Nessuno, in Occidente, può dire cosa stia succedendo veramente nell’acciaieria Azovstal di Mariupol. Da due giorni il comando russo sta lanciando ultimatum ai soldati e ai miliziani ucraini che vi si trovano asserragliati, dai quali però non viene data alcuna risposta. “I russi non entreranno mai nell’acciaieria” ci ha detto il generale Giuseppe Morabito, diverse missioni all’estero, membro fondatore dell’Igsda e del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation, “perché significherebbe un bagno di sangue stanare gli ucraini tunnel per tunnel, livello per livello.
Allo stesso tempo gli ucraini sono intenzionati a combattere fino all’ultimo uomo, perché sanno che, se si arrendono, verrebbero processati e sicuramente condannati a morte, in quanto quei soldati da anni sono impegnati nel Donbass contro la minoranza russofona”. Intanto il Cremlino ha annunciato di aver testato con successo un nuovo missile balistico intercontinentale, il Sarmat, “capace di non essere intercettato”, come ci dice Morabito, “ed è un evidente segnale per la Nato se continuerà a rifornire l’Ucraina di armi”.
All’acciaieria Azovstal si combatte furiosamente, i russi continuano a lanciare ultimatum senza ottenere risposte. Che significato ha questa altalena?
L’acciaieria Azovstal è enorme, costruita a partire dagli anni 30 e dotata di un sistema anti-atomico, il che significa cemento armato e tunnel di sicurezza. Di fatto è un fortino, entrare là dentro per i russi sarebbe un suicidio, perché si esporrebbero a una battaglia all’ultimo sangue. Lì dentro si trovano i reparti di nazionalisti, quelli che da anni conducono le battaglie nel Donbass contro gli indipendentisti: sono soldati specializzati, molto preparati, pronti a morire. Gli ultimatum vengono lanciati per evitare un massacro da tutte e due le parti.
Non sembra che gli appartenenti al battaglione Azov che si trovano all’interno dell’acciaieria vogliano arrendersi.
Non vogliono fare la fine dei soldati tedeschi catturati dai sovietici a Stalingrado e altrove alla fine dell’ultima guerra mondiale, fatti poi marciare nella Piazza Rossa: una umiliazione che non accetteranno mai di subire. Peggio ancora, sanno che verrebbero processati con l’accusa che piace tanto a Putin, quella di genocidio nel Donbass, e sicuramente messi a morte e fucilati.
Secondo lei, a questo punto, senza ottenere risposte agli ultimatum e senza entrare nell’acciaieria, i russi non si faranno scrupolo di raderla al suolo con tutti coloro che vi sono asserragliati?
Andare scantinato per scantinato, livello per livello a stanare gli occupanti, ai russi costerebbe un prezzo enorme, pertanto non si faranno alcuno scrupolo a continuare a bombardarla. Sta succedendo come nella battaglia di Montecassino nella seconda guerra mondiale.
Che gli alleati per vincere rasero al suolo, intende questo? Ma i miliziani nell’acciaieria non possono ricevere alcun aiuto esterno?
Sì, ma a Montecassino i tedeschi dalle retrovie ricevevano rifornimenti. Alla Azovstal gli ucraini sono completamente circondati, non possono ricevere alcun aiuto. La domanda è: quanto possono resistere senza rifornimenti?
Pare che ci siano anche civili.
La maggior parte sono parenti degli appartenenti alla brigata Azov, sanno a cosa vanno incontro.
Distruggere un’acciaieria non è come distruggere delle case, si scatenerebbero effetti devastanti.
Il problema dell’impatto ambientale non se lo pone nessuno. Consideriamo che comunque gli altiforni sono stati spenti, non sono più in funzione. L’acciaieria è una sacca di resistenza completamente accerchiata, destinata a cadere.
I russi ieri hanno testato il missile Sarmat, in preparazione da anni. Che caratteristiche ha?
È un missile balistico intercontinentale pesante con un raggio d’azione che lo rende capace di colpire in qualunque parte del globo e di trasportare fino a 15 testate nucleari. Ma soprattutto è in grado di eludere le difese della Nato oggi in servizio, ricorrendo a una traiettoria che passa al di sopra del Polo sud terrestre, zona non coperta da alcun apparato radar di early warning o sistema missilistico difensivo.
Quindi un’arma micidiale?
Sì, ma ha un significato propagandistico preciso da parte di Putin.
Quale?
Vuol dire a tutti che se arrivano ancora convogli di armi da fuori l’Ucraina, saranno colpiti e distrutti da questo missile. Non solo, è anche un segnale di rivendicazione dopo l’affondamento della Moskva: siamo pronti a colpirvi ovunque.
A questo punto quali scelte strategiche dovrebbe fare la Nato?
La Nato ha fatto la scelta strategica di non inviare propri uomini a combattere e continua comunque a mandare armi agli ucraini.
Quindi siamo davanti a una battaglia fino all’ultimo uomo?
È necessario trovare un capo di Stato autorevole capace di convincere russi e americani a sedersi al tavolo. Affidarsi alla Turchia è stato un fallimento, perché non ha né la storia né l’autorevolezza per un compito del genere. È l’unica nazione di cui non ci si doveva fidare.
Di chi ci si può fidare allora?
La Cina, ad esempio, e comunque non di paesi come Turchia o Israele che non hanno la cultura della mediazione. La guerra continuerà fino a quando non ci si mette attorno a un tavolo, questa è la verità. La mossa del missile è un segnale: l’Ucraina non ha la capacità di vincere, può solo rallentare l’offensiva. Per vincere una guerra si deve poter contrattaccare e questo l’Ucraina non è in grado di farlo, non ha aviazione o carri armati per farlo. Gli ucraini possono solo difendersi.
(Paolo Vites)
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