Un anno di guerra comincia a essere tanto per entrambi i contendenti. Forse per questo Zelensky, ultimamente, insiste nel dichiarare di aver pronto un piano di pace da presentare a Mosca proprio il prossimo 24 febbraio, giorno del primo anniversario dell’inizio del conflitto. Lo ha fatto a Washington, lo ha ripetuto nelle ultime ore nel consueto messaggio alla nazione via Telegram. Da parte russa, come prevedibile, nessuna apertura: si tratta alle nostre condizioni o ci penserà l’esercito a farle valere, hanno detto da Mosca.



“Al momento non è immaginabile alcun possibile reale dialogo fra le due parti” secondo Giorgio Battistigià comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan e attualmente presidente della Commissione militare del Comitato Atlantico Italiano. “Le posizioni sono rigidamente fissate sui propri rispettivi interessi e non si vede alcun possibile compromesso applicabile”.



In questo quadro il premier italiano Giorgia Meloni ha invitato Zelensky a Roma, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha assicurato l’invio di sistemi d’arma contraerei.

Dopo un lungo rifiuto a qualunque apertura a una trattativa, Zelensky adesso annuncia piani di pace e volontà di un dialogo. Forse un anno di guerra comincia a pesare all’Ucraina?

In realtà è da qualche settimana che da una parte e dall’altra vengono lanciati segnali di possibili tentativi di raggiungere un cessate il fuoco per poi sedersi a un tavolo. Questo però soltanto alle condizioni delle due parti: ucraini e russi accetterebbero di sedersi a dialogare unicamente a partire dalle rispettive condizioni, considerate intrattabili. Sono due posizioni fortemente diverse e contrastanti, tanto da non lasciar spazio a un possibile compromesso.



In sostanza, la Russia non intende rinunciare ai territori occupati e l’Ucraina invece vuole il completo ritiro dei soldati russi.

Esatto. Ma oltre a questo c’è un fatto da sottolineare. In questi discorsi non si parla mai di Crimea, come se fosse lasciata in un limbo. Probabilmente l’Occidente ha chiaro che Putin non la lascerà mai, e che davanti ad una minaccia concernente proprio la Crimea, il capo del Cremlino potrebbe usare anche l’arma nucleare.

Insomma un dialogo tra sordi…

Inoltre ancora qualche giorno fa Medvedev, che è stato appena nominato da Putin suo vice nella commissione militare-industriale, ha detto che gli obiettivi russi, denazificare l’Ucraina e farla diventare uno Stato cuscinetto neutrale, restano fissi.

E Zelensky?

Il presidente ucraino quando è andato a a Washington ha chiesto l’apertura di una conferenza internazionale di pace a New York sotto l’egida dell’Onu a febbraio e alla domanda se a questa conferenza può essere chiamata la Russia, ha detto: sì, se ammette i crimini di guerra che dovranno essere giudicati da un tribunale internazionale. È chiaro che è una condizione impossibile da accettare per Mosca.

Intanto le due parti continuano a combattere. Il comando russo ha lasciato la città di Kreminna nella regione del Luhansk. Anche i civili russi che si trovavano in città sono fuggiti.

Kreminna si trova a poca distanza da Bakhmut dove i russi stanno esercitando una pressione sempre più forte. Gli ucraini stanno portando avanti un’offensiva significativa. Bakhmut è un crocevia importante perché prenderla permetterebbe ai russi di proseguire verso ovest, mentre agli ucraini mantenerla consentirebbe di poter prendere sul fianco nord i russi.

In questo quadro si nota un attivismo crescente del premier italiano Giorgia Meloni che ha invitato a Roma Zelensky, mentre il nostro ministro della Difesa ha promesso l’invio di batterie anti-missilistiche. Come si spiega?

È una conferma di quanto aveva detto in campagna elettorale della sua forte vicinanza con Zelensky. Sta cercando di dare dell’Italia l’immagine di uno dei Paesi protagonisti della Nato e dell’Unione Europea.

Tra i suoi elettori però non tutti sono felici di questo attivismo pro ucraino.

C’è un po’ di stanchezza nelle opinioni pubbliche occidentali. In Germania ad esempio un sondaggio ha fatto sapere che il 45% dei tedeschi è contrario all’invio dei carri armati Leopard. Meloni conferma che l’Italia vuole giocare un ruolo di primo piano a livello internazionale e sul fronte interno di agire per evitare accuse strumentali dagli avversari.

È qualcosa di inedito per noi, dopo anni di politica estera quanto meno evanescente, che ne pensa?

Meloni ha detto chiaramente che l’Italia deve essere partner a pari livello delle altre nazioni occidentali. Per quanto riguarda le batterie antiaeree, se ne parlava da tempo. Probabilmente forniremo i sistemi missilistici Aspide, in grado di essere utilizzati con qualunque condizione meteorologica e con altissima efficienza e probabilità di colpire il bersaglio ed abbatterlo con un singolo colpo. Questo rientra nel supporto fornito dalla Nato e dall’Ue, dove ogni Paese fornisce ciò che decide di fornire in base alle proprie disponibilità. In questo momento in cui gli ucraini sono bersagliati da attacchi missilistici 24 ore al giorno è chiaro che hanno bisogno di queste armi.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI