Si sta sempre più svelando quello che era l’obiettivo della Russia fin dall’inizio e anche l’affermazione rilasciata nelle ultime ore dal Cremlino (“L’operazione speciale in Ucraina potrebbe finire presto”) sembra avere un suo significato.
Secondo il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri di guerra, dalla Somalia al Kosovo e all’Afghanistan, “sin dall’inizio ho sempre sostenuto che l’obiettivo di questa guerra era quello che Putin aveva sempre dichiarato: l’indipendenza delle due repubbliche del Donbass, la conferma della sovranità sulla Crimea e quella striscia di territorio che collega la Crimea alla Russia”. Il ritiro delle forze russe dalla regione della capitale e il concentrarsi delle truppe verso sud-est lo confermerebbe: “La Russia non avrebbe mai la forza di occupare l’intera Ucraina e questo non è mai stato il suo scopo”.
Mosca ha dichiarato che i suoi obiettivi sono stati raggiunti. Come giudica questa frase?
Stiamo vedendo realizzarsi quello che personalmente ho sempre sostenuto. Lo sforzo principale della Russia era indirizzato, sin dall’inizio del conflitto, verso la conferma dell’occupazione della Crimea e del Donbass. D’altronde è anche quello che Putin aveva sempre detto: liberare le due repubbliche autonomiste, mantenere la sovranità sulla Crimea e una Ucraina non nella Nato. Adesso che Mariupol sta cadendo gli obbiettivi sono a portata di mano.
Quindi non è mai stata una guerra a tutto campo contro l’Ucraina?
Valutando la manovra militare in atto, ritengo sia credibile che quelli citati fossero i piani russi, non solo perché lo ha detto Putin ma soprattutto perché lo possiamo vedere sul campo e sulle mappe.
A questo punto però è giusto chiedersi: l’approccio a Kiev era intenzionale con l’obiettivo di conquistarla, era solo un modo per tenere impegnato l’esercito ucraino lontano dai veri obiettivi o effettivamente i russi sono stati costretti a desistere e a ritirarsi. Quale delle tre?
Ci sono istituti di studi militari, soprattutto l’Institute for the Study of War americano, che hanno sempre sostenuto che l’obiettivo principale russo fosse la conquista di Kiev. Ma ho sempre avuto dei dubbi.
Perché nutriva dubbi che non fosse così?
Uno sforzo principale sulla capitale sarebbe stato difficile da sostenere dalla Bielorussia senza passare dal territorio russo e poi Kiev era molto distante. Guardando a quel che è stato fatto, i russi si sono fermati alla periferia, non hanno mai bombardato in maniera intensiva la città. Kiev stessa non ha mai creduto alla possibilità di un attacco, visto che operazioni di fortificazione all’interno della città non sono mai state fatte. Piazza Maidan è sempre stata libera e illuminata anche di notte, le immagini dei cittadini che fabbricano molotov sono una barzelletta, una cosa ridicola dal punto di vista militare. I russi sono rimasti nelle periferie, hanno impegnato le forze ucraine in modo che non potessero concentrarsi in massa nella zona del Donbass e della Crimea. Adesso stanno completando la conquista di Mariupol ed è quello che si erano prefissi.
Quindi Putin sta per cantare vittoria?
Al netto di tutto quello che è successo nelle varie città della zona di Kiev, direi di sì. Anzi dirò di più: anche lo sforzo verso Odessa è sussidiario per mantenere la minaccia su un centro importante per l’Ucraina: se perdono Odessa, gli ucraini vengono privati di ogni sbocco sul mare, però i russi non hanno mai spinto in modo serio. E dalla Transnistria non è possibile possa arrivare un attacco, perché lì i russi presenti sono pochi, impegnati ufficialmente in una operazione di pace. Hanno concentrato tutto nel Donbass. Adesso questa penetrazione da nord verso sud potrà prendere alle spalle le truppe ucraine che stanno contenendo le forze delle due repubbliche e poi, una volta presa Mariupol, cos’altro hanno da fare? I russi non sono nelle condizioni di poter invadere il paese, Perché è troppo grande, già il Donbass è un territorio molto esteso. Ma saranno in grado di interrompere le operazioni di guerra da una posizione di forza.
Con un’America che scalda sempre più insistentemente l’animo di Zelensky e il continuo arrivo di armi dalla Nato, Kiev accetterà di perdere il Donbass e Mariupol?
Zelensky viene rassicurato da Biden e anche dall’Unione Europea sul fatto che non verrà lasciato solo. Ma sta dimostrando di non sapere che pesci prendere.
In che senso?
Dice che continuerà fino alla vittoria, ma sa benissimo che, se non interverrà la Nato, non potrà mai vincere. E se interverrà la Nato, non è detto che vinca, può succedere di tutto. Zelensky dice anche che Putin è un criminale e affermando questo è come dire che con lui non si può trattare. Al tempo stesso sostiene di essere sempre aperto a una trattativa.
Quindi?
Non si capisce se per trattativa intende chiedere che Putin si arrenda, ma se è così si illude. Se invece intende una vera trattativa, dovrà rinunciare a qualcosa, e questo qualcosa, ritengo, sono appunto il Donbass e il corridoio verso la Crimea. Quello che Putin vuole.
(Paolo Vites)
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