Olimpiadi invernali di Pechino, febbraio 2022. La squadra russa di pattinaggio di velocità elimina in semifinale quella americana. Daniol Aldoshkin, componente del team russo, alza le braccia al cielo in segno di vittoria, ma non si limita a quello. Con le due mani fa il dito medio, ovviamente all’indirizzo della squadra americana. Benché la tensione ai confini dell’Ucraina sia già alta, la stessa federazione russa fa le scuse ufficiali a quella americana per il gesto.



Fine febbraio, l’invasione russa in Ucraina è cominciata e le truppe di Mosca marciano verso la capitale Kiev. Un carro armato russo passa veloce sulle strade ucraine con una bandiera sovietica in bella vista.

Sono due episodi ricchi di significato, che la dicono lunga di quello che sta succedendo, al di là di ogni motivazione geopolitica tirata in ballo. L’atleta russo ha meno di trent’anni, non era ancora nato quando il Muro di Berlino veniva smantellato e neanche quando, due anni dopo, l’Urss implodeva e finiva i suoi 70 anni di storia. Nasceva un altro paese, la Federazione russa, priva di tante delle repubbliche che erano state inglobate nel precedente Stato, Ucraina compresa.



In questi giorni si legge continuamente e lo si sente ripetere da quasi tutti i leader dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti che “l’Europa è sotto attacco”. Vero, ma l’attacco non proviene dai marziani, o dalla Corea del Nord, o da qualche Stato africano. Proviene dalla Russia, e la Russia è parte integrante dell’Europa. Lo è sempre stata, anche se il fatto che il paese si estenda fino alle coste estreme dell’Asia orientale lo rende qualcosa di indefinibile: Europa o Asia? Eurasia magari? Come dicono i trattati di geografia e di storia, “Europa e Asia sono un’unica massa continentale, non avendo una netta separazione geologica e geografica. Non esiste pertanto un confine tra Europa e Asia universalmente riconosciuto”. Sarebbe come dire che gli Stati Uniti autentici sono quelli della costa est, dove si trovavano le colonie che si dichiararono indipendenti dalla Gran Bretagna. Ma la Russia appartiene all’Europa per motivi storici e culturali.



È proprio non considerarla tale uno dei motivi, forse il principale, dell’attuale crisi ucraina.

Alla fine dell’Urss, piuttosto che procedere a una integrazione, a un avvicinamento che ponesse fine a una discordia decennale resa tale dal Partito comunista sovietico e dall’opposizione occidentale a tutto quello che significava, si è lasciata la Russia al suo destino. Anzi, la si è messa ancor più nell’angolo, si è sfruttata la sua debolezza economica dovuta al crollo del vecchio impero sovietico per renderla innocua. Nel marzo 2014, dopo la conquista della Crimea, in modo sprezzante l’allora presidente Barack Obama commentò: “La Russia non è altro che una potenza regionale”. Fu probabilmente la classica goccia che fece traboccare il vaso dell’orgoglio nazionalista di Vladimir Putin, che, va ricordato, come quasi tutta la classe dirigente moscovita, è nato e cresciuto e si è formato in epoca sovietica e dunque ne riporta la forma mentis. Ma il nazionalismo russo, già forte al tempo degli zar, è forte in tutti i cittadini russi, anche quelli nati e cresciuti dopo l’Urss, come dimostra il pattinatore e come dimostra il carrista che ha issato la bandiera sovietica sul suo carro armato.

L’Urss è stata una grande potenza mondiale e ha rappresentato un punto di riferimento non solo per i comunisti occidentali, ma anche per i movimenti di liberazione anticoloniale. È evidente che una tale eredità non scompare nell’arco di una generazione, soprattutto nella dimensione dell’immaginario politico, che contribuisce alla formulazione della strategia internazionale di un Paese che non ha un grande peso economico, ma una crescente influenza geopolitica.

Cosa sarebbe oggi l’Europa, invece che un teatro di guerra, se la Russia post sovietica fosse stata integrata nell’Unione Europea? Probabilmente non ci sarebbe neppure bisogno di una organizzazione comunque obsoleta, e anche inutile perché non può intervenire militarmente contro la Russia, come è la Nato.

Ma la bestia piena di rancore e rabbia ormai è uscita dalla gabbia e si sta lanciando sull’Europa. Di cui è parte integrante.