoltà, Putin non potrebbe inviare truppe dall’Estremo oriente e dai territori del’Asia centrale?

Lo ha già fatto, ma teniamo conto che dal punto di vista numerico l’esercito di terra, come dicevo prima, non è così numeroso. In Ucraina sono già impegnati i tre quarti delle forze russe di fanteria, eppure non riescono a sfondare. Questo dato di fatto spiega perché Putin abbia rimosso almeno due comandanti dello Stato maggiore dell’esercito, evidentemente infastidito dal fatto che non sono stati in grado di perseguire l’obiettivo fissato prima di sferrare l’offensiva.

Biden accusa Mosca di un possibile utilizzo di armi chimiche e biologiche. È propaganda?

Sì, potrebbe esserlo, anche perché escluderei nel modo più assoluto almeno l’uso di armi biologiche. Sono incontrollabili e, considerando anche i venti che spirano in Ucraina, sarebbe un pericoloso autogol.

(Paolo Vites)

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