La speranza del presidente ucraino Zelensky era che il segretario di Stato americano Antony Blinken, nella sua visita a Kiev insieme al capo del Pentagono, Lloyd Austin, non si presentasse a mani vuote. È stato accontentato, perché i due alti esponenti dell’amministrazione americana gli hanno comunicato un nuovo stanziamento di aiuti militari per 700 milioni di dollari. Tutto questo mentre all’interno dell’Unione Europea si assiste alle prime crepe e dubbi, tanto che un sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia è stato al momento rinviato, per l’opposizione soprattutto della Germania.
“Gli Stati Uniti” ci ha detto in questa intervista Andrew Spannaus, giornalista e opinionista americano, fondatore di Transatlantico.info, “non stanno cercando attivamente una soluzione diplomatica, anzi, spingono gli ucraini a continuare a combattere”. La domanda, si chiede Spannaus, “è se questa posizione è utile al mondo occidentale o rischia di portarci a un livello dello scontro potenzialmente nucleare”. Tutto questo mentre l’Italia sta preparando un “super pacchetto” di aiuti militari, allineandosi in questo modo totalmente con Washington: “Il governo Draghi ha fatto perdere all’Italia il suo ruolo storico di paese mediatore e dialogante con i paesi fuori dell’Alleanza atlantica, cosa che la porta a perdere quella specificità utile per se stessa e per gli altri che aveva sempre caratterizzato la sua storia”.
Come Zelensky sperava, Biden farà avere a Kiev nuovi aiuti militari. Le continue forniture degli Stati Uniti per molti non sono il modo migliore per porre fine al conflitto. Cosa ne pensa?
Gli ucraini, come hanno sempre dichiarato, vogliono combattere, difendersi e respingere i russi. È chiaro che gli Usa incoraggino questa guerra; l’obiettivo, come dichiarato da Blinken e Austin a Kiev, è di continuare la guerra. Gli Usa non stanno cercando attivamente una soluzione diplomatica, piuttosto vogliono respingere i russi per costringere Putin a scendere a patti senza una vittoria.
Secondo certe dichiarazioni e analisi, vogliono anche far cadere Putin?
Sicuramente negli Stati Uniti c’è chi pensa in questi termini. Biden qualche settimana fa ha detto esplicitamente che Putin non può rimanere al potere. Sono parole che riflettono una discussione in atto dietro le quinte, in cui si spera che Putin sia spinto fino al punto di essere estromesso. C’è però anche una discussione sul pericolo di come il capo del Cremlino possa rispondere se non riuscisse a raggiungere i suoi obiettivi, a presentare l’operazione contro l’Ucraina come un successo. Ci sono non poche persone nelle alte sfere americane che si chiedono cosa si può rischiare spingendolo in un angolo. Per ora comunque prevale la linea che bisogna aumentare la pressione e continuare a dare aiuti militari all’Ucraina per vincere la guerra.
All’interno dell’Ue cominciano a affiorare divisioni e dubbi. Un sesto pacchetto di sanzioni previsto in questi giorni è stato rinviato e comunque rientrava nella logica della minimizzazione dei danni. Ci sono davvero dei contrasti? E a cosa possono portare?
L’obiettivo principale della Casa Bianca è stato di rafforzare l’unità della Nato e la compattezza fra Europa e Usa. Adesso si assiste a una crescente preoccupazione dell’Europa e sorgono dubbi sul fatto che gli Stati Uniti non cerchino una fine rapida del conflitto, ma piuttosto di sfruttarlo per i suoi effetti geo-politici, positivi per gli Usa perché mettono in difficoltà Russia e Cina. Non sorprende che l’Europa cominci a porsi domande, se ha senso aumentare ogni settimana la pressione sulla Russia piuttosto che ragionare su una possibile via di uscita.
Il governo italiano invece procede spedito sulla linea segnata dagli americani, annunciando aiuti militari più consistenti. Cosa significa?
L’Italia, come ho scritto, con questo governo sta perdendo il suo ruolo storico di ponte che ha avuto in passato tra il mondo occidentale e alcune altre aree del mondo, dal Medio Oriente e dal Nord Africa, ai Balcani e all’Unione Sovietica. Per qualcuno allinearsi più strettamente con gli Usa è un fatto positivo. Personalmente ritengo che l’Italia farebbe bene a cercare di mantenere i canali aperti con la Russia come con altri Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa.
Il segretario dell’Onu Guterres prima di recarsi a Mosca e a Kiev ha incontrato il presidente turco Erdogan, che dall’inizio del conflitto cerca di fare da mediatore. È davvero in grado di farlo o la sua è solo una mossa propagandistica?
Sicuramente vuole essere protagonista, lo ha dimostrato negli ultimi anni, quando ha mantenuto una posizione tra la Nato e la Russia con cui coltiva i rapporti. La Turchia può svolgere un ruolo utile, ma le dinamiche che guidano questa guerra sono più ampie.
Cioè?
Non basta parlarsi, la questione è dove si vuole andare e come ci si arriverà. Putin ha bisogno di una vittoria, ma gli ucraini hanno dimostrato che vogliono combattere e sono incoraggiati a farlo. Quello che ci vuole è un dibattito all’interno degli Stati Uniti su quale posizione deve adottare l’Occidente in generale. Cioè se questa guerra è utile per raggiungere i nostri obiettivi oppure se è troppo pericolosa e ci pone su uno scontro anche potenzialmente nucleare. In tal caso, bisogna tornare alla diplomazia.
(Paolo Vites)
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