A volte si ha la sensazione che l’Occidente, e l’Italia in particolare, siano del tutto indifesi davanti a quella che si chiama guerra ibrida. La guerra ibrida non si fa coi cannoni ma con tutto ciò che può portare a influire sul nostro giudizio e, quindi coi mezzi di comunicazione. Il comune di Modena, retto dalla sinistra, ha dato spazio a una mostra sulla ricostruzione di Mariupol; il comune di Lucca, retto dal centrodestra, ha ospitato l’intervento di un Alexandr Dugin che ha più volte auspicato la distruzione dell’Occidente come essenza del male. “Per noi eurasisti – spiega questo illustre e barbuto buontempone nel suo Noomachia – l’Occidente è il regno dell’Anticristo, il luogo maledetto. Ogni minaccia contro la Russia viene dall’Occidente e dai rappresentanti delle idee occidentaliste in Russia”. E chissà come ridono di noi i dirigenti russi sapendo che ospitiamo interventi di questo e altri personaggi! E che amarezza vedere una sinistra che permette una mostra sulla ricostruzione di Mariupol! Sembra di vivere in una ucronia dove il Terzo Reich ha vinto e mostra la nuova, modernissima Varsavia. E mentre noi permettiamo tali interventi in nome della libertà di parola, più di ventimila cittadini russi hanno subito sanzioni di ogni tipo per essersi opposti alla guerra. C’è da vergognarsi di essere italiani ma, in realtà, questo non può stupire chi conosca la prassi della guerra ibrida russa.



Secondo il giornalista Roman Skaskiw la guerra dell’informazione russa si attua secondo nove linee guida riconoscibili da tutti. 1) Confidare in gruppi politici di opposizione per diffondere queste notizie; in Europa l’estrema destra è utile quanto l’estrema sinistra. 2) La propaganda domestica è importantissima per controllare la popolazione russa i cui standard di vita stanno precipitando. 3) Distruggere e ridicolizzare l’idea di verità. 4) Putin è forte. La Russia è forte. 5) I titoli della notizia sono più importanti della realtà. 6) Demoralizzare. 7) Spostare l’argomento della conversazione. 8) Inquinare lo spazio informativo. 9) Accusare il nemico di fare quel che voi state facendo per confondere il dibattito.



Tutto questo serve a uno scopo strategico al cui raggiungimento intellettuali e politici contribuiscono: far cessare gli aiuti occidentali all’Ucraina. Perché il vero anello debole non è l’Ucraina che continua a soffrire e battersi per la propria libertà, ma noi occidentali, incapaci di comprendere che il primo campo di battaglia è nei nostri (presunti) cervelli. Più volte, negli ultimi mesi, è stata auspicata l’ipotesi di una tregua o di trattative per porre fine alla guerra. E qui bisogna chiedersi due o tre banalità: trattare con chi? Fare la pace o un armistizio con chi? Con un capo di Stato incriminato dal Tribunale Internazionale? Con un governo che è stato insultato e dileggiato per anni dai politici europei? E tutto questo dopo aver fornito armamenti (col contagocce e insufficienti) che hanno provocato decine di migliaia di morti tra le forze armate russe nonché la distruzione di duemila carri armati e di numerose navi da guerra? Come credono che saranno trattati i capi di Stato che andranno col cappello in mano a chiedere la pace a Putin? Quali condizioni pensano di poter ottenere? Tanto più che il 14 dicembre lo stesso Putin ha ribadito che gli obiettivi restano la denazificazione e smilitarizzazione dell’Ucraina. Uno dei pregi di Putin è sicuramente la coerenza. Quanto all’Occidente e al desiderio sempre più dilagante di tagliare gli aiuti all’Ucraina per mettere fine alla guerra è necessario affermare che si tratta di una idea stolta e che può provocare disastri ancora peggiori di quelli che vuole evitare.



Qualora l’Occidente non aiuti più a sufficienza l’Ucraina questa crollerà e avremo le forze russe ai confini con i paesi della NATO. Secondo due studi pubblicati dall’Institute for the study of war (ISW) la cessazione o l’inadeguatezza degli aiuti all’Ucraina potrà portare non solo catastrofi geopolitiche, ma un aumento esponenziale delle spese militari (The high price of losing Ukraine. Military, Strategic and Financial Implications of Russian Victory, di Frederick W. Kagan, Kateryna Stepanenko, Mitchell Belcher, Noel Mikkelsen, and Thomas Bergeron, Part 1; The High Price of Losing Ukraine. The Military Threat and Beyond, di Nataliya Bugayova, Part 2).

Quest’ultimo studio è sintetico quanto agghiacciante. “L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato permanentemente la Russia. Ha cementato un’ideologia ultranazionalista che crede nell’espansione tramite la forza … il Cremlino sta riunendo la Russia per una lotta a lungo termine contro l’Occidente. La narrativa antioccidentale diventerà il fondamento del prossimo mito nazionale russo. Una vittoria russa accrescerà la probabilità di un’azione militare contro altri paesi confinanti … il Cremlino avrà una maggiore probabilità di disintegrare la NATO”.

Ma ammettiamo che l’Occidente continui ad aiutare l’Ucraina per arrivare a una pace di compromesso con il riconoscimento delle conquiste fatte dalla Russia. Crediamo davvero che questo basterà ad evitare una nuova offensiva non appena saranno ricostituite le armate che hanno subito così tante perdite?

Il lettore deve sapere che non si tratta di fantasie, ma di dichiarazioni dello stesso Putin. “I nostri amici bielorussi sono interessati ad avere uno sbocco sul mar Baltico e a sviluppare infrastrutture portuali. E come potrete immaginare anche io sono d’accordo”. Sono parole di Putin citate in un articolo del Fatto Quotidiano del 7 marzo 2022. Si tenga presente che in Estonia e Lettonia sono presenti forti minoranze russe che, in nome del Russki Mir, potrebbero essere “difese” dalla Russia esattamente come avvenuto nel Donbass. La differenza è che i tre minuscoli staterelli fanno parte della NATO e sono difesi da tre battaglioni rinforzati multinazionali di un migliaio di uomini ciascuno che, in un contesto di guerra di massa, durerebbero, a essere ottimisti, meno di una settimana prima di essere travolti. Per cui la prospettiva più realistica e sostenibile è proprio quella più ostica: continuare a sostenere l’Ucraina e rendere la NATO uno strumento di deterrenza credibile, altrimenti saremo assoggettati da questa Russia.

Questa previsione veniva confermata da un’analisi di Ruth Deyermond, senior lecturer presso il King’s College di Londra, pubblicato sul proprio sito X il 31 dicembre 2023 (@ruth.Deyermond). La Deyermond, pur puntualizzando le perdite e le sconfitte russe, precisava che l’Ucraina e, soprattutto, l’Occidente potevano perdere questa guerra. Come? Qualora l’Occidente abbandoni l’Ucraina al suo destino, il che fa parte della strategia mediatica messa in atto dal Cremlino alla fine di dicembre. L’Occidente deve riconoscere che, per il governo russo, esso è il nemico. “I governi occidentali devono riconoscere che la sicurezza europea è ridiventata una priorità e da ciò deriva un significativo costo finanziario. Questi argomenti sono sgradevoli per gli elettori e per i media ma l’esito positivo (del conflitto) dipende dal conoscere questi argomenti e spiegarli chiaramente alla gente che, comprensibilmente, vorrebbe la fine della guerra”. E, infine, l’affermazione della Deyermond più dura, e più realistica: “Non c’è possibilità che vi siano negoziati che pongano fine alla guerra. Chiunque in Occidente pensi che tali possibilità esistano non comprende molto del governo russo e del suo trentennale uso di negoziati e di conflitti congelati”.

Il peccato mortale di quasi tutti gli analisti occidentali è di continuare a pensare sempre e solo con la propria misura, razionale e occidentale senza mai provare a ragionare come Putin e i suoi sodali. Sono gli stessi analisti che, razionalmente, davano per improbabile un attacco all’Ucraina perché era impossibile che Putin potesse conquistare un Paese grande come la Francia con meno di duecentomila uomini; gli stessi che, razionalmente, davano per spacciata l’Ucraina nelle prime settimane di guerra perché noi europei occidentali, al posto degli ucraini, ci saremmo sicuramente arresi. Gli stessi che, oggi, concordano con lo stato maggiore russo quando afferma che l’esercito russo ha conseguito gli obbiettivi previsti per il 2023: respingere l’offensiva ucraina. Al che verrebbe da dire: tutto qui? L’obbiettivo per un anno intero della superpotenza russa era non perdere?

E, invece, dobbiamo riconoscere che noi occidentali siamo considerati il nemico esistenziale. Certo, è brutto sapere che qualcuno ti odia, anche se non credi di avergli fatto torto ma, nella vita di tutti i giorni, può accaderci di diventare come il tenente Armand D’Hubert, continuamente sfidato a duello dal parigrado Gabriel Feraud ne I duellanti di Conrad. E, allora, bisogna attrezzarsi a resistere con tutto ciò che abbiamo, rifiutando ogni ipotesi di resa o sottomissione. Dobbiamo accettare che, dopo l’Unione Sovietica che ci ha minacciato per mezzo secolo, il putinismo opera nello stesso modo. Per dirla con Tolkien “Sauron è tornato”. Citare Tolkien è quasi obbligatorio. “Sempre – afferma Gandalf – dopo una disfatta e una tregua, l’Ombra si trasforma e si ingigantisce nuovamente”. “Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni!esclamò Frodo.Anch’io – annuì Gandalf – come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato”. (Il Signore degli anelli, Rusconi, 1977)

Ottant’anni ci separano dall’epopea nazionale della Resistenza. Tanti quanti separavano coloro che vissero la Seconda guerra mondiale dal Risorgimento. Ora tocca a noi. È il nostro momento perché, come precisa Sam Gamgee, “la gente si trovava coinvolta e quello era il loro sentiero. Penso che anche essi ebbero molte occasioni di tornare indietro ma non lo fecero … noi sappiamo di coloro che proseguirono e non tutti verso una felice fine, badate bene … Ma probabilmente non sono quelle le migliori storie da ascoltare, pur essendo le migliori da vivere!”. Ed è questa la lezione che l’Italia e l’Europa dovranno tornare a imparare se vogliono sopravvivere.

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