Questo pezzo è brutale. Insomma, oggi siete di fronte a un avviso simile a certe frasi perentorie che compaiono nei titoli iniziali dei film del terrore: sapete cosa vi attende, non adatto a un pubblico impressionabile. La situazione sta precipitando alla velocità della luce. Meglio che vi svegliate. E in fretta. Come mai, ad esempio, se a detta degli Usa e del Regno Unito (la stessa nazione che, vi ricordo, ha respinto i profughi ucraini a Calais) la Russia starebbe preparando un attacco con armi chimiche, ieri l’Oms ha invitato con una certa urgenza e veemenza il Governo ucraino «a distruggere tutto il materiale patogeno ad alto tasso potenziale di minaccia presente nei suoi laboratori, al fine di scongiurare il rischio di spillover che possano colpire con modalità pandemica la popolazione»?



Come vedete, a differenza degli altri, io cito le fonti. E se anche la Reuters ora è diventata filo-putiniana, allora chiudiamo pure qui la discussione. Certo, l’Oms è screditata e la Reuters condivide un altissimo dirigente con Pfizer. Allora non è paranoia, siamo davvero di fronte a un colossale conflitto d’interessi trasversale travestito da guerra? 



La questione dei laboratori, poi, è davvero interessante. E comincia due giorni fa, quando sul tema si è innescato l’ennesimo scambio di accuse reciproche fra Washington da una parte e Mosca e Pechino dall’altra. Queste ultime, infatti, hanno dichiarato che Kiev starebbe sviluppando armi nucleari e biologiche in collaborazione con gli Stati Uniti, i quali avrebbero impiantato nel Paese amico (e pericolosamente sull’uscio di casa della Russia) oltre una ventina di bio-labs. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha quindi convocato la stampa per definire le accuse assurde e un ovvio stratagemma per cercare di giustificare ulteriori future aggressioni: «Abbiamo preso nota delle false affermazioni della Russia sui presunti laboratori di armi biologiche degli Stati Uniti e sullo sviluppo di armi chimiche in Ucraina. Abbiamo anche visto funzionari cinesi fare eco a queste teorie cospirative». E ancora: »Sono un’evidente manovra della Russia per cercare di giustificare il suo ulteriore attacco premeditato, non provocato e ingiustificato all’Ucraina… Ora che la Russia ha fatto queste false affermazioni, e la Cina ha apparentemente appoggiato questa propaganda, dovremmo essere tutti in allerta rispetto all’uso di armi chimiche da parte della Russia o aspettarci che Mosca le usi per creare un pretesto, è uno schema chiaro», ha aggiunto. Detto fatto, il titolo di prima pagina per il giorno dopo era pronto. Senza bisogno di riscontri o di porsi troppe domande. 



Peccato per un paio di particolari, stranamente omessi dalle ricostruzioni. Primo, questa immagine non è un fake news di fabbricazione russa, ma una schermata del sito dell’ambasciata statunitense in Ucraina, dal quale si evince come Washington abbia pubblicamente ammesso la collaborazione con Kiev in materia. Addirittura, rivendicando l’esistenza di un programma ad hoc. E scorrendo nell’articolo si scopre, ad esempio, come la partnership si faccia forza anche delle strutture costruite appositamente in seno al Biological Threat Reduction Program, le due ultime sorte soltanto nel 2019 rispettivamente a Kiev e Odessa. Perché negare ciò che un ufficio diplomatico rivendica en plein air nel suo sito istituzionale? 

Ma questo è il meno. Perché il giorno precedente l’allarmata conferenza stampa di Jen Psaki, il Foreign Relations Committee del Senato Usa aveva ospitato l’audizione della Sottosegretario di Stato per gli Affari politici, Victoria Nuland, proprio sulla vicenda ucraina. Interpellata riguardo la questione dei bio-labs dal senatore della Florida, Marco Rubio, la Nuland ha stupito tutti: non solo ammettendone l’esistenza, ma anche, di fatto, l’importanza strategica, poiché a suo dire era necessario fare di tutto per evitare che finissero in mano russa nel corso dell’operazione militare. Al pari delle parole della Psaki, trattandosi di atto pubblico, l’audizione è stata registrata ed è facilmente recuperabile. Anzi, vi evito anche il disturbo della ricerca: eccone una versione completa, meritoriamente allegata dal quotidiano Il Tempo al suo resoconto sul fatto. Chi mente? Ecco la parte centrale dell’intervento: «Gli ucraini sono dotati di facilities per ricerche biologiche.. Oggi come oggi siamo infatti parecchio preoccupati dall’ipotesi che le truppe russe, le forze armate russe possano cercare di prenderne il controllo… A tal fine stiamo lavorando con gli ucraini su come prevenire che i materiali scaturiti da quelle ricerche possano finire in mano militare russa, in contemporanea con l’avanzata dell’esercito di Mosca». 

Insomma, un altissimo funzionario della diplomazia (e, di fatto, dell’intelligence) statunitense ha chiaramente detto, sotto giuramento di fronte a un comitato del Senato, che gli Usa stanno collaborando con gli ucraini a ricerche biologiche e che ora stanno coordinando gli sforzi per evitare che il frutto di quegli studi finisca in mano russa. Solo 24 ore dopo, una fonte altrettanto autorevole come la portavoce della Casa Bianca negava tutto e rigirava la frittata, offrendo alla stampa il pasto gratis di un probabile attacco chimico russo. Che ovviamente occupava i titoli di apertura di giornali e siti di giovedì mattina. Senza uno straccio di contraltare rispetto alle parole della Nuland. Oggi, la perentoria richiesta dell’Oms. E siccome già sento nell’aria le accuse di sottomissione di quell’organismo alla Cina, non posso che ricalcare la questione: perché, salvo rarissime eccezioni, non un fiato sulle ammissioni giurate di un pezzo da novanta come la Nuland? 

E siccome l’altra notizia di giornata era quella del bombardamento del reparto pediatrico di un ospedale di Mariupol, sotto le cui macerie sarebbero morti donne e bambini, vi invito a dare un’occhiata a quest’altro documento ufficiale, depositato dalla delegazione russa all’Onu prima dell’accaduto e nel quale si diceva chiaro e tondo come quella struttura medica, al pari di altre nel Paese, fossero state requisite dall’esercito ucraino e soprattutto da formazioni paramilitari come il famigerato Battaglione Azov, i quali avevano cacciato tutti i civili del loro interno. Ma questo era lo scenario migliore. Perché il peggiore ma non così peregrino è che quei galantuomini utilizzassero strutture sensibili come ospedali, scuole e asili per mimetizzarsi e garantirsi scudi umani, la cui morte sarebbe immediatamente divenuta responsabilità russa con il conseguente carico di emotività mediatica da rivendere a tempo zero ai media occidentali conniventi. E, soprattutto, agli organismi internazionali come carico da novanta negoziale. 

Nel Grand Guignol bellico di questi giorni, durante il quale non ci è stato risparmiato nemmeno il fotogramma più crudo, come mai di quell’attacco per cui la Russia dovrebbe rispondere addirittura davanti al Tribunale penale dell’Aja non c’è nemmeno una foto che certifichi la moderna strage degli innocenti? Stanno mettendo in campo di tutto, altro che disinformatia russa. Diciamo che l’Occidente ha imparato alla grande la lezione sovietica e l’allievo sta quasi per superare il maestro. E questo non significa che la guerra sia bella e i morti civili non ci siano. Anzi. Semplicemente, attenzione ad accettare acriticamente le ricostruzioni e le divisioni del mondo fra buoni e cattivi. Se invece credete che Studio Aperto, SkyTg24 e il TG1 siano Vangelo, fate pure. Ognuno ha i propri hobby. E quello di farsi prendere per i fondelli per necessità di certezze pronto uso nella vita non è certo il più grave. Ma quello che conduce più rapidamente alla schiavitù culturale, sicuramente sì.

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