Putin ha cominciato un nuovo processo: si chiama processo di derussificazione. Già molto tempo fa (Il Sussidario, si sa, arriva prima della Cnn) avevo scritto che molti giovani russi stavano arrivando in Kazakistan e in altri Paesi dell’Asia centrale per sfuggire alla prospettiva di essere mandati a combattere in Ucraina. Così è successo che quest’anno le università del Kazakistan, e non solo, hanno registrato un considerevole aumento di iscrizioni di studenti russi, facilitate da vecchi accordi culturali bilaterali.
Oggi che la prospettiva di molti giovani di andare in guerra è in molti casi una certezza, arriva una nuova ondata di candidati ad essere renitenti alla leva. Già, perché i giovani russi hanno il diritto di vivere in Kazakistan liberamente per tre mesi, ma poi per restare devono trovare una occupazione che giustifichi la loro presenza. Naturalmente non possono chiedere, come gli ucraini qui da noi, lo status di rifugiati. Inoltre mi sembra molto improbabile che la Repubblica del Kazakistan possa concedere loro la condizione di perseguitati politici, perché questo, ovviamente, creerebbe una situazione pericolosamente conflittuale tra i due Stati.
Passati i tre mesi, ma di per sé anche prima, la Federazione Russa potrebbe emettere nei confronti di questi giovani un mandato di arresto internazionale che dovrebbe prevedere la loro estradizione nella “madre-matrigna-patria”. Così già da oggi, e pare che la Germania si stia già attrezzando in questo senso, si pone la questione, non semplice, di ospitare da parte nostra dopo i profughi ucraini anche quelli russi.
Già il mio sacrestano, uomo che non è molto esperto di politica internazionale ma ha un senso pratico maggiore del suo parroco, ha cominciato ad immaginare come sistemare i russi, evitando di metterli a stretto contatto con gli ucraini che già ospitiamo.
Come potete capire anche da questi esempi banali (ma non troppo) si apre ora una nuova fase della guerra.
Quella che potrebbe diventare una specie di guerra civile interna alla Russia, basata non tanto su divergenze politiche o ideologiche, ma sul vecchio principio, non solo napoletano che “i figli so’ pezze e core” (scusate, ma non conosco bene il campano). E le nuove prospettive di questo nuovo corso sono difficili da prevedere.
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