L’Occidente è sempre più freddo nei confronti della guerra in Ucraina e Kiev lo ha capito. La fine del conflitto, però, sarà decretata dalle grandi potenze, che ormai hanno interesse ad aprire un negoziato. “Cinesi e americani – spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa – hanno avuto vantaggi da questa guerra: gli Usa hanno ottenuto che l’Europa tornasse a essere una loro vassalla, la Cina che una Russia tagliata fuori dall’Occidente guardasse per forza a Est. Ma anche Washington e Pechino stanno pagando un prezzo: i cinesi perché il crollo economico dell’Europa è un danno anche per loro, gli americani perché la guerra non ha isolato la Russia ma ha portato tutto il mondo a percepire gli Stati Uniti come responsabili del conflitto. C’è la crisi del dollaro e i Brics hanno sempre più adesioni”. Ecco perché il fronte dei sostenitori dell’Ucraina si sta indebolendo, aprendo la strada a una possibile soluzione diplomatica.
L’Occidente appare stanco di sostenere la guerra in Ucraina e i rapporti con gli ucraini sono diventati molto freddi per molti dei loro sostenitori. Come sta cambiando l’approccio al conflitto sul fronte pro Kiev?
È un processo cominciato con il vertice di Vilnius. L’allora ministro della Difesa inglese Wallace disse: “Gli ucraini dovrebbero anche ringraziare”. Poi la situazione in quell’occasione venne recuperata. Da allora gli ucraini sono diventati molto ruvidi: hanno la consapevolezza che, mentre la Russia si è organizzata per far fronte alla guerra nel tempo, loro possono continuare a farlo solo se aumenta l’aiuto dell’Occidente. Le parole di Zelensky a Washington davanti a 90 congressmen (“Se non ci aiutate perdiamo”) sono eloquenti. L’Ucraina dipende da un Occidente che si è stancato spesso delle guerre che ha combattuto: l’Afghanistan, consegnato ai talebani dopo 20 anni, è l’esempio più eclatante.
Quali sono le altre ragioni del distacco tra Occidente e Ucraina?
Ci sono le ragioni economiche e quelle del grano. Ancora oggi molti leader continuano a dire che la Russia sta affamando il mondo, ma il grano ucraino finiva per la maggior parte in Europa, in Cina o in Turchia. La crisi ha colpito soprattutto l’economia agricola dei Paesi della Mitteleuropa. Il caso più eclatante è quello della Polonia: è il Paese che ha dato di più all’Ucraina e dagli ucraini sono arrivate parole forti contro Varsavia.
Da Kiev ultimamente sono arrivate dichiarazioni ostili un po’ per tutti. Con chi ce l’hanno gli ucraini?
Podolyak, consigliere della presidenza ucraina, ha detto che le Nazioni Unite sono filorusse solo perché, negoziando in relazione all’accordo sul grano, devono tenere conto anche delle istanze di Mosca. Ha dato del filorusso anche al Papa perché ha messo in campo un’iniziativa diplomatica che ha avuto ampio credito. Zelensky all’Economist ha dichiarato che se venisse meno l’aiuto militare della Ue “I governi europei dovrebbero fare i conti con la loro opinione pubblica, che è tutta con noi”. Aggiungendo che i rifugiati ucraini, nel caso di un ripensamento occidentale sugli aiuti, si arrabbierebbero molto. Per l’Europa che ha speso tanto per l’accoglienza suona quasi come una minaccia.
I primi a raffreddarsi nei confronti dell’Ucraina sembrano proprio gli Usa. I repubblicani chiedono all’amministrazione Biden di rendere conto dei soldi spesi per l’Ucraina e di spiegare quale sia la strategia. Washington potrebbe davvero cambiare idea sull’appoggio a Kiev?
Ci sono pressioni sempre più forti negli ambienti americani: ci si chiede qual sia l’obiettivo che gli Usa stanno perseguendo. E quando sono state poste domande come queste, nella storia recente hanno portato, con qualunque tipo di amministrazione, a progressivi disimpegni da situazioni come quelle dell’Iraq e dell’Afghanistan. E il disimpegno Usa per gli ucraini significherebbe la sconfitta.
Negli Stati Uniti ora ci sono ispettori che controllano dove finiscono le armi inviate in Ucraina. Non si fidano più del loro alleato?
È un aspetto che l’Occidente non ha voluto vedere. Nel marzo 2022 avevo fatto presente che l’Ucraina ha una lunga tradizione di fuga di armamenti, aveva svenduto quelle ex Urss al Terzo Mondo per 50 miliardi di dollari. Il governo nigeriano ha rilevato la presenza di queste armi tra i ribelli qaedisti della zona del lago Ciad. La polizia finlandese ha trovato armi donate all’Ucraina usate dalla loro malavita. Anche la decisione di controllare gli invii potrebbe essere propedeutica a un possibile disimpegno. L’Occidente è stanco e punta a un accordo. Anche perché le prospettive di un tracollo dell’economia e della leadership russa non si sono concretizzate.
Anzi, l’economia russa sta crescendo.
Anche più di tanti Paesi europei. Il ministro dell’Economia Giorgetti lo ha detto anche a Cernobbio, al Forum Ambrosetti: “Questa guerra ha un perdente ed è l’economia europea”.
Restando in Europa, la Polonia, punto di raccolta delle armi che gli altri Paesi forniscono all’Ucraina, ha preso le distanze dall’Ucraina, la Slovacchia è scettica, l’Ungheria è sempre stata molto fredda. E i grandi Paesi Ue non prendono l’iniziativa: anche questo è indice di scarso interesse per la causa ucraina?
Come ha sottolineato recentemente Romano Prodi è scandaloso e paradossale che l’Europa sia l’area più colpita da questa guerra e l’unica che non ha elaborato un piano per porre fine al conflitto. C’è un aspetto di cui non si parla: ci sono almeno tre Paesi confinanti che hanno questioni aperte con Kiev. Il nazionalismo polacco non può non fare i conti con quello ucraino: Stepan Bandera, padre della patria in Ucraina, era alleato con i nazisti e le sue milizie hanno sterminato tanti polacchi e una parte dell’Ucraina occidentale era polacca. Gli ungheresi segnalano forti criticità nei confronti delle loro minoranze in Transcarpazia, regione ucraina. La Bucovina, a Sud dell’Ucraina, un tempo era rumena. In uno scenario di tracollo di Kiev potrebbero risvegliarsi gli appetiti dei Paesi confinanti per riprendersi questi territori.
Il governo Zelensky, in assenza di sostegno esterno da parte dell’Occidente e con una controffensiva che procede a rilento, rischia l’implosione?
Difficile dirlo. La leadership ucraina rischierebbe il posto in caso di tracollo militare. Si creerebbe una situazione paradossale: l’obiettivo dei russi era liberare i territori a Est e un’Ucraina non allineata con la Nato. Se questo obiettivo fosse raggiunto fra qualche mese vorrebbe dire che avremmo avuto distruzioni devastanti e qualche centinaio di migliaia di morti per arrivare a una conclusione possibile già prima che la guerra scoppiasse o subito dopo il suo inizio.
Se l’Occidente non vuole più la guerra come potrebbe uscirne?
In assenza di una vittoria ucraina importante o di una offensiva russa questo inverno, la base su cui lavorare è quella dell’incontro che c’è stato a Malta tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il consigliere per la sicurezza americano Jake Sullivan. La fine di questa guerra la decideranno le grandi potenze: americani e cinesi d’accordo con i russi. Non finisce perché Zelensky cede territori a Mosca: avendo messo fuori legge tutti i partiti e appoggiandosi sugli ultranazionalisti non potrebbe mai negoziare qualcosa del genere. Ci vorrà un accordo che permetterà di trovare un equilibrio, in cui i russi non prendono tutto quello che vogliono e l’Ucraina ha garanzie sul suo futuro, magari dentro la Ue e non nella Nato. Gli Usa sono d’accordo nel lasciare il fardello della ricostruzione all’Europa.
Cosa spingerebbe Usa e Cina a cercare di chiudere la guerra?
La Cina ha una crisi economica di cui non si hanno ben chiari i contorni e gli Usa una campagna elettorale in cui nessun candidato può sperare di prendere voti mantenendo in essere una guerra latente con la Russia, con il rischio di sviluppi strategici fino a coinvolgere le armi nucleari. Scenario non credibile, ma che non si può escludere. Ci sono candidati come Robert Kennedy jr e altri che ricordano come la guerra sia stata causata dall’allargamento della Nato a Est. Prima del conflitto molti lo dicevano in Europa, dopo l’attacco era un motivo per vedersi considerati filorussi. Il dibattito sta tornando, anche in Occidente, su temi concreti. Alla fine questa guerra rischia di non vincerla nessuno. Ed è per questo che forse si cercano soluzioni.
(Paolo Rossetti)
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