Con un intervento in tv alle 6 del mattino ora di Mosca di giovedì 24 febbraio, mentre era in corso il Consiglio di sicurezza dell’Onu, Vladimir Putin ha dato il semaforo verde all’invasione dell’Ucraina. “Un ulteriore allargamento della Nato a Est è inaccettabile” è una delle motivazioni addotte dal presidente russo, insieme a quella di smilitarizzare e “denazificare” il paese. Espressioni coerenti con il suo discorso di lunedì, quello del riconoscimento delle repubbliche del Donbass, nel quale Putin aveva negato all’Ucraina il diritto di esistere come Stato e come nazione.
Per tutta la giornata i reparti russi attaccano da tutti i fronti, bombardando e conquistando i siti strategici più importanti, tra i quali gli aeroporti l’ex sito nucleare di Chernobyl. Nella tarda serata si apprende che le truppe russe sono entrate a Kiev, mentre il presidente Zelensky annuncia di voler restare.
Paolo Quercia, docente di studi strategici nell’Università di Perugia e direttore della rivista GeoTrade, riteneva meno probabile lo scenario dell’invasione “perché non utile agli stessi russi”. Invece il piano era proprio questo ed era pronto da tempo. Ci muoviamo in una fase imponderabile, avverte ora Quercia, che vede improvvisamente aumentare di importanza il ruolo di un attore sempre più ingombrante: la Cina.
Putin ha spiazzato le previsioni di molti analisti. Come valuta questa decisione?
Devo dire che in troppi hanno escluso a priori lo scenario dell’invasione, addirittura ridicolizzando l’amministrazione americana che l’aveva correttamente previsto. Non credo che decisioni di queso tipo vadano giudicate. Posso dirlo con la serenità di chi, in un libro del 2008, aveva avvertito che il sistema internazionale era ormai cambiato e la conflittualità tra Stati ritornava ad essere una possibilità reale. Si tornava ad un sistema di relazioni internazionali come negli anni Trenta in Europa, di conflitti tra Stati per i confini e per le sfere di influenza. Altro che guerre asimmetriche. Purtroppo nessuno ci voleva credere all’epoca, né tra i cosiddetti esperti, né nelle istituzioni.
Le ragioni che avevano indotto lei stesso ad ipotizzare almeno in parte altri scenari sono state smentite dai fatti ai quali stiamo assistendo. Ora è ad essi che dobbiamo attenerci.
Mi permetta di dire che io lo scenario dell’invasione non l’ho mai escluso. Lo ritenevo possibile ma meno probabile di altri non cinetici e più vantaggiosi per Mosca. E non per simpatie filorusse, come purtroppo molti, o per esorcizzarlo come tanti altri, ma perché realisticamente non lo ritenevo utile agli stessi russi.
Adesso invece?
Ora devo prendere atto che gli scenari alternativi servivano a coprire il piano di una invasione ed occupazione del territorio ucraino. Penso che sia stata anche la debolissima risposta americana alle minaccia russa ed il via libero ricevuto da Pechino a spingere la Russia a scegliere questa opzione.
Cosa vuole, alla luce di questi ultimi sviluppi, il presidente russo?
Direi che, pur nella vaghezza degli obiettivi, dobbiamo ritenere che voglia occupare una parte significativa dell’Ucraina. Forse la metà orientale, fino al fiume Dniepr installandoci un governo filorusso e dividendo in due il Paese. O forse una parte di questa metà orientale.
Da cosa dipende?
Dipenderà molto da come andranno i combattimenti nei prossimi giorni e dalla maggiore o minore facilità con cui le forze russe penetreranno nel territorio ucraino dalle teste di ponte che hanno creato lungo i confini.
Come valuta la convinzione, ripetuta in queste ore, che Putin non possa o non intenda impadronirsi dell’Ucraina perché questo eccederebbe le capacità di Mosca?
Ritengo che se si limita alla metà ed Est del fiume Dnepr o a parte di esso le truppe siano sufficienti, anche considerando che una parte di questa popolazione non gli sarà ostile. Ma qui entriamo in una zona imponderabile. Dipende anche dal grado di resistenza all’occupazione che gli ucraini saranno in grado di mettere in piedi.
Secondo fonti del Cremlino, la Russia è pronta a negoziare con l’Ucraina. Mosca chiede a Kiev di rifiutare il dispiegamento di armi nel paese e di garantire che non aderiranno alla Nato. Come commenta?
Secondo questo piano Mosca chiederebbe a Kiev il riconoscimento di Crimea, Donetsk e Luhansk e la neutralità dell’Ucraina. Direi che dopo l’invasione, con le città bombardate ed i morti, una tale proposta mi sembra una richiesta di capitolazione senza condizioni. O una trappola. Ma anche se così fosse, perché Mosca avrebbe invaso l’Ucraina per ottenere quello che già di fatto aveva?
Biden ha promesso sanzioni ancora più dure di quelle attualmente in vigore. Cosa può dirci dei target di queste ultime e della loro efficacia?
Che possono essere sanzioni molto dure ed efficaci e che taglieranno fuori la Russia dai rapporti economici, finanziari e tecnologici con la parte più sviluppata del mondo. Forse rimarranno solo una parte dei rapporti energetici. Ma gli effetti sulla Russia si vedranno tra qualche anno, sempre che si vada fino in fondo con le sanzioni, cosa che non è ancora scontata, perché dipende ancora da fin dove Putin si spingerà. E sempre che la Cina deciderà di rispettarle. Ad ogni modo, le sanzioni difficilmente influenzeranno le attuali operazioni militari, i cui tempi mi pare siano piuttosto dell’arco di giorni o settimane.
Nella loro condanna della “aggressione militare su larga scala della Federazione Russa contro l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina” i leader del G7 dicono – tra l’altro – che Putin “si è messo dalla parte sbagliata della storia”. Che ne pensa?
Mi sembra retorica, anche abbastanza vuota. Se Putin si prende una parte importante dell’Ucraina la storia la fa lui e non le dichiarazioni dei G7.
Lei aveva detto in un precedente intervento che per capire lo scenario mancava un elemento fondamentale: quello degli eventuali accordi tra Mosca e Pechino. Quanto accaduto quali considerazioni le suggerisce?
Che una intesa di massima ci sia stata. E che la Russia con questa avventura potrebbe entrare nel gioco di Pechino. La cartina di tornasole la vedremo su come Pechino si posizionerà sulle sanzioni americane ed europee. Ma quello tra Putin e Xi Jinping è un rapporto scomodo, destinato a rimanere incerto. Mi ricorda il rapporto turco-russo moltiplicato su scala euro-asiatica.
(Federico Ferraù)
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