L’esercito russo non riesce a concludere la sua “operazione speciale”. E poi i morti, e i feriti, cominciano ad essere troppi. Non solo tra i soldati, ma anche tra i mercenari. E poi, da che mondo è mondo, un mercenario combatte per i soldi; se muore come fa a godersi i soldi?
Non ci sono, ovviamente, statistiche, ma molti giovani della Federazione Russa, non necessariamente russi, hanno già da tempo incominciato a pensare che non vale la pena “morire per il Donbass”. E così incominciano ad “emigrare”.
L’esercito ucraino per ora resiste. Anche gli ucraini hanno avuto ed hanno tante perdite. Anche i loro uomini non sono tutti disposti ad andare al fronte. Però gli ucraini ormai sono convinti che grazie alle nuove armi che sono arrivate o che arriveranno dall’Occidente presto potranno sbaragliare “quelle canaglie di Putin”. Riconquisteremo tutto, anche la Crimea! Auguri. Anche perché qualcuno può immaginarsi che cosa farebbe Putin in caso di una evidente sconfitta militare? Vi ricordate che cosa stava per fare quel tedesco che ormai sconfitto continuava a sperare nella cosiddetta “arma segreta”? E che cosa hanno fatto gli altri per risparmiare quelle centinaia di migliaia di vittime che sarebbero state necessarie per conquistare il Giappone?
E così, sembra che gli unici negoziatori di pace siano rimasti la Cina e il Vaticano. Che strana coppia!
I cinesi sono troppo vicini alla Russia per non capire che un eventuale conflitto nucleare inevitabilmente li toccherebbe e soprattutto toccherebbe i loro nuovi protetti dell’Asia Centrale. Il Vaticano, da sempre, quindi anche dall’inizio, ha cercato una soluzione pacifica del conflitto. Un po’ perché è la sua vocazione, un po’ perché, tra l’altro, si trova in Europa e, almeno per ora, non credo proprio che abbia interesse a cercare rifugio in qualche altro continente.
Già, l’Europa. Che fa l’Europa? Sembra sostenere sempre più decisamente l’avanzata ucraina, anche se, ogni tanto, a qualcuno vengono problemi di coscienza. In Italia stranamente trasversali, sia nella destra che nella sinistra. Guai ad indietreggiare dalla linea “no pasaran”, con non poco imbarazzo di chi fa dell’antifascismo il proprio denominatore comune e si trova di fronte un Putin che si presenta come il vero erede dell’antifascismo.
Possibile che in Europa nessuno possa credere all’eventualità della guerra nucleare? Possibile che l’Europa stia ancora danzando sul Titanic, mentre l’America si sente ancora troppo lontana per essere toccata?
Al di là delle immagini catastrofiche, la situazione richiede una grande responsabilità da parte di tutti. Basta con quella pretesa di essere puri e duri, di non essere disposti a trattare con il nemico se non quando non lo si è vinto. Possibile che nessuna delle diverse soluzioni diplomatiche, di cui anche su questo giornale abbiamo parlato, sia praticabile?
Al “boia chi molla” bisogna incominciare a sostituire il grido “boia chi non molla”, prima che il boia, quello vero, quello universale, non esegua la sentenza finale.
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