GUERRA IN UCRAINA, L’ANALISI DI DOMENICO QUIRICO

È davvero impossibile la pace tra Ucraina e Russia? Da entrambe le parti c’è stanchezza, non a caso hanno iniziato a interrompere per sette giorni le operazioni di guerra sul terreno. Ne parla Domenico Quirico sulle colonne della Stampa, ricordando che la parola pace viene usata come se fosse un vile insulto, mentre invece «richiede forza erculea, coraggio, determinazione, intelligenza, metodo». Ma l’unico modo per rendere concreta questa parola, per il giornalista, è «scartare i reciproci progetti di vittorie totali, di rese senza condizioni, l’idea di asservire l’Ucraina o di dividere in pezzi la Russia».



Anche perché a Mosca c’è la consapevolezza che l’Ucraina non può essere cancellata con questa guerra, «perché trasformata dal 2014 in una potenza militare moderna, protetta dall’ombrello americano». Dal canto suo, Kiev continua a parlare di controffensive in primavera, «ma sa che è propaganda, a corto com’è di uomini e di munizioni». C’è un solo risultato possibile per Domenico Quirico, cioè quello di «fermare il potere devastatore che uccide migliaia di uomini ogni giorno».



GUERRA IN UCRAINA, PACE IMPOSSIBILE? ALLORA PUNTARE AD ARMISTIZIO

Se si smette di pensare la pace come qualcosa di impossibile, allora il cessate il fuoco in questa guerra può diventare qualcosa di concreto. Ciò che bisogna fare è interrompere le operazioni sul terreno per una settimana, bloccare le posizioni di Ucraina e Russia sul campo di battaglia. Le condizioni ci sono per il giornalista. Infatti, sulla Stampa scrive che i due avversari sono esausti, l’Occidente si sta interrogando sugli effetti economici e militari, oltre che sui rischi di sviluppi atomici. «Bisogna impedire che i due eserciti si asserraglino nelle trincee trasformando il conflitto in un lento macello senza fine». Un esempio può esserlo proprio la Corea. Per accettare di fermare i combattimenti senza vittoria, gli Stati Uniti, ricorda il giornalista, dovettero prima licenziare il generale Mac Arthur, che auspicava attacchi atomici. Inoltre, il cessate il fuoco sposterebbe il focus dall’esercito alla politica, e toglierebbe voce ai sostenitori della vittoria a tutti i costi, da entrambe le parti. Il cessate il fuoco ferma il massacro e fa guadagnare tempo per aprire ad un armistizio che non è pace, ma è un punto di partenza. Come quello firmato a Panunjon: non è mai diventato pace, ma regge dal 1953.

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